I'm already there. Wherever there is you, I will be there too.

- Tobias e Molly -

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    La vita di Tobias era arrivata davvero ad un punto di svolta impensato. Non l'avrebbe mai detto, mai se lo sarebbe immaginato. Eppure la sua vita stava veramente andando a gonfie vele nell'ultimo periodo. E la cosa più impensata di tutte era il suo rapporto con l'inglese. Nel giro di pochissimo era cambiato tantissimo, oltre le proprie aspettative. Quella svolta non se la sarebbe aspettata mai. Se quel giorno al negozio d'arredamento si erano confessati cose, promesse altre ed avvicinati parecchio. Qualche giorno prima di quella domenica, si erano avvicinati ancora di più, confessati ancora più cose e promesse altrettante. Nel giro di solo una settimana e mezza tutto era cambiato, per il meglio. Era ancora difficile da crederci, eppure ci credeva, era vero. Aveva ancora qualche difficoltà a gestire tutta quelle felicità che gli era piovuta addosso così all'improvviso, ma ci stava lavorando e lentamente stava riuscendo a gestirla quasi al meglio. E poi, non era più solo.
    Era tornato a lavoro, con un sorriso che stentava a nascondere e tutti nel distretto se n'erano accorti di questo suo improvviso cambiamento. E giù a far domande e farsi gli affari suoi in tutte le maniere. Ma l'unica cosa che lui aveva detto era stata che finalmente era felice e che a loro bastava sapere solo quello. Almeno per ora.
    Sia il livido al fianco che il bernoccolo se n'erano andati tranquillamente, solo dopo che li aveva trattati come doveva – per questo doveva ringraziare Molly, perché senza di lei probabilmente avrebbe ancora qualche problema con il livido. Aveva lavorato dal giovedì, il primo giorno dopo le ferie forzate, fino al sabato notte. Domenica gli spettava il giorno di riposo e allora aveva deciso di fare una piccola cosa.. che sperava interessasse anche un'altra persona.
    Quella mattina si era svegliato anche piuttosto tardi per i suoi standard e la prima cosa che fece non appena sveglio fu chiamare l'inglese. Sì, ci aveva pensato tutto la notte, per quello aveva dormito fino a tardi. Tra un incartamento e l'altro – si salvò da altre craniate – riuscì a chiederle di uscire, stavolta sul serio. Meno male che non poteva vederlo tramite il telefono, perché era veramente una cosa indecente, soprattutto quando lei accettò quell'invito. Ah sì, sembrava davvero un ragazzino così.. Non li dimostrava in nessun modo i suoi ventiquattro anni. No, per niente. Ma il fatto che lei avesse accettato di uscire fu veramente una cosa che lo fece andare ancora più fuori di testa – come se non lo fosse già. Comunque il piano era di incontrarsi verso le tre e mezza del pomeriggio nei pressi Kleinhesseloher See. Sì, dove si erano incontrati la seconda volta. E sì, il parco invaso dai cigni. Si, lo sapeva, ne era al corrente. E sì, sapeva anche di aver paura dei cigni. Ma dato che era una bella giornata, sarebbe stato un peccato – non proprio tanto – non uscire e passarla al parco con l'inglese.
    Com'era prevedibile, l'agitazione non lo mollò mai. Più l'ora dell'incontro si avvicinava, più lui si agitava. Più si agitava, più si incartava anche a fare le cose più semplici. Per la sua stessa incolumità e quella degli altri, decise di prendere i mezzi pubblici per arrivare all'Englischer Garten. Era o non era un bravo cittadino? Piuttosto che schiantarsi o rischiare di investire qualcuno, aveva deciso di utilizzare la metro. Ma la cosa non servì a calmarlo. Avrebbe mai smesso di agitarsi in quella maniera? Sperava proprio di sì, perché non poteva continuare in quella maniera. Era terribilmente fastidiosa quell'agitazione. Arrivò al parco mezz'ora prima. Non era proprio possibile arrivare ad un'orario decente, senza per forza arrivare troppo presto. Ma era Tobias, ed era agitato, quindi era normale che arrivasse in anticipo. Vestito molto al solito modo, perché tanto non aveva poi così tanti vestiti diversi lui. Maglietta bianca dell'Hard Rock – la stessa che aveva quel giorno in cui andò con Molly al negozio di mobili – jeans più chiari del solito con un mini strappo sul ginocchio destro, se n'era accorto solo arrivato al parco di averlo, e sneakers nere. Insomma, al solito modo, solo che stavolta aveva lasciato perdere la camicia.. Sì, meglio così.
    Dato che era arrivato mezz'ora prima, si aspettava di trovare qualche panchina libera là del Kleinhesseloher See, ma si era dimenticato che fosse domenica e che quindi il posto sarebbe stato piuttosto affollato. E non solo da persone.. Non appena arrivò nel pressi del lago, ecco che vide il suo incubo peggiore. Cigni su cigni, solo cigni. Perché era stato così stupido da scegliere lui la location per quell'appuntamento? Era un appuntamento o un tentato suicidio? Non si avvicinò alle panchine, le superò stando il più lontano possibile, fino ad approdare vicino ad un albero. Un bel posticino all'ombra e, soprattutto, lontano da quelle bestie di satana. Non si stava affatto nascondendo da quei pennuti. No, per niente. Era semplicemente messo lì da quell'albero per l'ombra, mica per stare il più lontano possibile da quelle bestie.

     
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    Da quando Tobias era entrato nella sua vita, Molly aveva pensato e ripensato tanto alla loro storia. I loro incontri erano stati fin dal primo molto speciali, ogni volta per un motivo diverso. E più erano andati avanti, più si erano promessi cose importanti l’uno nei confronti dell’altra. E Molly aveva pensato, rimuginato, ragionato… per cosa? Forse perché non si capacitava della sua fortuna, o semplicemente perché non capiva quello che le era successo. Già, perché lei non era tipo da promesse, non era il genere di persona che si vincolava a qualcuno. Eppure con Tobias l’aveva fatto. E allora, come conseguenza, da quel momento aveva iniziato a ragionare più seriamente sulla natura di quel rapporto. Perché gli prometteva cose? Perché aveva accettato ogni suo singolo invito? Molly non era una sciocca. Qualche risposta l’aveva trovata. Eppure, anche se si era illusa di avere tutto sotto controllo, e di aver ragionato abbastanza sulle questioni, mai avrebbe immaginato un epilogo – o meglio, un inizio – così meraviglioso. Era stato tutto così immensamente naturale, che quasi le faceva paura. Nel giro di poco tempo tutti i suoi fantomatici ragionamenti scrupolosi erano andati a gambe all’aria. Nel giro di poco tempo aveva ufficialmente perso la testa. Ormai viveva tra le nuvole. Lei.
    Questo davvero non lo avrebbe creduto mai, mai possibile, andava oltre ogni suo ragionamento. Eppure era successo. Ed era meraviglioso. Anche a questo non avrebbe mai creduto… che potesse essere in grado di prendere qualcosa di bello e goderselo appieno, senza rovinare tutto con le sue stesse mani. E pensare che di motivi per protestare ne aveva… Lei non era una donna sola, avrebbe presto avuto la responsabilità di un altro essere indifeso, e per la vita. Una cosa che non si poteva pretendere da una persona esterna. Ma lei… non aveva mai visto Tobias come una persona esterna. Lo sentiva già parte di lei, parte di loro… ed era una sensazione meravigliosamente emozionante. Non avrebbe mai potuto fare nulla per spezzare quella magia che si era creata. Non ne aveva la forza. Tobias la faceva sentire in tutti i modi possibili e immaginabili. La faceva sentire viva, desiderata, apprezzata. L’aveva aiutata a capire l’importanza del suo futuro ruolo di madre, le aveva dato speranza di poter essere una buona madre. Le aveva salvato la vita, e lei voleva salvare la sua.
    Odiava profondamente il fatto che il lavoro li avesse separati, dopo quella serata a casa sua. Un’altra cosa di cui si era sorpresa, ma che le aveva fatto capire che molte cose sarebbero cambiate, e che non avrebbe più potuto meravigliarsi ogni volta di quanto lei fosse cambiata, ora. In ogni caso, finché aveva avuto del lavoro da sbrigare, era andato tutto bene. Ma passare il sabato a struggersi nel pensiero di lui era stato atroce. Come avrebbe potuto continuare in condizioni simili? Certo, aveva sempre dei bei ricordi cui aggrapparsi. Le bastava chiudere gli occhi per rivivere tutti quei baci, e quelle carezze, e altre immagini che la facevano rabbrividire al solo pensiero. E quindi era andata avanti così, beandosi con i ricordi di quello che era stato, aspettando pazientemente le emozioni future. Poi Tobias l’aveva chiamata. L’aveva invitata a uscire, e lei non ci aveva certo pensato prima di accettare. O meglio, l’unica cosa cui aveva pensato era il posto designato, che l’aveva fatta ridere e commuovere al contempo.
    La cosa di cui era più felice era che quella domenica stesse proprio bene. Per fortuna aveva avuto il sabato per rimettersi in forze, perché la gravidanza iniziava a rimettere in mezzo problemi vari, proprio come nei primi mesi. Si sentiva un pallone pronto a rotolare via, e non poteva fare troppi sforzi, sennò rimaneva bloccata con la schiena. A parte questo, però, si sentiva abbastanza in forze. Insomma, non era costretta a letto, ed era già una gran cosa. In più doveva ancora terminare un’altra settimana di lavoro, poi sarebbe stata libera fino al parto. La felicità era una bella cosa. Rendeva tutti i clienti, anche quelli più odiosi o super noiosi, degni dei suoi sorrisi e delle sue attenzioni. Insomma, sorridere agli sconosciuti… non era proprio da lei. O stava impazzendo, o stava diventando una persona normale. Probabilmente la soluzione risiedeva nel mezzo.
    In ogni caso, quando arrivò al parco iniziò a sorridere dolcemente tra sé. Ricordava bene quel secondo incontro tra lei e il tedesco. Lì si poteva dire che era davvero iniziato tutto. Sull’Isar si erano riscaldati, vero, ma nel parco c’erano state le prime promesse, le prime lacrime. E ora quel posto sembrava così vivo, così bello… era una cosa che non faceva mai, associare un sentimento provato per qualcuno a un luogo. Ma ora di sentimenti ne provava davvero tanti, non poteva sfuggirgli. Né avrebbe voluto. Aveva indossato uno dei suoi vestitini larghi, svolazzanti e poco accollati, di un azzurrino delicato che richiamava il colore dei suoi occhi, giusto per la felicità di tutti. Della sua perché così nascondeva più che poteva pancia e fianchi, di Tobias per altre motivazioni. I capelli erano legati in una treccia larga e laterale, poggiata sulla spalla destra.
    Quando arrivò nei pressi del lago, chissà perché intuì che non avrebbe trovato il tedesco in zona. C’erano i suoi migliori amici, ergo doveva trovarsi ad almeno un centinaio di metri da lì. E infatti lo trovò vicino a un albero poco distante, e chissà che non stesse osservando le adorabili creature pennute. Lei invece stava guardando lui. Ma quanto era bello? Molly si sentiva morire già solo perché si trovava lì a guardarlo, figuriamoci a fare altro. Ma poi, come si permetteva di farle oltraggi simili con gli indumenti? Quella maglia era nata solo per essere sfilata… Ma no, nemmeno lei arrivava a spogliare gente alla luce del sole e davanti a tutti. Bisognava solo sperare che non trovasse un bagno o un anfratto in cui portarlo. In ogni caso, quando lo raggiunse con un sorriso totalmente perso, gli cinse il collo con le braccia e lo baciò. - Mi sei mancato - mormorò quindi, rimanendo a guardarlo negli occhi, sostituendo questa frase semplice e diretta con qualsiasi forma di saluto.



     
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    Il parco richiamava un sacco di ricordi nel tedesco. Il suo primo inseguimento fuori servizio mezzo fallito.. Ma no, non era quello che ricordava davvero, ma il secondo incontro avvenuto per puro caso con l'inglese. Quando ancora era mezza glaciale, ma dannatamente affascinante magnetica. Insomma, l'aveva attirato a sé senza il minimo sforzo. Quel luogo fu teatro di tragedie – lui e i cigni, i suoi commenti fuori luogo che mandarono Molly nel panico – e momenti di assoluta tenerezza – la prima volta che sentì scalciare lo scriccioletto che l'inglese portava in grembo. Come non dimenticare le prime promesse fatte? Ah sì, se le ricordava eccome. Si ricordava tutto, come se fosse successo appena il giorno prima. Forse anche per questo aveva deciso di vederla lì. Tranne che per i cigni, loro erano sempre non voluti. Ma a casa di lei le aveva promesso che un giorno avrebbe provato a fare pace con quei pennuti, no? Magari poteva essere quello il fatidico giorno. Forse.
    Comunque, dato che come il suo solito era in anticipo, si piazzò sotto ad un albero ad aspettare la ragazza. Era a debita distanza da quei pennuti, ma comunque li poteva vedere. Li scrutava, non perdeva nemmeno un loro movimento. Come facessero a piacere a tutti, continuava a chiederselo. Lui li trovava veramente orribili, degli incubi con ali e piedi palmati. In breve, uno schifo. Ma avrebbe fatto un tentativo di riappacificarsi, forse. Ma dato che non voleva dare l'idea del maniaco, evitò di guardarli a lungo, per questo si girò e posò la schiena sul tronco dell'albero. Era emozionato, agitato, era tutto, un insieme indefinito di emozioni in quel momento. Quella era la loro prima uscita ufficiale dopo.. dopo la magnifica sera a casa sua. Eh che sera!
    I suoi pensieri furono interrotti proprio dal palesarsi della ragazza. Doveva ringraziare tutti i santi del cielo probabilmente, perché sembrava proprio una visione celestiale con quel vestito e lui stava mentalmente svalvolando. Cominciava bene. Quando lei gli cinse il collo e lo baciò, oltre che mandarlo letteralmente in orbita, lo calmò di botto. Ecco che bastava un minimo tocco per calmarlo – ora però doveva solo calmare l'amichetto, dettagli. La strinse in un piccolo abbraccio mentre le sorrideva dolcemente. Ah, la felicità aveva un sapore tanto, ma tanto dolce. - Anche tu mi sei mancata - le disse prima di darle un bacio, magari ne avrebbe dati anche due tre o quattro. Ah sì, non si era affatto dimenticato del suo nuovo passatempo preferito, ma era meglio non esagerare dato che erano in un luogo pubblico.. all'aperto.. sotto un sacco di occhi indiscreti, compresi quelli dei pennuti. - Spero che il posto che ho scelto sia di tuo gradimento - scherzò, alludendo anche a quei dannati volatili. Doveva semplicemente scherzarci su, no?
    Avrebbero anche potuto spostarsi, ma nessuno correva dietro loro, quindi potevano anche attardarsi un po' di più sotto a quell'albero a fare quello in cui erano bravi. E non era ricordare il passato o punzecchiarsi a vicenda, ma giusto scambiarsi ancora uno o due, oppure tre quattro bacetti innocui. Ma dovette per forza fermarsi dopo un po', perché dopotutto stavano ancora al parco, quindi dovevano trattenersi un minimo. - Com'è andato il resto della settimana? - oh sì, doveva per forza fare domande idiote. Ma non potevano mica continuare così. Beh no, anche sì, se fossero stati da qualche parte al chiuso. Ah come i pensieri tornavano velocemente a quella sera.

     
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    Molly aveva imparato ad abituarsi alle emozioni forti, in quel periodo. Nella sua vita si poteva dire che c’era stato un grossissimo intervallo di nulla, in cui era riuscita a sopravvivere in qualche modo senza però provare la minima sensazione. Era una cosa orribile, ma che per fortuna aveva superato. Ora, rimaneva solo il problema che non fosse propriamente abituata… ma ne valeva la pena, eccome se ne valeva la pena. Sempre e comunque. E stare lì, a rivivere certe emozioni mentre si avvicinava a Tobias, era sì spaventoso, ma anche elettrizzante come non mai. Vedersi sotto la luce del sole sembrava rendere veramente ufficiale quello che era successo. In un certo senso, prima di quel momento, sembrava quasi che tutte le cose successe in casa del tedesco fossero solo un bellissimo sogno, quasi impalpabile. E invece trovarlo lì, bello e vero come non mai, era la prova tangibile che stava vivendo realmente tutte quelle emozioni. Che lui c’era davvero. E quando gli fu vicina non pensò ad altro che a baciarlo, e a renderlo partecipe del suo tormento senza la sua presenza. Si fece avvolgere nell’abbraccio con un sorriso carico di calore, tale che si espandeva pure nello sguardo. Quegli occhi glaciali sembravano un ricordo molto lontano, in quel momento.
    Rabbrividì di piacere quando Tobias le disse che anche lei gli era mancata, e le diede un bacio. Lei non esitò un istante ad assaporarlo con indolenza, e a cercare di ottenerne un altro, e un altro ancora. Si fermò per focalizzarsi sul luogo che aveva scelto, rimanendogli accanto con le mani poggiate sulle sue braccia. Rise con aria divertita mentre si guardava intorno, ma poi finse di essere seria. - Io non ho parole per descrivere la prova di coraggio a cui ti stai sottoponendo, per me - enfatizzò, portandosi pure una mano sul petto. Alla fine però sbottò di nuovo una leggera risata. - Sono commossa… e un po’ preoccupata - confessò, ancora con il sorriso. Ecco, Tobias e i cigni sullo stesso campo di battaglia… non poteva davvero prevedere cosa ne sarebbe uscito. Ma per il momento il tedesco sembrava abbastanza preso da lei, e quindi il resto non contava.
    E infatti si dedicò interamente a quel nuovo scambio di baci – sì, certamente innocui, super innocui. Giusto un po’ più prolungati, ma solo pochinino... Già, chissà perché non appena Molly chiudesse gli occhi ripensava puntualmente a quella sera trascorsa insieme. Ogni immagine era vivida, e le tormentava il pensiero. Era praticamente inevitabile, e quando Tobias si distaccò appena da lei, sospirò leggermente, con un sorriso ebete che avrebbe potuto renderlo orgoglioso. - Umpf. Noiosa. Triste e noiosa - commentò, guardandolo con sguardo – sperava – eloquente, insomma per fargli capire che senza di lui non era valsa la pena di trascorrere quei giorni. - A te invece? - domandò a sua volta. Doveva saperlo se c’era qualche nuovo livido nascosto in qualche parte. Eh, perché in quel caso avrebbe dovuto vederlo personalmente, senza storie. Sì sì.



     
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    I suoi pensieri saltavano dai cigni a Molly a nuovamente i cigni e poi ancora a Molly. Si stava fondendo il cervello da solo. O la smetteva di pensare ai pennuti, o la smetteva di pensare ai pennuti. Perché a Molly poteva pensare sempre e comunque, tanto più fuso di così non poteva essere. E infatti pensava a lei, e non ai pennuti, quando la ragazza arrivò. Ah sì, visione divina, certamente divina! Cosa gli era mancato di più dell'inglese oltre che l'inglese stessa? I baci, il tocco. L'inglese, in breve. Non era cotto, era bruciato fritto, completamente andato. E non sembrava avere problemi a palesarlo. Infatti se l'abbracciò per bene, la baciò altrettanto per bene. Possibile che anche il suo profumo potesse essere così buono? Sì, era così. Ci fu un dolcissimo scambio di baci, che avrebbero anche potuto – dovuto, più che altro – continuare in eterno, ma essendo all'aria aperta, dovevano trattenersi un minimo. Così le chiese cosa ne pensasse del posto, con quell'aria divertita. E la sua risposta lo fece ridere forse anche di più. - E' tempo che affronti le mie paure e poi te l'avevo promesso, no? - scherzò, ricordandole anche la promessa che le aveva fatto riguardo quei pennuti - Ma non dovrebbero esserci problemi, spero.. Cioè, non mi attaccheranno dal nulla insomma. Io vengo in pace - rise, gesticolando leggermente ma stranamente non incartandosi. Quelli sì che erano progressi! Ma ovviamente non doveva parlare troppo presto, perché sicuramente sarebbero arrivati anche gli incartamenti.
    Ma non era quello il momento per pensare a pennuti e incartamenti, ora era più concentrato sull'inglese e quei baci che continuavano a scambiarsi. Sempre più lunghi, anche meno innocui di quanto si dicesse. Ma anche lì, dovette frenarsi un po'. Sicuramente la ragazza gliel'avrebbe fatta pagare.. Ma sinceramente gli andava più che bene. Stava per caso diventando masochista o.. No, semplicemente erano in un parco, non potevano mica rischiare di fare cose che avrebbero fatto scattare manette e denunce varie. Dovevano solo che fare i bravi, per quanto potessero.. Quindi le chiese come fosse andata il resto della settimana e sorrise alla sua risposta. E un bacetto non glielo poteva mica non dare, con quell'espressione che aveva. Tentatrice era! - La mia? Libera da incidenti, niente lividi.. Solo tante domande da parte dei colleghi. - le rispose tranquillamente con un sorrisetto - Si, insomma.. Ho questo sorriso stampato in faccia ventiquattr'ore al giorno e nemmeno a lavoro riesco a nasconderlo e quindi mi sono arrivate tante di quelle domande.. Piuttosto invadenti che erano insopportabili. - sbuffò una risatina, spostando leggermente lo sguardo - non credevo che potessero essere così ficcanaso - concluse con una smorfia divertita prima di riportare lo sguardo sul viso della ragazza - Ma per il resto parecchio noiosa - aggiunse avvicinandosi all'inglese. - Già, parecchio, parecchio noiosa - mormorò sempre con quel sorrisetto, prima di baciarla ancora una volta, stavolta molto più a lungo. Ora non era più così noiosa.
    Perché aveva scelto il parco per vedersi? Ah sì, perché avevano un appuntamento, quindi avrebbero anche dovuto fare altro, oltre che baciarsi.. Ovviamente la cosa non gli dispiaceva affatto, anzi. Ma potevano farlo anche più avanti, ora potevano forse anche spostarsi da lì. - Che ne dici, ti va di prendere un gelato, un frappè, un qualcosa di fresco e non troppo pesante e meno dolce per cominciare? - le chiese, senza ovviamente staccarsi dal lei. Poteva anche farle una domanda un po' più semplice, ma non c'era gusto poi. Sì, si divertiva con poco, quello era uno dei tanti effetti che Molly aveva su di lui: lo rimbecilliva ancora di più, ma nel senso buono del termine.. Se esisteva.

     
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    Vedere Tobias le scatenò una serie di emozioni molto intense. Stargli lontana per appena pochi giorni era stato tremendo. Le cose si mettevano veramente male. Ma ora era lì, e poteva abbracciarlo e baciarlo quanto voleva. Cioè, insomma, doveva pur rispettare dei limiti, visto che si trovavano in un parco, ma almeno per i primi tempi non parse poi così interessata a darsi un contegno. Era ancora colpita dal fatto che avesse scelto l’englischer Garten come punto di ritrovo. Da un lato non poteva fare a meno di sorridere per la presenza dei suoi arcinemici preferiti, dall’altra ricordava con piacere certe scene passate, che la facevano inevitabilmente sospirare. Quante cose erano successe, da allora. La maggior parte delle quali non si sarebbe davvero mai aspettata. E quindi era di conseguenza ancora più felice che fossero arrivate.
    - E tu mantieni sempre le promesse - mormorò con aria distrattamente estasiata, baciandolo ancora. Probabilmente anche lei doveva ringraziare tutti i santi del paradiso. Poi sorrise in modo più divertito. - Ecco, questo è partire col piede giusto. Sono fiera di te. Poi magari dopo potremmo dargli da mangiare… - azzardò lasciando sfumare la voce, e osservandolo mentre cercava di trattenere il suo divertimento. Fu difficile, perché l’ombra di un sorriso era più che evidente. Ma almeno riuscì a non ridergli in faccia, e fu già un grande successo.
    Poi si dedicarono a cose molto più importanti… amoreggiare all’ombra dell’albero. Ah, Molly prima o poi si sarebbe prosciugata e sarebbe evaporata nell’aria, non aveva dubbi. Ma se quella doveva essere la sua morte, era decisamente la migliore che potesse sperare. Non protestò davanti al tentativo di chiacchiera di Tobias, anche se probabilmente dovette sopprimere l’impulso di zittirlo con un bacio. Ma la sua settimana era stata tristemente vuota, senza di lui. Era la semplice verità. Così si dedicò a investigare sulla sua, visto che lui era maggiormente esposto ai rischi. Il suo unico rischio era che un cliente la potesse uccidere dalla noia, e per fortuna non era ancora successo. E poi fu premiata per la sua mansuetudine da un bacio del tedesco. Cosa poteva chiedere di più? Scoprì che non c’erano nuovi lividi sul corpo di Tobias. Che peccato, quindi non aveva giustificazioni per alzargli la maglia? In ogni caso era contenta di sapere che non aveva preso botte. L’unico dolore che doveva provare era per i morsi che gli avrebbe dato non appena si fossero trovati di nuovo da soli. Poi sorrise ancora più apertamente quando parlò dei colleghi, quando sentì del sorriso che anche Tobias sbandierava come lei. Sospirò istintivamente con fare beato, poi però si finse sospettosa, inarcando un sopracciglio. - Ah, e com’è che hai il sorriso, ora? Ti hanno finalmente messo in coppia con una collega carina? - domandò con aria dolcemente minacciosa, fingendo di cadere dalle nuvole. In realtà una traccia di sorriso ebete non era mai scomparso, e quando Tobias concordò con lei sulla noia della settimana, e si avvicinò in quel modo, con quel sorriso, e la baciò… Nel cervello non rimase più nulla. Tabula rasa. Solo brividi.
    Poi si tornò a parlare. Insomma, ma non era quello il senso della vita? Rimanere lì in eterno, sotto l’albero, abbracciati? No? Ah, no. C’erano anche i dolci. Che non valevano il gioco quanto Tobias, ma sarebbero stati un ottimo diversivo. Un sorriso di approvazione si dipanò sul volto di Molly. - Anche perché qualcosa di più dolce non la posso vedere nemmeno col binocolo. Almeno fino a settembre. Promemoria per te - lo informò con un misto di minaccia e dolcezza. Più dolcezza, però. Ma un ultimissimo, piccolo, giusto un po’ prolungato, lungo, sentito, dolce bacino glielo poteva dare, no? Fatto il misfatto, alla fine sospirò. - Mmmh, qualcosa di fresco è l’ideale, dai. Andiamo? - si convinse alla fine. Così forse non sarebbe evaporata prima del tempo.



     
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    Sinceramente, se lo chiedeva ancora se scegliere l'Englischer Garten fosse stata una buona idea, ma poi gli bastava guardare Molly per capire di aver fatto la scelta giusta. Cigni o non cigni, quel posto si poteva definire speciale. Dopotutto, si poteva dire che il tutto era iniziato da lì, no? Quindi quale miglior posto per uscire ufficialmente assieme se non nel posto in cui tutto era – seppur inconsciamente – iniziato? E poi gliel'aveva promesso quel tentativo di riappacificarsi con quei pennuti. Dopo così tanti anni, un leggero passo in avanti lo avrebbe dovuto fare lui, dato che ai pennuti fregava ben poco di uno come lui. Lui era uno tra tanti, dopotutto. Al mormorio della ragazza, sorrise sinceramente. Oh beh, gliel'aveva dimostrato più di una volta gli pareva, questa sua tendenza al mantenere le promesse fatte - Faccio del mio meglio - mormorò a sua volta, dopo il bacio di lei, giusto per avere una scusa per darle un bacetto. La cosa stava leggermente sfuggendo di mano, si stavano abituando troppo bene. Ma chi voleva frenarsi? Loro no, anche se in quel preciso istante dovevano, essendo in un luogo pubblico. E poi quell'azzardo dell'inglese lo fece ridere ancora di più, cosa stava tentando di fare? - Basta che non sia io quello che deve essere mangiato, perché altrimenti va bene.. Devo pur cominciare da qualcosa, magari riempiendo loro lo stomaco, ho una possibilità con quei pennuti - le rispose tranquillamente, notando quel sorrisetto che aveva, sorridendo a sua volta. Ohi ohi, si stava infossando sul serio. Ma era già andato da un pezzo, l'aveva solo ora realizzato. Tutto normale.
    Avrebbe continuato a fare quello che facevano sotto a quell'albero per sempre ma, essendo in un dannato parco erano obbligati a trattenersi. Quindi dovevano comportarsi come le persone normali. Ci avevano già provato e non era andata poi così male, quindi potevano provare nuovamente a fare le persone normali, per questo lui iniziò a parlare e a chiederle com'era andata la sua settimana, per poi parlare un po' della sua. Accennò ai colleghi e alle loro estenuanti e invadenti domande e la risposta della ragazza lo fece davvero ridere, ma si trattenne. Cercò di fare il serio. - Oh, sai com'è. C'è questa ragazza, bionda e occhi glaciali. Molto strana ma affascinate allo stesso tempo che ho incontrato un po' di tempo fa e che sembra mi abbia proprio stregato alla grande. E' colpa sua se ho sempre un sorriso ebete stampato in faccia.. La conosci per caso? - disse cercando di rimanere il più serio possibile, ma fallendo miseramente dato che ad ogni parola il sorriso si allargava. Ah beh, non ce la poteva proprio fare. - Comunque sono sempre in coppia con uomini. Attualmente ho in testa una persona sola, dubito che ne riuscirei a vedere altre - le disse, prima di darle ragione sul fatto che quei pochi giorni furono parecchio noiosi ed avvicinarsi e baciarla. Ah, quei baci erano letali, veramente.
    Continuarono ancora un po' con quelle dolcissime, meritatissime e volutissime effusioni, ma il tedesco si stoppò di nuovo. Prevedeva una tremenda vendetta entro la fine della giornata, se lo sentiva. E propose di fare un qualcosa, come per esempio prendere un gelato, un frappè o un qualcosa di non dolce e poco pesante e lì trovò l'inglese d'accordo. Anche se prima lo avvisò di una cosa importante: niente dolci per lei almeno fino a settembre. Una smorfietta divertita fece capolino - Quindi il dolce dell'altra sera era il tuo ultimo dolce fino a settembre? - riuscì a dire prima che lei lo zittisse con uno di quei baci, che l'avrebbero steso.. No ok, l'aveva steso. - Quando i dolci non si possono mangiare, il gelato resta la soluzione - mormorò prima di annuire alle ultime parole della ragazza. Che qualcosa di fresco sia allora.
    Che le piacesse o meno, la cinse con un braccio il fianco e s'incamminò piuttosto tranquillo verso un bar o il primo chioschetto che avrebbero trovato sulla loro strada. Dovevano esserci chioschetti da qualche parte. - Comunque per avvicinarsi ai cigni, io aspetterei ancora un po'.. Adesso sembrano abbastanza detestabili e irritanti. Sembrano pure in vena di attaccare - disse osservando quei pennuti che zompettavano su e già con quell'aria fastidiosamente regale. Perché solo lui li trovava così odiosi, perché doveva sempre essere il diverso? Con questi soliti strambi pensieri e quello sguardo particolarmente infastidito da quei cosi, arrivarono ad un chioschetto – miracolosamente libero! - Io voto per il frappè - disse non appena lo vide - Tu? Gusto? Grandezza? Lo dividiamo in due o ognuno per sé? No ma dividerlo sarebbe più carino.. Ok, la smetto, a te la scelta - se le faceva e diceva da solo, ma non era agitato era semplicemente, schifosamente e dannatamente, felice.

     
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    Il fatto che Tobias si fosse dimostrata una persona che veramente faceva il possibile per mantenere una promessa, era una delle cose che avevano fatto partire Molly per lidi lontani. Adorava la sua volontà, adorava la sua costanza. In realtà adorava tutto di lui, ma era meglio non pensarci per non finire col perdere la testa completamente. Come se avesse ancora qualche minima possibilità di preservarla. Non poté che sorridergli con fare beato – e un po’ perso – mentre si scambiarono quei baci, poi si focalizzò sull’argomento cigni con più vivacità. Anzi, si mise proprio a ridere, forse immaginandosi mentre Tobias finiva in pasto ai cigni – ma non per mano sua, eh! - No, tu servi a me - lo rassicurò con un sorriso e un tono carezzevole. - E chiunque è più amichevole con lo stomaco pieno - concordò, ma le scappò un’altra risata divertita. Sì, era consapevole che tutta la scena poteva trasformarsi in un horror nel giro di poco, ma intanto non poteva fare a meno di ricordare le fughe di Tobias nel loro precedente incontro. Chissà cosa ne sarebbe stato di lui - o meglio, di loro. Nessuno le poteva assicurare che non ci sarebbe finita lei, in pasto ai cigni.
    In ogni caso lei stava bene dove stava, e anche se a quanto pareva non si poteva amoreggiare per tutto il tempo, rimaneva – ancora – disposta a scambiare qualche chiacchiera con il tedesco. Almeno finché non lo punzecchiò in merito alle colleghe. E quando Tobias iniziò a parlare di una “ragazza”, tentò di assumere un’espressione minacciosa. Peccato che all’aggettivo “strana” le scappò una mezza risata, che tentò malamente di camuffare. E poi inevitabilmente il sorriso estatico tornò, perché proprio non riusciva a tenerlo a bada. Come poteva? Soprattutto se sentiva cose del genere? Alla fine però riuscì ad assumere di nuovo un’espressione sospettosa. - Spero almeno sia più magra di me. Perché sennò ci rimango davvero male - lo informò con tono scherzosamente lamentoso, carezzandogli distrattamente le braccia a sguardo basso. Recuperò presto il sorriso, però, quando tornò a guardarlo. Un sorriso addolcito ed emozionato per le parole che aveva aggiunto Tobias. Ah, conosceva bene la sensazione. Nel suo cervello sembrava davvero non esserci più nulla all’infuori di lui. Ma invece di buttarglisi per l’ennesima volta tra le braccia, gli mostrò un sorrisetto impertinente. - Speriamo allora che non si palesino le tue strane tendenze, dai - si augurò ironicamente, riprendendo le parole che un tempo Tobias le aveva rivolto in merito. Adorava anche punzecchiarlo, si era capito?
    Poi considerarono l’idea di prendere qualcosa da mangiare. Che non era comunque come rimanere lì abbarbicati, ma ci poteva stare. Solo che la ginecologa era stata chiara: negli ultimi due mesi doveva fare attenzione a non sforare col peso limite. Lei era ancora distante da tale traguardo, in realtà, ma non ci teneva a dimezzare i tempi per arrivarci. Annuì in risposta alla domanda di Tobias. - Esattamente. Direi che è stato un ottimo modo per salutare i dolci ipercalorici - commentò guardandolo negli occhi, con uno sguardo carezzevole. Peccato che in quel momento già non stesse più pensando al dolce al cioccolato, ma a qualcos’altro avvenuto quella sera. E per non cadere nel beato oblio dei ricordi, si convinse ad andare incontro al gelato o frappé che fosse.
    E non solo le piacque farsi avvolgere da un braccio del tedesco, ma ci sperava vivamente. Gli appoggiò la testa sul petto e gli passò una mano attorno ai fianchi, sospirando la sua felicità. Tobias le fece riportare l’attenzione sui cigni. Sorrise tra sé, alzando brevemente gli occhi sul profilo di lui. - Ah, no, meglio non tentarli con il gelato - convenne, poi però non si trattenne. - Ma poverini, non stanno facendo nulla di male. Guarda come si muovono lentamente… con classe… - osservò con ragionevolezza – o forse con mero spirito punzecchiante. In ogni caso no, meglio evitarli per il momento. Arrivarono al chioschetto e Tobias le sparò come suo solito una raffica di parole. Ogni volta si congratulava con se stessa per aver studiato sapientemente il tedesco. Chissà come avrebbero comunicato altrimenti. Alla fine rise leggermente. - Scegline tu uno per entrambi. Così potrò dare la colpa a te quando parlerò con la ginecologa - affermò guardandolo con sguardo adorante per farsi perdonare per la tattica meschina.


     
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    Non c'era verso, i cigni continuavano a dominare la maggior parte dei loro discorsi. Sembrava proprio che quella sua fobia assurda avesse colpito Molly nel profondo, tanto da tirarli in mezzo spesso e volentieri. Anche se per stavolta la colpa era stata dello stesso cignofobico. Scherzò sul fatto di dare da mangiare ai pennuti, sperando di non essere lui quel cibo e la risposta dell'inglese lo fece sorridere in maniera indecente per poi farlo ridere con le ultime. - Oh sì, questo è indubbiamente vero - confermò. Ed era così, con la pancia piena si era dieci volte più amichevoli, quindi davvero aveva buone possibilità di fare pace con quei dannati pennuti.
    Ma finirono presto di parlare di pennuti, perché erano presi da tutt'altra cosa anche se dovettero bloccarsi più di una volta. Ma solo perché dovevano comportarsi bene essendo in un parco pubblico. E quindi cominciarono a chiacchierare un po', a parlare un po' degli ultimi giorni della settimana, a quanto fossero stati noiosi. E poi arrivò la punzecchiatura. Ah, Molly e le sue adorabili punzecchiature. E fu lì che il tedesco, in pratica, spiattellò tutto il possibile per quanto riuscisse a dirlo a parole. Fu anche divertente, lo doveva ammettere, soprattutto le espressioni della ragazza. Per una volta aveva fatto lui il colpo da maestro. E poi a quelle parole, sorrise teneramente e aspettò che lei rialzasse lo sguardo per darle un altro bacetto. Giusto così per sfizio. Lui non trovava il fatto che fosse incinta un impedimento o chissà che altro. Ma alla seconda punzecchiatura, rimase palesemente sorpreso. Insomma, lo colpiva con ogni minima cosa.. Era tale e quale a sua sorella davvero. Ma si stava divertendo, forse anche troppo - Mi basterebbe dire che mi piacciono i musical per farli scappare tutti, quindi non mi preoccuperei - scherzò, forse anche un po' serio. Effettivamente, se avesse solo provato ad accennare ad una cosa simile, sarebbe diventato la persona più strana del distretto. Ed era meglio evitare di far trapelare una cosa simile. Quello doveva restare tra loro e basta.
    L'idea di fare qualcos'altro oltre che amoreggiare allegramente non sembrava una brutta cosa, anche se era palesemente ovvio cosa preferissero fare i due. Ma dato che non potevano, optarono per prendere un qualcosa da mangiare e lì fu subito avvertito dall'inglese che fino a settembre i dolci erano vietati. Beh, non doveva essere un problema, non ne mangiava poi così spesso come si poteva pensare. Quindi quello che avevano preso quella sera, era stato l'ultimo. Un ottimo, davvero ottimissimo, modo per dare un addio temporaneo a quei dolci. E meno male che decisero di avviarsi per prendere un qualcosa di fresco, perché l'atmosfera sembrava già scaldarsi. Bastava solo che pensare un secondo al dopo dolce.. Ed era meglio stopparsi in quel momento.
    Così se la avvolse per bene con un braccio, cosa che sembrava apprezzare l'inglese, e si incamminarono verso un bar o un chioschetto che fosse. Quella che stava provando in quel momento era la sensazione più bella della terra. Se ripensava ai gesti imbarazzati che si erano scambiati la prima volta in quel parco, gli veniva un po' da ridere. Perché a vederli ora, sembravano in tutto e per tutto una coppia. Ah, quant'era dolce quel momento. Ma ovviamente cercò di non focalizzarsi troppo sulla dolcezza del momento, giusto per non sciogliersi. E infatti tirò nuovamente in ballo i cigni. Fu nuovamente lui a tirarli fuori, era proprio un masochista fatto male. Lo sguardo del tedesco passò da quei pennuti alla ragazza per poi ripassare ai pennuti per posarsi nuovamente sull'inglese. Lo stava prendendo in giro, si vedeva. Si sentiva proprio questa sua vena punzecchiatoria. - Sembrano dei polli con il collo più lungo e delle ali più grandi. Dove la trovi la classe in loro? - le chiese veramente curioso di sapere cosa trovasse di così "di classe" in quei polli antipatici. Ma almeno non si avvicinarono, perché non credeva di essere ancora veramente pronto per fare un altro incontro ravvicinato con quei così. Fortunatamente in suo aiuto arrivò il chioschetto e lui partì subito in quinta. E non era agitato, era solo felice. La felicità dava veramente alla testa e lui ormai era partito per chissà quale pianeta. La risposta della ragazza lo fece ridere, per poi farlo pensare un po' fino a farlo tornare un attimino più serio - Non dare la colpa a me per cose che vuoi anche tu. Non vale.. soprattutto se lo fai con quella faccia.. smettila - disse, all'inizio serio prima di finire a ridere. No, non era credibile, non ce la faceva proprio a stare serio in quel momento. - Il gelato non fa male, il gelato rende felici anche sotto forma di frappè. Glielo spiego io alla ginecologa - disse convinto, senza davvero pensare quello che aveva appena detto, ma ormai la frittata era fatta. Ora doveva solo che pensare a cosa prendere. Aveva già in mente una cosa, semplice semplice. - Vaniglia va bene, no? Aspetta due secondi qui arrivo subito, non te ne andare! - le disse prima di volatilizzarsi giusto due secondi per prendere i due frappè alla vaniglia. Semplici semplici e poco pesanti.
    Tornò dalla ragazza tutto sorridente con i due bicchieroni, che piazzò subito in entrambe le mani dell'inglese - Panchina! - disse prima di prenderla e trascinarsela praticamente verso l'unica panchina libera. Sì, non era stato proprio un gesto elegantissimo da gentiluomo.. ma era l'unica panchina libera dopo centinaia di occupate, doveva essere loro a tutti i costi. Così, non appena furono seduti, si riprese il suo frappè e sorrise tutto contento all'inglese. Era felice da far schifo, sul serio. - Hai già deciso che nome dare alla bambina? - le chiese tutto tranquillo, tutto d'un tratto. Forse fin troppo tranquillo! Infatti realizzò nel giro di qualche secondo quello che aveva appena detto, quasi si strozzò con il frappè. - Woh, cioè.. Non volevo veramente farti una domanda così diretta in questo preciso momento, non ci ho nemmeno realmente pensato non so cosa mi sia passato per la testa - disse talmente tanto velocemente che si incartò centomila volte, gesticolando in maniera a dir poco pericolosa con quel frappè in mano. Se avesse fatto partire il cervello prima, magari quello domanda non l'avrebbe neanche fatta.. anche se era veramente curioso, da un sacco di tempo ormai.

     
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    Per fortuna l’incontro con i cigni non era prossimo, però Tobias sembrava abbastanza ottimista di riuscire nell’impresa di vincere le sue paure. Sarebbe stato davvero così? Non era ancora momento di scoprirlo. Bisognava prima punzecchiare un po’ il tedesco in merito ai colleghi e alle loro curiosità, e alla fantomatica ragazza che l’aveva stregato. Molly fece un po’ della sua solita autoironia, e di tutta risposta Tobias la baciò. Ah, così però era vincere facile. Sentiva che dopo ogni singolo contatto di labbra la sua adorazione per lui cresceva, soprattutto se sceglieva momenti simili per dimostrarle il suo affetto. Di questo passo davvero non sapeva a cosa sarebbe arrivata. Poi passarono a parlare dei colleghi maschi, quelli che si sperava non dovessero costituire un problema nella loro storia. Molly rise leggermente, poi però scagliò un’altra punzecchiatura - Beh, speriamo che invece non ne attiri accidentalmente qualcuno, così -. Ma no, lei era decisamente tranquilla, per tutto. Sia colleghi maschi che femmine non la turbavano – cioè, quasi del tutto, le femmine rimanevano giusto un filino più minacciose dei maschi. E personalmente lo trovava solo un vantaggio che a Tobias piacessero certi tipi di film. Non avrebbero mai litigato davanti al lettore dvd, in questo modo. Ma anche l’idea di litigare per un film la faceva sciogliere. Era un caso tanto grave, eh?
    In ogni caso si avviarono verso un chioschetto. Era molto meglio camminare e sfogare sui dolci piuttosto che rimuginare su certi pensieri… altrimenti Molly avrebbe deviato il percorso e optato per un bel folto d’alberi, e non era il caso. E Tobias continuava a pensare ai pennuti, perché evidentemente non poteva proprio farne a meno. Su su, che in fondo gli piacevano… no? No. Li paragonava ai polli. Molly inarcò un sopracciglio. - Beh, ma guarda quei beccucci così ben delineati… - lo punzecchiò un altro po’, puntando lo sguardo su di lui per aspettarne la reazione. Trattenne a stento una risata. La faceva troppo ridere il suo modo di rapportarsi con i pennuti. Per fortuna arrivarono a prendere i frappé senza essere attaccati dai cigni. Molly adoperò le sue arti femminili (?) per convincere il tedesco a fare tutto da solo, in modo che gli potesse dare la colpa dei suoi chili di troppo. E fu fin troppo facile, infatti ridacchiò con aria deliziata quando venne ripresa dal ragazzo. Poi si fece giusto un po’ più seria mentre immaginava un eventuale incontro tra Tobias e la ginecologa. Non sapeva se mettersi a ridere o piangere per la commozione. Alla fine si limitò a sorridere con aria un po’ distratta. - Vorrei tanto vedervi discutere. Siete uno più cocciuto dell’altro - commentò con intento ironico, ma in realtà il tono era più addolcito che altro. In ogni caso divenne stranamente mansueta, e distolse lo sguardo per non far venire qualche eventuale attacco di panico al tedesco. - Vaniglia va bene - mormorò con aria angelica, attendendo il suo ritorno in silenzio. Poi venne trascinata verso una panchina venendo trattata proprio come la regina Elisabetta. Avrebbe dovuto rimproverarlo, forse? No, le veniva solo da ridere. - Fammi prima bere il frappé, e poi lo smaltiamo, no? - lo rimbeccò in tutta tranquillità quando si furono seduti. Aveva un sorriso adorante, se anche avesse voluto non avrebbe davvero potuto nasconderlo per fargli la partaccia. Passò il frappé al tedesco e prese a osservare il suo, proprio mentre le veniva fatta la domanda da un milione di euro con tutto l’aplomb possibile. Si bloccò nel suo esame, preparandosi a rispondere, ma ovviamente Tobias fu più veloce nello sciorinare le sue spiegazioni. A quel punto sorrise, sempre senza guardarlo. No, nessuna crisi di panico. Ci aveva già pensato. Aveva già affrontato i suoi demoni, e li aveva sconfitti vittoriosamente. Ignorò le spiegazioni del tedesco, limitandosi a rispondere alla sua domanda originaria. - Si chiamerà Lyn - affermò, ferma e decisa. L’aveva saputo da sempre? Aveva pensato fin dall’inizio che avrebbe scelto il nome della sua migliore amica Evie? Non ne era sicura. Ma il nome era semplicemente… giusto. Chissà se per un gioco del destino, se per semplice coincidenza, o per altro. In realtà sapeva anche che la risposta che gli aveva dato non era completa, per cui aggiunse - Evelyn Miriam Shaffer -. Quindi ampliò il suo sorriso. Era la prima volta che lo diceva ad alta voce a qualcuno, e finalmente alzò gli occhi su Tobias, sorridendogli con fare sereno.


     
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    Ormai era scritto nel suo destino: avrebbe sicuramente incontrato nuovamente i suoi arci nemici pennuti. L'avrebbe fatto in quel momento? Assolutamente no, ma sarebbe sicuramente capitato quel giorno. Se lo sentiva e poi, in fondo, ci voleva veramente provare. Ma il discorso pennuti passò letteralmente in secondo piano quando passarono a tutt'altro discorso, i suoi colleghi. Gliel'aveva già detto che non aveva strane tendenze ma lei, che amava punzecchiarlo in tutte le maniere, riprese quelle parole che lui stesso aveva usato giusto qualche giorno prima. Lui in tutta risposta, era convinto che se mai avesse detto che a lui piacevano i musical, nessuno gli si sarebbe avvicinato. Ma Molly in risposta ne scagliò un'altra di punzecchiatura. Ma come le venivano in mente? - Giusto per evitare qualsiasi cosa, nessuno saprà mai i miei gusti in fatto di film - decretò con un sorrisetto. Non avrebbe trovato altro per punzecchiarlo così, no? E chi lo sa, l'inglese era imprevedibile.
    Ma come poteva solo lontanamente immaginare di aver accantonato sul serio il discorso cigni? Se li metteva lui in mezzo, non l'avrebbero mai finita. Li paragonò persino a dei polli, perché erano dei polli. Alla risposta della ragazza si girò verso di lei, osservandola per bene - E sai quanto male fanno quei maledetti becchi? Io lo so, non è piacevole esser beccati da quei cosi, te lo posso assicurare. - le rispose, senza spostare lo sguardo. No, non riusciva proprio a vedere questa bellezza, questa classe in quei pennuti. Era più forte di lui.. Magari a debita distanza li avrebbe anche avvicinati. Il che era davvero un controsenso enorme, ma era Tobias dopotutto. Meno male che passarono a parlare di frappè. Chissà perché quando finivano a parlare di cibo, l'atmosfera d'un tratto cambiava. Si fece pure convincere a far tutto da solo, ma d'altro canto non era così difficile da convincere.. E l'inglese aveva le sue tattiche malefiche. E poi, così tranquillamente disse pure che avrebbe parlato lui con la ginecologa per quanto riguardava il gelato. Il gelato rendeva sempre felici, era una cosa strana.. Lui amava il gelato. - Tedeschi, siamo cocciuti, forse troppo.. - disse distrattamente in risposta a quello che aveva detto la ragazza. Non si accorse nemmeno che aveva distolto pure lo sguardo. In quel momento era impegnato a trovare un gusto che soddisfacesse pure lei prima di andare a prendere i frappè.
    Tornò poco dopo con i due frappè alla vaniglia e si spostarono in velocità verso l'unica panchina libera in quel punto del parco. Era una fortuna enorme e non dovevano perderla! Rise al commento dell'inglese prima di sedersi vicino a lei e prendere il suo tanto amato frappè. Ah, quant'era bella la vita. E poi quella domanda saltata fuori dal nulla e quelle spiegazioni che seguirono a ruota tutte confusionarie. Fu un disastro, dal suo punto di vista, ma non si aspettava minimamente quella reazione da parte di Molly.
    L'inglese non lo guardava – cosa che non piaceva affatto al tedesco – ma in qualche modo sorrideva. E poi disse il nome, un bel nome.. Lyn era davvero un bel nome. Ma non sembrava esser tutto, la vera bomba doveva ancora esplodere e avrebbe fatto, molto probabilmente, molti danni in tutti i sensi possibili. Fu assurdo, quando Molly disse il nome completo, fu tutto così assurdo. Il fatto che lei alzò lo sguardo verso di lui e gli sorrise così serenamente. E lui che non aveva la minima idea di cosa stesse provando. Era un nome, era solo un nome. Un normalissimo nome, molto comune in tutto il mondo. - E' un nome bellissimo.. - lo disse con un tono che non riconosceva come suo, con un sorriso velatamente triste. Ma perché? Non se lo sapeva spiegare, in quel momento non sapeva assolutamente nulla. Sapeva solo che era tutto strano, lui si sentiva strano. Ma non era propriamente triste.. solo strano. Poi tacque, abbassò leggermente lo sguardo, si girava il bicchiere tra le mani, ma sorrideva. - Avrà i nomi di due persone veramente importanti eh.. - disse sempre con lo sguardo basso, ma continuava a sorridere. - Avevo sempre pensato di dare a mia figlia – se mai ne avessi avuta una – il nome di mia sorella.. Lei sarebbe felice e, soprattutto, onorata di avere lo stesso nome di tua figlia.. - mormorò alzando alla fine lo sguardo, finendo con un accenno di sorriso. Le lacrime le aveva ricacciate indietro a forza, non le avrebbe fatte cadere neanche sotto tortura. No, non poteva essere sempre così debole.

     
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    Fortunatamente Molly decretò di aver punzecchiato abbastanza Tobias in merito ai colleghi di lavoro e ai film che vedeva. E poi aveva avuto la sua dose di soddisfazione sentendolo parlare del suo sorriso perennemente stabile in viso e della ragazza che l’aveva stregato. Un piacevole brivido l’aveva percorsa, e non poteva chiedere di più. Per il momento. E non se la sentì di continuare nemmeno in merito ai cigni. O meglio, non se la sentì di elencare altre parti del loro corpo. - Beh, no, ma ci sono anche altri animali dispettosi - protestò con un’alzata di spalle e lo sguardo evasivo. Sì, insomma, a quello non poteva ribattere, e per fortuna lei non sapeva davvero quanto fossero fastidiose le beccate dei pennuti. Fino a quel momento le aveva sempre evitate. Chissà che Tobias non decidesse di buttarla in pasto ai cigni per la fine della giornata. E allora puntò sul suo sorriso seducente. - Però dai, se gli diamo da mangiare non hanno motivo di beccarci - commentò con vivacità. Insomma, per lei bastava fargli superare la paura e renderlo in grado di rimanere in presenza di un cigno senza scatenare l’inferno. Non voleva mica farli diventare amici. Per quello ci voleva troppa pazienza, e si sarebbe accontentata di vestire la figlia da adorabile cignetto e appioppargliela in braccio. Doveva smettere di pensare a cose potenzialmente pericolose per la sua lucidità mentale, però.
    Si concentrarono sui frappé, e tutto sembrava andare per il meglio. Persino l’ennesima punzecchiatura passò in modo rapido e indolore, strappando a Molly l’ennesimo sospiro estatico. Sì, aveva trovato un tedesco bello cocciuto, ma proprio lei non aveva il diritto di protestare. Poteva benissimo usurpargli il trono, se avesse voluto, e senza neanche troppo sforzo. In quanto a cocciutaggine inglesi e tedeschi andavano a braccetto. O almeno loro due. Prima di gustarsi il frappé, però, Tobias decise di intavolare una conversazione proprio leggera. Leggerissima. Chiese il nome della bambina, a cui lei aveva pensato per molto, molto tempo. Ma alla fine aveva raggiunto la sua decisione, e l’unica incertezza che mostrò davanti al tedesco fu dettata non dal fatto che non conoscesse la risposta, ma dal fatto che non sapesse come strutturarla. Non lo guardò negli occhi, ma era calma. Fin troppo, per i suoi gusti. O meglio, viste le sue condizioni attuali era troppo calma… prima invece era sempre stata una persona distaccata e posata. Ma chissà la vecchia Molly che fine avesse fatto, ormai. In ogni caso, disse per la prima volta il nome completo della bambina ad alta voce. E la cosa straordinaria fu che non provò paura di nessun tipo. Invece sorrise, sorrise mentre le si scaldava il cuore. Ma i suoi occhi corsero presto verso Tobias, perché c’era anche la sua reazione da tenere in conto. Lui come l’avrebbe presa, invece? Era contenta che mostrasse di apprezzare il nome, e glielo dimostrò posandogli una mano sulla sua, ma attese ancora un po’. Sapeva che c’era dell’altro. E infatti venne. - Sì. Molto importanti - confermò semplicemente Molly, attendendo con calma che gli occhi di Tobias tornassero su di lei, senza forzarlo in alcun modo. Era vero, il nome era stato scelto con cura, e pensato in vista di quelle persone che in qualche modo le avevano cambiato la vita. Evie era stata la sua amica di sempre, finché l’incidente non gliel’aveva portata via. Erano sempre state affiatate, erano praticamente cresciute insieme. E chissà come sarebbe andata la sua vita se lei fosse ancora viva. Inutile chiederselo, però. Perché la sua vita era andata avanti e lei ora era felice di trovarsi dove si trovava. E questo poteva essere un pensiero veramente sorprendente, considerato il dolore che aveva provato per tanti anni, ma era la pura verità. E ripetersela non faceva che riscaldarle il cuore, scacciando via la paura di quello che significava effettivamente. Miriam invece aveva fatto una cosa molto semplice, ma fondamentale: aveva salvato Tobias in tutti i modi necessari per far sì che incrociasse la sua strada, e le sarebbe sempre stata grata per questo. Tremò visibilmente sentendo il commento del tedesco, stringendo la presa su quella mano che aveva già catturato poco prima. - Sì, lo penso anch’io - mormorò quasi intimorita, sorridendo debolmente in direzione di Tobias. Perché quando aveva scelto il nome della bambina, in un certo senso, era venuta a patti con entrambe le ragazze che ora non c’erano più, e sentiva ora di conoscerle entrambe un po’ di più. Era una sensazione strana e inspiegabile, per questo non si affannò a cercare di chiarirle al tedesco. Sperò semplicemente che quella piccola affermazione bastasse. Poi, dopo un istante di esitazione, aggiunse - Quando sarà, sarai un padre straordinario. Non ho il minimo dubbio in merito - mormorò ancora, stringendo quella mano come se volesse aggrapparvisi. Perché c’era tantissimo in quell’affermazione, molto più di quanto non sembrasse, e la cosa la lasciava commossa e dolorante al tempo stesso, come si poteva notare dall’intensità del suo sguardo. Ma ci credeva davvero. Ne era fermamente convinta.


     
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    Fu un miracolato forse, perché Molly smise di punzecchiarlo dopo la sua ultima affermazione. Chissà se concordasse con lui, o se segretamente lo prendesse in giro. Poco importava, anche l'avesse preso in giro, sapeva che comunque non lo faceva mai con cattiveria. Cosa diversa credeva quando di mezzo c'erano quei pennuti. Lì aveva sempre il sospetto che la ragazza si divertisse davvero a ridere di lui. Ma anche lì, poco gli importava di essere preso in giro, perché sapeva anche lui quanto stupida potesse essere quella fobia. Si prendeva in giro anche da solo, se lo faceva anche lei non ne vedeva il problema. Una cosa che non le augurava mai, era quella di finire beccata da quelle bestie di satana. Lui ci era finito in mezzo un sacco di volte per la sua stupidità infantile ed era una cosa che non augurava a nessuno, nemmeno al suo peggior nemico. Ma dovette concordare con lei sul fatto che ci fossero tanti altri animali peggiori di loro, purtroppo. E poi tornò ad usare le sue malefiche tattiche. Stava cercando di farlo cedere in tutti i modi? No, perché non avrebbe dovuto lavorarci ancora molto. - Magari ci ringrazieranno pure.. e potrebbe essere anche divertente - commentò, a sua volta preso da quella vivacità, non così tanto visibile quanto quella dell'inglese. Sarebbe sopravvissuto anche al dar da mangiare ai cigni, sperava.
    Passarono così alla scelta del frappè, tra una botta e risposta e l'altra, scelsero pure il gusto. Così, poi si spostarono su una panchina dove avrebbero dovuto goderselo quel frappè, se non fosse stato per una domanda non propriamente ideale al momento. Ma non fu il disastro che temeva, no. Molly fu particolarmente calma nel dirgli il nome che aveva scelto per la piccola. La cosa che non aveva messo in conto era la sua reazione a tale scoperta. Insomma, fu un colpo ben assestato e non propriamente in senso negativo. Molly aveva scelto dei nomi importanti di persone davvero importanti, ed erano dei nomi veramente bellissimi. E glielo disse pure che i nomi erano davvero bellissimi e lei, a quel punto, mise una mano sulla sua. La cosa però lo rendeva strano. Si sentiva veramente strano e non riusciva a capirne il motivo, ma forse la spiegazione arrivò più tardi. Sì, se mai avesse avuto una figlia, l'avrebbe chiamata Miriam, anche se non avesse mai appreso la notizia della sua morte. Quel nome era davvero importante per lui, come la persona che l'aveva. E il fatto che l'inglese avesse scelto di dare anche il nome di sua sorella alla sua piccola, lo rendeva davvero felice e sapeva che avrebbe reso felice e onorato pure la sorella. Sì, ne era convinto, sapeva che era così.
    Ma quando la ragazza gli strinse la mano e disse quelle parole.. fece riaffiorare una marea di dubbi che credeva di aver sepolto per bene. E invece, eccoli lì che tornavano a far casino nella sua testa. Lui sì che aveva dubbi, ne aveva di più grandi di lui. Lui sarebbe stato davvero un buon padre? No, non lo credeva affatto, non l'aveva mai creduto. Anche se era palesemente diverso da suo padre, chi gli diceva che andando avanti non sarebbe diventato come lui, proprio com'era successo a suo fratello? Chi gli prometteva che lui sarebbe stato diverso, che sarebbe stato davvero un buon padre? Nessuno. Ma non poteva abbattersi nuovamente. Non poteva cedere nuovamente. Non ora che aveva finalmente trovato uno scopo che aveva dato un senso alla sua vita. No, non poteva di certo lasciarsi travolgere da quei dubbi che non avevano fondamento. Non avrebbe permesso a quei dubbi di diventare realtà.
    Strinse a sua volta la mano dell'inglese, finalmente. E stavolta le sorrise davvero - Io ne ho un sacco di dubbi, ma è normale, no? Ne avevi anche tu, probabilmente ne hai ancora. Eppure guardati adesso. Hai già la stoffa per diventare, a tuo modo, una bravissima madre. Se mai succederà che diventi io padre - sbuffò una leggere risata, forse per alleggerire l'atmosfera, o forse per darsi coraggio - farò in modo di mettere a tacere questi dubbi, in qualche modo. E sapere che tu hai questa cieca fiducia in questo.. mi rende davvero felice.. magari lo sarò davvero, chi lo sa.. - le sorrise veramente grato, perché quelle parole lo aiutavano davvero quel poco per non farsi abbattere nuovamente dai dubbi.

     
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    Era complicato prevedere cosa sarebbe successo tra loro e i cigni. Tobias era un tripudio di scetticismo e ottimismo, quindi davvero non si capiva come l’avrebbe preso un incontro ravvicinato. In ogni caso Molly non perse occasione di punzecchiarlo. Chissà, forse anche per scioglierlo un po’… o forse solo per il gusto di farlo. - Beh, cosa ne puoi sapere tu. Magari oggi si sentono soli e non potranno che apprezzare la nostra compagnia - gli diede man forte, esagerando come suo solito. L’importante era che Tobias si fosse accordato al suo modo di fare allegro e leggero, e non avesse messo il broncio per dover affrontare i pennuti. Quindi lo beò di un sorrisetto mellifluo e andarono oltre.
    E, come ormai era loro solito, andarono troppo oltre. Dopo aver preso i frappé e aver placcato una panchina, si misero a parlare del nome della piccola. Molly non aveva ancora detto al tedesco della sua scelta, e ne affrontò la reazione con apparente tranquillità, anche se presto le emozioni iniziarono a intensificarsi. In ogni caso sostenne lo sguardo di Tobias, e ascoltò dei suoi dubbi senza sorprendersi. Gli sorrise con gratitudine, quando le mostrò la sua convinzione che sarebbe stata una buona madre, quindi fu pronta ad annuire. - Certo che è normale. E penso di essere la persona più indicata per confermarlo. Non c’è un singolo dubbio che non sia venuto a tormentarmi, che non abbia dovuto affrontare - confermò con un sorrisetto obliquo. Poi si fece più seria, carezzando distrattamente la mano del tedesco. - Ma hai ragione, io non ero in condizioni di ragionare, e solo grazie a te ho riaperto gli occhi - gli ricordò con molta semplicità, con un tono semplice e veritiero, che non ammetteva repliche. - Io non potevo vedere con obiettività e chiarezza quello che mi aspettava… Ma posso fidarmi invece di quello che vedo in te. Di quello sono più che sicura, e sono pronta a scambiare le nostre parti e ad assicurarti che sarà così. Perché ho imparato a conoscere quello che sei. Non pensare alla perfezione, nessuno la possiede. Io non sarò perfetta, i miei genitori non lo sono stati… non parliamo dei tuoi… Ma quello che conta è l’amore e la volontà, e tu li possiedi entrambi - mormorò tutto con enfasi, rimanendo però sempre serena. Lasciò passare qualche istante, quindi riprese a parlare. - Se potessi scegliere un padre per la mia bambina, sceglierei te, ora e sempre, senza il minimo dubbio -. La sua condizione era difficile. Era tormentata da numerosi pensieri confusi e sovrapposti, già da un po’ di tempo, in merito alla bambina e al suo rapporto col tedesco. Non voleva che fosse quello il momento di far trapelare parte di quei dubbi, voleva solo rendere alcune cose chiare al tedesco. Abbassò lo sguardo e sorrise, vagamente imbarazzata. - Insomma, se si potesse tornare indietro nel tempo… ma non ci è concesso, no? - valutò con una remota traccia di amarezza nel tono. Non spiegò subito perché, lasciò passare un po’ di tempo mentre osservava silenziosamente il parco. Alla fine prese un piccolo respiro e disse, sbirciando brevemente Tobias e poi tornando a puntare gli occhi altrove: - I miei genitori continuano a cercare di convincermi a chiarire le cose con Jeremy, sai -. Il suo sorriso ora era visibilmente amareggiato, ma rimaneva pur sempre in viso. - Non ho mai detto loro quello che ho scoperto di lui… quello che è diventato. Rimane pur sempre il padre di mia figlia, e non volevo che i miei genitori pensassero che fosse una possibile minaccia per la serenità della famiglia. Non so nemmeno spiegarti il perché. Semplicemente mi sembrava… sbagliato -. Alla fine si fermò, probabilmente più confusa di prima. Forse era il caso di tapparsi la bocca, magari.


     
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    Era impossibile da prevedere cosa sarebbe successo in un incontro tra Tobias e i cigni. Dovevano aspettare, sicuramente quel giorno li avrebbe visti da molto più vicino, magari proprio per dar loro da mangiare. Ce l'avrebbe fatta senza andare completamente fuori di testa? Non lo sapeva, avrebbe scoperto la sua reazione non appena avrebbero deciso di andar da loro. Dovette comunque concordare nuovamente con l'inglese. Era curioso come lei avesse quasi sempre ragione. Se fossero davvero stati di quella pasta, così tranquilli, magari il suo obiettivo di riappacificarsi era anche più fattibile.
    Ma ovviamente la giornata non poteva andare avanti in quella maniera così tranquilla e senza momenti di totale sconvolgimento emotivo. Dopotutto, i solo incontri non erano mai così innocui come potevano sembrare. E infatti fu lui ad intavolare un discorso decisamente non leggero, ma non lo fece volutamente.. fu una domanda fatta così distrattamente, dettata dalla pura curiosità. E poi tutto si fece più pesante, ma non per questo opprimente. I suoi dubbi tornarono a galla, ma non per questo si fece abbattere. No, non poteva continuare a farsi abbattere per ogni minima cosa, per quello era convinto di quello che diceva. E poi ascoltò in silenzio la ragazza, con un accenno di sorriso. - I miei non avrebbero mai dovuto diventare genitori - fece a bassa voce, ma era così che la pensava. I suoi genitori erano quei tipi di persone che non avrebbero mai e poi mai dovuto metter su famiglia. Non ne erano in grado e il risultato lo si poteva vedere tranquillamente. Ma poi quelle altre parole, lo colpirono davvero. Lo sguardo si spostò leggermente via dalla ragazza, ma un sorriso sull'imbarazzato comparve sul suo volto. - Posso anche non essere il padre.. ma questo non significa che non la posso amare come farebbe un padre.. - mormorò, sempre con quel sorriso imbarazzato. Non era la prima che pensava ad una cosa del genere, doveva essere sincero. Non era la prima volta che se l'aveva detto, anche solo per scherzo. Ma la cosa non lo spaventava come magari avrebbe dovuto. Non lo fece arretrare come molti altri facevano. Certo, non era possibile tornare indietro nel tempo, ma magari tornando indietro loro due non si sarebbero nemmeno incontrati.. O si sarebbero incontrati nel peggiore dei modi. Ma ormai il passato era passato, ora erano nel presente e dovevano pensare a questo, e andava bene così.
    Ma quelle ultime parole, dette con quel sorriso amareggiato e lo sguardo basso.. furono davvero un altro bel colpo. Prese i bicchieri del frappè e li posò a terra, prima di avvicinarsi alla ragazza per abbracciarla. - Non devi spiegare a me il perché, se tu la trovavi una cosa sbagliata, ci sarà stato un motivo. - disse, però continuando a pensare a quello che lei aveva detto. Forse i suoi genitori cercavano di convincerla a chiarire con questo Jeremy, perché magari pensavano che questo la rendesse felice o che la aiutasse in qualche modo. Ma lui che ne poteva sapere poi, lui non sapeva niente e sinceramente non sapeva cosa poterle dire. L'unica cosa che riusciva a fare in quel momento era abbracciarla. Non era di nessun aiuto. - Magari i tuoi credono di fare una cosa giusta per te continuando a cercare di convincerti a chiarire con lui.. Non sapendo cosa tu hai scoperto di lui.. Ma se la cosa ti fa stare male, forse dovresti provare a parlarne con loro.. E non credo che la cosa possa davvero minare la serenità della famiglia.. - si distaccò solo poco, giusto per guardarla negli occhi, sorridendole leggermente - Magari sapendo che adesso tu sei tranquilla, spero, e felice.. anche loro saranno felici.. Anche se questo significa tenere lontano il padre della piccola.. - . Lui, sinceramente, non sapeva davvero se le sue parole potevano essere in qualche modo d'aiuto oppure se non c'entravano proprio a nulla. Non sapeva niente, non era un maestro di vita.
    Lui e le sue stupide domande, ogni tanto avrebbe fatto bene a tapparsi la bocca.



    Edited by säde - 16/6/2015, 11:18
     
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