When I thought that I fought this war alone, you were there by my side on the frontline.

- Tobias e Molly (+ Kieran) -

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    Tobias Neumann
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    Erano passati tre giorni, da quel giorno. In quegli ultimi giorni, non avevano più parlato di quello che era successo tra loro. Forse era meglio dimenticare, ma non del tutto. Certi insegnamenti c'erano stati e dovevano essere assimilati. Per esempio, Tobias aveva capito, ancora una volta, che era meglio pensare cento volte prima di aprire bocca. Ora lo faceva, forse a livelli estremi, facendo settecento mila giri con la testa, ma almeno evitava di sbagliare. Prima o poi, la cosa gli sarebbe venuta naturale, sperava. Molly aveva parlato con Markus, a quanto pareva si erano chiariti. Tra i due, sembrava essere molto più semplice, rispetto che tra loro due. Ma non importava, a Tobias faceva immensamente piacere che Markus avesse parlato con Molly e che le avesse spiegato tutto. Prima di farlo con lei, però, l'aveva fatto con lui – citando anche il cugino –, quindi il tedesco sapeva praticamente già tutto. Fu, però, molto piacevole parlare anche con la ragazza di questo. Sì, parlavano, parlavano di nuovo normalmente. Sembrava davvero essere successo una vita fa, il quasi completo disastro di qualche giorno prima, in cui Tobias aveva capito fischi per fiaschi accusando Molly di voler per forza sapere tutto. Era stato un idiota, l'aveva appurato in cinquecento modi e si sentiva ancora tremendamente in colpa per tutto. Non era facile, per lui, andare avanti tranquillo, ma ce la metteva tutta. Ci provava sul serio. Lyn l'aiutava molto, in questo. Quel piccolo diavoletto era davvero un dono.
    Quel giorno, dopo aver sistemato le ultime cose e aver parlato con Markus, ancora una volta, il tedesco si era accordato con Molly e il cugino, per un incontro. Avevano scelto il luna park senza un motivo particolare. Volevano svagarsi un po', far svagare anche la piccola. Volevano semplicemente passare una giornata tranquilli, anche se avrebbero incontrato Kieran. A Tobias, però, il luna park non evocava solo bei ricordi, ma non importava. No, non importava, quello era il passato, ora dovevano pensare solo al futuro. Assieme e, magari, anche felice. Sì, era a quello a cui doveva pensare.
    L'inverno era arrivato con un'ondata di freddo parecchio gelido, quindi dovettero vestirsi tutti e tre molto bene. Nessuno voleva che qualcuno prendesse qualcosa, Tobias in primis. Non voleva stare nuovamente male, no. Preferiva stare bene, almeno fisicamente. Mentalmente, era un altro discorso. C'era, non c'era, capiva non capiva. Era in una sorta di stallo suo personale, la sua mente era in stallo. Ma non destava troppe preoccupazioni. Per il resto, era il solito Tobias. Idiota, ma pur sempre lui.
    Avvolto nel suo pesante giubbotto, compreso di sciarpa e berretto. Avvolto pure la bambina in un paio di strati di imbottiture, per non farle prendere freddo, uscirono di casa per avviarsi verso il luna park. Doveva ammetterlo, anche se al momento non lo voleva fare. Era curioso, agitato, spaventato – sopratutto spaventato – un mix di emozioni anche strane. Stava per conoscere suo cugino, la stessa persona che aveva vissuto con Miriam per un po'. Chissà come sarebbe andato quest'incontro. Chissà se avrebbe fatto domande, chissà se lui avrebbe fatto domande al cugino. Era tutto un chissà e, per il resto, troppo confusionario. Ma era una bella sensazione, quella confusione. Stava per incontrare, di persona, un componente della sua famiglia che non sembrava essere uscito da un manicomio criminale. E non era morto! Era una cosa bellissima, dal suo punto di vista. Voleva dire che, anche nella sua famiglia, qualcuno di normale esisteva.
    Si erano dati appuntamento per un'ora precisa, ma loro non erano andati lì solamente per incontrare Kieran, ma anche per svagarsi. E lo fecero. Si presero una frittella a testa, stavolta una piccola – a differenza di quella che avevano preso la prima volta che si erano incontrati lì – fecero un giro per gli stand, ma non si fermarono a fare nessun gioco. Non ancora almeno. Ne avrebbero avuto tempo più tardi, dopo aver salutato il cugino. Avevano tutto un pomeriggio davanti, non avevano fretta.
    Passarono davanti ad uno stand conosciuto al tedesco, era lo stesso in cui lui e Molly si erano si sfidati, quando le aveva vinto – per puro miracolo – la scimmietta Tobi. Sorrise tra sé, prima di parlare con fare assorto continuando ad osservare lo stand e i pupazzi messi in palio - Sai, mi sembra ancora strano di star per incontrare questo cugino... Sono curioso ma... al tempo stesso spaventato. Non so cos'aspettarmi. - si voltò verso la ragazza, accennando un sorriso, quasi tranquillo - O magari non devo proprio aspettarmi niente, chissà. - disse accennando una lieve risata, prima di proseguire. Forse non doveva aspettarsi proprio niente. Non poteva sapere come quell'incontro sarebbe andato, doveva semplicemente buttarsi e vedere. Magari non era niente di che. Sicuramente Kieran non era Bert, quindi di che si preoccupava?
    Kieran era al luna park, dove gli avevano detto si sarebbero incontrati. Era strano, era nervoso, emozionato forse? Possibile. Avrebbe incontrato suo cugino, quel cugino che lui aveva sempre visto come un fratello anche se non l'aveva mai conosciuto. Quel cugino che aveva vissuto una vita d'inferno, ma che l'aveva passata anche con Miriam. Era curioso di conoscerlo, di vederlo, di parlargli e fargli domande. Era estremamente curioso e, il fatto che ci fosse pure la ragazza e la loro bambina, non lo rendeva affatto spaventato, anzi. Era curioso di tutto ciò che riguardava la vita di Tobias. Per il momento, se ne stava tranquillo, un po' agitato, a giocare a lanciare gli anelli attorno alle paperette. Era giusto per passare il tempo perché era arrivato leggermente in anticipo rispetto all'ora prefissata per quell'incontro.
    Non vedeva l'ora di conoscere questo nuovo/vecchio componente della sua famiglia, anche se alla lontana. Per Kieran, il tedesco faceva parte della sua famiglia tanto quanto Miriam.

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    Così com’era arrivata, la bufera era andata progressivamente a scemare. Era stato proprio come uno di quegli scrosci di pioggia improvvisi, intensi e torrenziali, che però non si lasciano dietro nemmeno il ricordo di quanto fosse stato intenso l’acquazzone. Già, perché, passata la bufera, passò anche la voglia di parlare della cosa, in casa Neumann. Era stato un dibattito così sfiancante e inutile – perché alla fine era nato tutto da uno stupidissimo malinteso – che nessuno aveva la forza di riviverlo nemmeno distaccatamente. Sembrava si fosse stabilito un muto accordo, tra lei e Tobias: lei avrebbe imparato a ficcare meno il naso, lui avrebbe pensato fino a più infinito prima di aprire la bocca. Forse li aveva notati, i tentativi immediatamente successivi l’accaduto da parte del tedesco. Dopotutto, non era così difficile leggerlo. E probabilmente ne aveva tenuto conto per smaltire definitivamente il tutto. Stavolta sarebbe davvero cambiato qualcosa? Lei, in cuor suo, sperava proprio di sì. Non le era piaciuto il modo in cui si erano svolte le cose, quel giorno, il primo giorno a casa loro. Tobias l’aveva trattata male senza un motivo valido. O meglio, nelle sue convinzioni era anche giustificato il modo in cui si era comportato. Ma ciò non toglieva che non aveva nessunissimo motivo per dubitare di lei e della sua buonafede. Come aveva potuto pensare che all’improvviso avesse deciso di strappargli confessioni sul suo passato? Lei, che gli aveva sempre detto che era disponibile ad aspettare il momento giusto e che non le importava di qualsiasi errore lui avesse potuto fare nel suo passato? Ci aveva pensato, aveva cercato di penetrare le barriere invisibili di Tobias senza tuttavia coinvolgerlo in prima persona. Ma cosa poteva ottenere, che non sapesse già? Il tedesco stava lottando da un po’ di tempo per liberarsi delle sue ombre e dei suoi demoni, eppure era ancora sempre all’erta, pronto a barricarsi dietro il suo scudo senza dare possibilità a nessuno di tentare un approccio. E poteva davvero avercela con lui per la vita, per questo suo istinto di conservazione? Per questa sua paura radicata da oltre vent’anni? Poteva, doveva perdonarlo, ma sperare anche che presto quelle barriere sarebbero definitivamente crollate una volta per tutte. Non potevano continuare così in eterno, quello era poco ma sicuro.
    Così, non rimaneva che andare avanti. E, per andare avanti, doveva assicurarsi che tutto tornasse normale. Il primo giorno di trasloco era stato veramente troppo, troppo, troppo intenso. Nel bene e nel male. E, se il bene se lo sarebbe comunque tenuto come prezioso ricordo, il male andava estirpato. Così, accantonato il grande dilemma/dibattito con Tobias, arrivò il turno di Mark. Si parlarono, e molto tranquillamente si spiegarono. Con loro non c’era timore, nel momento peggiore della loro litigata avevano semplicemente alzato di mezzo decibel la voce, niente di più. Ah, e quello screanzato d’un poliziotto l’aveva rifuggita due volte. Quel giorno non era stata voluta da nessuno ,proprio. Comunque, anche quel caso fu archiviato. Non aveva praticamente le energie per continuare a tenere il muso all’uno o all’altro dei due deficienti della sua vita. Ora dovevano solo riprendersi. E quale modo migliore che smaltire scatoloni su scatoloni e dare una forma e una parvenza di vita alla casa e poi finalmente uscire per andare a conoscere il cuginetto di Tobias?
    Il tedesco scelse il luna park, come meta. E, quella che all’inizio poteva sembrarle una scelta bizzarra, random e forse poco appropriata – che probabilmente avrebbe già dato una chiara idea di quello che attendeva il povero cugino, con il suo parente schizzato e la sua compagna non messa molto meglio – alla fine arrivò a piacerle. Portare la piccolina in mezzo ai colori e al movimento le sarebbe piaciuto di sicuro, anche se era troppo piccola per comprendere dove si trovasse, e come si sarebbe divertita infinitamente di più una volta raggiunta una certa età. La piccola Lyn, la loro ancora di salvezza. A volte si chiedeva che fine avrebbero fatto, due sprovveduti come loro, senza la bambina. La loro adorata figlioletta li aveva davvero salvati in ogni modo possibile e immaginabile. Il suo arrivo era stata una vera e propria benedizione, che li aveva aiutati in modo indefinibile. E pensare che una volta lei pensava al contrario. Alla catastrofe. Ma l’unica catastrofe sarebbe stata l’assenza di quello scriccioletto nei loro cuori. Così, avrebbero fatto due in uno, quel giorno. Passeggiata per la piccola Lyn – e per loro – più incontro con Kieran. E poi, quel luna park rappresentava anche l’inizio della catastrofe, per Tobias. Lì aveva scoperto di Miriam, della sua morte. Aveva rivisto Bert per la prima volta dopo la sua fuga. Non era un buon segno, che avesse voluto tornare sul posto? Per lei significava tantissimo. Non poteva essere un caso, no? Non credeva. Ma, proprio a causa dell’ultimo grave ‘incidente di percorso’, non fece domande. Non era importante chiedere.
    La piccola, ovviamente, l’avevano infagottata come se stessero per andare in Siberia. Prevenzione, prevenzione prima di tutto. Ma anche Tobias non se la scampò. Era reduce da un’influenza, aveva già avuto una ricaduta. Una seconda era praticamente fuori questione. Ma anche lei si imbacuccò con cura. Non voleva di certo seguirlo a ruota. Va bene se Tobias andava k.o., ma se ci andava lei… che ne sarebbe stato della piccola? Della casa? Oh… meglio non pensarci. Indossò un bello sciarpone vaporoso, i guanti, e pure un cappellino, e un maglione aderente a collo alto celeste, al di sopra di – possibile? – un paio di jeans. Forse si voleva camuffare da gggiovane per incontrare il cugino del tedesco. Forse, magari, era solo un caso. Forse era anche ancora giovane, eh. Comunque, arrivarono molto in anticipo, in modo da passare un po’ di tempo tra di loro, mangiucchiando dolci e gironzolando per i dintorni. Anche sulla questione ‘cugino’ non fece domande. Semplicemente, attese di capire se e quando Tobias ne avrebbe parlato. Lei, da parte sua, era tranquilla e sorridente. Era in attesa, forse, ma non mostrava assolutamente di essere in attesa. Puntò gli occhi sulla ruota panoramica, forse catapultandosi in ere lontane e quasi parallele, destando chissà quante e quali emozioni sopite. Era stato un giro intenso, quello che avevano fatto un milione di anni prima. E non era stato come lo avevano immaginato all’inizio, ma aveva comunque aperto tante porte… che lei stava ancora cercando di abbattere completamente, facendo saltare tutti i cardini uno dopo l’altro. Si girò per accogliere il commento del tedesco, quando lo sentì parlare. Oh, si trovavano in un bel posto, sicuramente. Anche quello stand le rinfocolava emozioni. Ma si limitò ad ascoltare Tobias, soppesando tranquillamente le sue parole. - Ci possono stare, la curiosità e la paura… anche se non la chiamerei proprio paura - aggiunse, dopo una breve esitazione e una lieve smorfia di scuse sul volto sorridente. Insomma, una correzione, ma personale, dettata dal suo punto di vista. Niente di cui aversi a male, eh? - È la trepidazione dell’ignoto, no? - valutò, incrementando lievemente il sorriso. L’avevano provata sulla loro pelle, quella trepidazione. Non era niente da cui sentirsi minacciati. Non più di tanto, almeno. Quanto al secondo commento di Tobias, lo scrutò in tralice e scrollò le spalle. - Beh, teoricamente dovrebbe essere un ragazzo normale, con una vita normale… e una nonna normale. Non dobbiamo sicuramente aspettarci un alieno - considerò ancora in tranquillità, mantenendo l’ombra di un sorriso ironico. Insomma, aspettarsi la sorpresa sì, ma senza esagerare. Ma avrebbe sicuramente scoperto tutto a tempo debito, sì.


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    Tobias Neumann
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    Precisamente, non sapeva davvero perché avesse scelto proprio il luna park. Come non sapeva neanche come Kieran avesse avuto il coraggio di accettare un luogo così inusuale per conoscere una persona di famiglia. Ma, forse era meglio non farsi troppe domande. Forse la risposta al perché avesse scelto proprio quel posto, la sapeva. Sì, la conosceva. Lì, in quel luogo, aveva scoperto quello che doveva già sapere – quello che credeva, che dentro di sé sentiva ma che non aveva mai davvero accettato –, lì Bert gli aveva schiaffato in faccia la morte della sorella, con tanto disprezzo e odio che ancora si chiedeva come avesse fatto davvero a reggersi in piedi in quel preciso momento. Ma non era il caso di ricadere in quei pensieri oscuri. Aveva scelto il luna park perché gli ricordava Miriam e, per parlare di lei, voleva stare in un luogo che gli fosse famigliare. Quanto gli mancava la sorella, forse neanche lui lo sapeva. Fatto stava che il luna park, alla fine di millemila ragionamenti, fu sicuramente la scelta giusta, per svariate ragioni.
    Imbacuccati come manco gli eschimesi, girovagarono con tranquillità per gli stand, osservando un po' di qua un po' di là, 'coccolandosi' il palato con dei dolci. Insomma, oltre che un futuro incontro di famiglia, quello era anche un'uscita vera e propria della sua nuova famiglia, quella composta da lui, Molly e Lyn. E poteva essere felice, stupidamente felice? Sì. Lo poteva essere anche dopo l'enorme disastro abbattutosi su di loro a causa sua solo pochissimi giorni prima? Eh, lì la cosa era più difficile. Ma sì, lo poteva essere, lo doveva fare. Ci provava, almeno. Arrivati ad uno stand, lo stesso stand della scimmietta Tobi, il tedesco rese partecipe la ragazza di alcuni suoi pensieri riguardanti il futuro incontro con Kieran. Sorrise alla risposta dell'inglese. - Sì, proprio quella. - confermò accentuando il sorriso. Era tranquillo, faceva il tranquillo, ma sotto sotto – neanche tanto nascosto – stava in ansia per quell'incontro. Cosa si aspettava davvero? Precisamente, non lo sapeva. C'era da dire, però, che lui era veramente felice di aver scoperto di avere questo cugino, anche se alla lontana, che voleva conoscerlo. Conoscere lui. Chi mai aveva voluto conoscere lui di propria iniziativa? Nessuno... forse solo Markus e Molly. Ma, forse forse, un pizzico di paura, di quella vera, c'era davvero. E poi, non riuscì a trattenersi, rise alle parole della ragazza. Sì, rise. Strano, eh? Neanche tanto, era Tobias dopotutto. Il 'non normale' era lui. Ma a chi importava questo? A lui non doveva, anche se un po' importava. Doveva andarci tranquillo, con tranquillità. Doveva eliminare un po' di quell'ansia – che si era già abbassata di molto, grazie a Molly. - Da quello che mi ha detto Mark, è un normalissimo ragazzo. A meno che non sia un alieno ben inserito tra noi. - scherzò, prima di guardare velocemente l'ora sul telefono. Era arrivata la fatidica ora, dovevano andare verso la piazzetta che avevano scelto per l'incontro. - Dovremmo incontrarlo tra poco e, lì, scopriremo tutto. - disse senza perdere quel sorriso sul divertito andante. Quindi si avviarono verso il punto d'incontro. Tobias si doveva solo che tranquillizzare, anche se non era cosa facile. Ma almeno era di un agitato normale e non sembrava sull'orlo di una crisi di chissà che tipo. Per una volta, almeno.
    Kieran, per sovrastare l'agitazione, si era messo a giocare a qualsiasi cosa gli capitasse davanti. In pratica, aveva perso soldi ma anche vinto un pupazzetto. L'avrebbe regalato ad Alicia, quando sarebbe tornata da Berlino. Chissà perché aveva voluto andare dai suoi proprio in quel periodo. Non che avessero problemi, anzi. Ma non era il caso di mettersi a pensare a quello, aveva altro per la testa al momento. Per esempio, il prossimo incontro con Tobias. Molto prossimo, dato che era giunta l'ora. Ah, oddio, e adesso che faceva? Niente panico, era solo che un normale e pacifico incontro. Miriam gli aveva raccontato un po' tanto di questo fratellino e... e non appena lo ebbe davanti, fu subito chiaro quanto la ragazza fosse stata estremamente accurata nel descriverlo. Anche se erano passati anni, anche se poteva essere cambiato esteriormente, si riusciva a capire, a percepire quello stesso ragazzo che Miriam aveva descritto a Kieran. Era lì, era davanti a lui. Era così strano. Assomigliava così tanto a Miriam, sembravano così simili... Era strano, Kieran si sentiva strano al momento. L'agitazione era sparita, sul suo volto c'era semplicemente un sorriso. Un grande e sincero sorriso. Ce l'aveva fatta.
    Si avvicinò ai tre e, quando Tobias gli porse la mano, con fare piuttosto titubante, lui non ci pensò due volte a stringergliela, a stringergliela per bene, prima di fare una mossa avventata quanto voluta – almeno da lui. Abbracciò Tobias, di scatto, senza pensarci realmente. Lo fece quasi d'istinto e non riusciva a spiegarsi veramente il perché, sapeva solo che lo riteneva giusto in quel momento. - Scusami... E' davvero un piacere conoscerti... Conoscervi. - disse, rivolgendosi anche alla ragazza, porgendole la mano, e, poi, anche alla piccolina. - Io sono Kieran, Kieran Murphy, il nipote di Irina Berger. - si presentò, specificando l'ovvio, ma preferiva risultare ovvio piuttosto che instillare qualsiasi dubbio. - Mia nonna mi ha parlato molto di voi... E Miriam mi ha parlato molto di te... Non ci credo ancora di avere veramente l'opportunità di conoscerti davvero. - disse, prima rivolto ad entrambi poi solo verso il cugino. Kieran si sentiva peggio di un cane esagitato. Non gli capitava mai una cosa simile, era una sensazione strana quanto incredibilmente piacevole.
    Tobias, da parte sua, ci rimase letteralmente di stucco. Non se l'aspettava, non se lo immaginava. Il cugino, praticamente uno sconosciuto, lo aveva abbracciato, così a caso. E la cosa ancora più strana ed inaspettata fu la reazione del tedesco. Non lo allontanò, non scappò, non esplose in nessun modo. Lo fece fare, lo lasciò correre. Era lui l'alieno? A quanto pareva. Ma Tobias sorride, lievemente. - Il, il piacere è tutto mio. - rispose, cerando di rimanere calmo. Ma, mica facile era, sentendo quelle parole. Sentirle da lui, da Kieran, fu davvero un bel colpo – non in senso negativo. Miriam gli aveva parlato di lui, ne aveva parlato molto. Era così triste quanto bello. Era una sensazione strana, quella che sentiva il tedesco, come se volesse piangere ma non voleva farlo davvero. Sua sorella aveva parlato con quel cugino, quello che lei aveva conosciuto per caso, di lui. Aveva parlato di lui, del fratello che aveva dovuto abbandonare, quello che aveva lasciato indietro. Stava male, ma cercava di non darlo a vedere, non era il momento. No, era una fase superata quella. Sì, lo era. Però, ciò nonostante, aveva paura di fare qualche domanda in quel momento. Non sapeva che dire, cosa fare, come fare, perché fare. Rimase lì, con quel lieve sorriso, ad osservare quel ragazzo che sembrava essere veramente un normalissimo ragazzo – che aveva conosciuto sua sorella e l'aveva avuta vicino fino alla sua morte. Un po', sotto un certo aspetto, lo invidiava. Era un pensiero così strano? Probabile.

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    Che bello quel loro veleggiare tra alta e bassa marea, tra un picco di felicità e un abisso di dolore. Preferibilmente, sarebbe stato meglio se ora si fossero ancorati sulle alte vette di gioia, e lei aveva la ferma intenzione di fare da zavorra molto pesante e non farli risprofondare. Cioè, non erano mille volte più belli così? Uniti, sorridenti e sereni come una normale famiglia felice? Beh, certo, Tobias era agitato, era normale. Lo era anche lei. Non conoscevano ancora questo cugino, ma dalle premesse prometteva davvero bene. Eppure era anche giustificabile che un tocco di trepidazione rimanesse. Insomma, il tedesco e il parente non si erano mai conosciuti, e non si ritrovavano nelle condizioni più idilliache. Kieran rimaneva pur sempre colui che aveva convissuto con una morente Miriam, che chissà che discorsi aveva affrontato con lei. Molly doveva tenere un occhio e un orecchio bene aperti. Nel frattempo, conversava amabilmente con la sua zucca vuota preferita. Parlarono un po’ della trepidazione, paura, quello che era, che accompagnava e precedeva quell’incontro. Poi cercarono di comprendere se Kieran avesse o meno origini aliene. A lei sembrava di no. E dalla risata del tedesco le parve di capire che lui concordava con lei. Sorrise ampiamente, in risposta a quel delizioso spettacolo. - Naaah, se fosse stato un alieno, Mark l’avrebbe scoperto subito. Li riconosce ancora, i suoi simili - commentò con un sorrisetto più contenuto, ma doppiamente ironico. Perché sì, si era chiarita e aveva fatto pace con Markus e tutto il resto, ma il desiderio di prendersi un po’ gioco di lui – affettuosamente parlando – rimaneva imperterrito nella sua testolina. Ma non esagerò, eh. Sempre meglio rimanere nei limiti. Annuì in risposta al commento di Tobias, che aveva appena controllato l’ora, quindi si preparò per andare incontro al cugino. - Bene - chiosò semplicemente, stringendo brevemente il braccio del tedesco. Una specie di gesto di sostegno, un piccolo segno d’affetto. Niente di che.
    Raggiunsero il punto in cui si erano dati appuntamento con Kieran, e si ritrovarono davanti un ragazzo sorridente e probabilmente trepidante quanto loro. Fu un attimo, e i due parenti si ritrovarono abbracciati. Molly, come sicuramente Tobias, non aveva previsto il gesto, e le passò una rapida espressione meravigliata sul volto. Forse temeva di essere travolta a sua volta, non sapeva se era pronta per questo. Oddio, nella confusione di tenere a bada il tedesco si era dimenticata di essere coinvolta a sua volta nella vicenda. Si era scordata di pensare ai suoi sentimenti in merito. Oddio, esseri umani sconosciuti. Come si faceva? Come si procedeva? Va bene Tobias, va bene la sua famiglia, va bene Mark che ora era di famiglia, ma come si facevano ‘nuove amicizie’? Per fortuna ci pensò Kieran a interrompere questi stupidi pensieri, porgendole semplicemente la mano. E lei, forse per un vago impulso di sollievo, la strinse con molta energia e un larghissimo sorriso. Ah, non era difficile, dopotutto. Non era più la vecchia Molly, insomma. - Piacere reciproco, Kieran, davvero - rispose con sincera gentilezza, mantenendo il sorriso in volto. Sbirciò molto discretamente Tobias per assicurarsi che fosse ancora vivo, ma non sembrava esserci motivo di preoccuparsi – per il momento. Poi Kieran incluse la piccolina nella sua contentezza, e iniziò a gongolare – dentro. Fuori si limitò ad amplificare e rasserenare ulteriormente il sorriso. Quindi ascoltò le parole del ragazzo, non perdendosi quell’immediato accenno a Miriam e a quello che Miriam poteva avergli detto riguardo Tobias. Un piccolo campanello d’allarme vibrò nel suo cervello, ma anche in questo caso Tobias non sembrava riportare danni. Bene, molto bene. Nel dubbio, comunque, pensò di infiltrarsi con un intervento delicato. - Tua nonna è una persona straordinaria, davvero. Ci ha accolti e ci ha fatti sentire come a casa, non facendoci mancare nulla. È stata gentile fin dal primo istante - commentò sinceramente, con spontanea gentilezza. Insomma, era tutto vero. Ed era vera quell’impressione che le era rimasta di Irina. Con lei non aveva dovuto fingere, né farsi problemi per i suoi comportamenti un po’ freddi. Non ce n’era stato bisogno, perché Irina non ispirava freddezza.


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    Era, sotto un certo aspetto, strano che riuscissero a parlare, praticamente anche a scherzare, dopo tutto quello che era successo per colpa sua. Eppure, eccoli lì, tranquilli – più o meno – che parlottavano senza problemi su un futuro prossimo incontro con un cugino del tedesco mai visto né sentito. Non c'era scampo, comunque, alle meravigliose battute dell'inglese. Riusciva come niente a fargli dimenticare l'ansia e tutto il resto – almeno per un po'. Rise alla battutina ironica di Molly e, poi, si 'prepararono' per incontrare Kieran. Tutto calmo, tutto tranquillo, finché il nuovo arrivato non lo abbracciò. Insomma, era normale? Forse, poteva darsi? Ma importava al momento? No, neanche un po'. Doveva concentrarsi il tedesco, doveva concentrarsi sulla situazione attuale non su quello che quelle parole gli provocavano e tutti gli eventuali ricordi/pensieri. Doveva focalizzarsi sul presente.
    Kieran, da parte sua, era entusiasta, forse troppo. Ma non ci badò più di tanto. Tobias non si era irrigidito né tanto meno l'aveva spinto via, quindi aveva fatto una mossa avventata ma giusta. Sorrise, ampliò il sorriso come fosse un deficiente. Strinse la mano della ragazza e salutò pure la piccolina. Era tanto carina ed era pure tranquilla. Che tenera, chissà che anche la sua/il suo sarebbe stato così. - Mi ha raccontato un po' come vi siete conosciuti. Lei è fatta così e poi... volevate sapere di Miriam. Le ha fatto immensamente piacere essere d'aiuto in qualche modo per lei e per voi. - spiegò, senza che quel sorriso svanisse o sbiadisse in qualche modo. Era tranquillo, ormai. I due ragazzi sembravano persone a posto, davvero. Non aveva da temere nulla. E poi, Tobias era veramente come la sorella l'aveva descritto. Zitto zitto, come fosse nel suo mondo, ma a modo suo attento. Non ricevette alcuna domanda e lui non spiegò poi molto, non c'era tempo, purtroppo. Il suo cercapersone sembrava essere impazzito e poi ci si mise pure il telefono. E dire che doveva avere qualche ora libera ma, evidentemente, il dovere chiamava. - Scusatemi davvero per quest'incontro da toccata e fuga, ma il lavoro chiama. Possiamo sempre vederci un altro giorno, come e quando volete. - disse, rispondendo velocemente ad un messaggio. - E' stato davvero un vero piacere incontrarvi e conoscervi, anche se per così poco tempo. Spero ci potremmo rivedere presto. Scusate davvero. A presto... ciao anche a te, piccolina. - disse, scusandosi ancora, salutandoli e, poi, salutando velocemente anche la bambina con una leggera carezza sulla testa. Prima di volatilizzarsi completamente. A quanto pareva, doveva muoversi perché c'era parecchio lavoro da fare all'ospedale. Prima arrivava, prima finiva – sperava – prima poteva parlare con la sua ragazza e raccontarle tutto. Era felice, anche se era dovuto scappare via prima del previsto
    A dire il vero, Tobias aveva un sacco di domande da porre a Kieran. Aveva tante cose che voleva sapere, tante che voleva vedersi confermate, tante anche magari abbattute completamente. Ma non sembrava avere il coraggio necessario per porgere al ragazzo tutte quelle domande che vorticavano incessantemente nella sua testa. Come al solito, aveva un bel casino lì dentro e non riusciva a fare ordine neanche volendo. In suo aiuto, però, arrivò proprio il nuovo cugino... solo che annunciò la sua prematura dipartita causa lavoro. Ah, poteva comprendere una cosa simile. Poteva capitare, purtroppo. A lui era capitato, qualche volta. Sorrise, uno più spento ma pur sempre sorridendo. Insomma, non era deluso, era leggermente dispiaciuto ma anche sollevato. Era un po' strano da definire come si sentisse al momento. Ma non non si fece cogliere impreparato. Strinse la mano al ragazzo, accentuando leggermente di più il sorriso - Quando vuoi tu, mi, ci, farebbe piacere rivederti. - rispose, prima che Kieran si rivolgesse a Lyn. E no, no così non si faceva. Era sempre una botta tremenda di dolcezza, poteva restarci secco in quel preciso istante. La sua piccolina era la cosa più bella e dolce del mondo. Ma no, non era il caso di gongolare per la figlia, doveva concentrarsi sul cugino... che era già scappato. Ecco, forse gli ci rimase leggermente male. Aveva il teletrasporto per caso?
    Osservando il punto in cui credeva di aver visto Kieran sparire, iniziò a parlare - Mi sembra veramente una persona normalissima, non è di certo un alieno. Non stento a credere che Miriam andasse d'accordo con lui. Se è come sua nonna, cosa che mi par di notare, è una persona eccezionale. - il sorriso era sempre lì, leggermente malinconico, ma sempre lì. Sua sorella sapeva scegliere bene le persone. E se, aveva scelto di confidarsi con lui, c'erano sicuramente dei validi motivo. Un giorno, magari, li avrebbe scoperti. Ma, fino a quel tempo, anche solo sapere che lei fosse stata in compagnia di una persona come Kieran – e una come Irina – lo facevano stare meglio, decisamente meglio. Il peso che sentiva, si alleggeriva sempre di più.

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    Continuare a vivere all’ombra di quello che era successo tra loro sarebbe stato inutile. Sì, era comprensibile che qualcosa sarebbe cambiato, che qualche sfumatura nei loro atteggiamenti si sarebbe avvertita, ma lei era determinata a marciare sopra quelle macerie e a ristabilire un po’ di pace. Questo era il suo intento costante, ormai. E non cambiava mai. E in fondo era importante che andassero incontro al cugino di Tobias con serenità, come la coppia tranquilla e felice che dovevano essere. E così fecero. Kieran, da parte sua, fece del suo meglio per lasciare il segno e farli focalizzare su di lui. Abbracciò Tobias, poi salutò Molly e la piccolina come se avesse tutte le intenzioni di accoglierli come famiglia nella sua vita. Era carino, no? Cioè, superato il collasso iniziale per quelle dimostrazioni di affetto a cui non erano abituati, rimaneva carino, no? Non c’era niente di male in quello slancio di affetto, e superato il primo trauma, Molly poté intuire che era un segnale molto positivo. Sì, perché doveva significare che Miriam doveva aver parlato a Kieran di Tobias come una persona a cui volere bene. Questo era il pensiero che spontaneamente le era nato a seguito di quella visione, e avrebbe provato a capire in qualche modo se ci aveva visto giusto. Però, per non arrivare fin da subito a parlare di Miriam e di quello che poteva aver detto, lei mitigò la conversazione con un commento sincero su Irina – che poi era anche doveroso fare. Ascoltò con interesse la risposta di Kieran, sorridendo a sua volta. - E lo è stata, molto - ribadì con gentilezza l’utilità pratica di Irina, aggiungendola alle parole che aveva già speso per la sua disponibilità di cuore. Senza la donna, forse lei e Tobias ora sarebbero seppelliti accanto a Miriam. Ma questo era meglio non dirlo, così pensò di nuovo di fuorviare un tantinino il discorso. Miriam aleggiava troppo chiaramente sulle loro testoline, e Tobias sembrava ancora intento ad assimilare l’abbraccio. Non bisognava sovraccaricarlo. - Abbiamo saputo che la tua fidanzata aspetta un bambino. Tante congratulazioni - commentò quasi vivacemente – quasi, perché lei e la vivacità non erano propriamente vicine di casa. Ma, con un po’ di coraggio e preparazione, aveva intenzione di mostrare la sua apertura offrendo il suo aiuto. Dopotutto lei ci era appena passata, no? Che bello, era proprio bello – ORA – pensare alla gravidanza. Le piaceva l’idea di aiutare la ragazza di Kieran, e Kieran stesso.
    Ma non arrivò ad accumulare il coraggio necessario per fare questo nuovo passo, perché il cercapersone di Kieran fermò tutto improvvisamente. Come spiegò il ragazzo, si trattava di chiamate di lavoro. - Ah figurati, può succedere - convenne con tranquillità. Lei che aveva Tobias e Markus intorno lo aveva visto capitare parecchie volte, infatti sbirciò verso il tedesco, forse curiosa di capire come avrebbe preso la brevità del primo incontro. Era stato… facile. Troppo facile, in verità. Ma forse anche lei era un po’ sollevata. Spinta da tale pensiero, aggiunse - Abbiamo tutto il tempo del mondo, nessuna fretta -. Insomma, si sarebbero rivisti di sicuro, no? A meno che Tobias non sarebbe impazzito e avrebbe dichiarato di non voler mai più vedere il cugino in vita sua. Ma non trovava motivi plausibili per cui il tedesco dovesse avere exploit del genere, anzi, lui stesso espresse le sue speranze per un incontro futuro, per cui rinnovò il sorriso. - A presto, sicuramente - lo salutò ottimista, poi gongolò – sempre internamente – per le carezze alla piccola Lyn. Aww, era anche il suo passatempo preferito, coccolare lo scriccioletto. Non era dolcissimo? Sì, ma ora doveva focalizzarsi. Tobias. Come stava Tobias? Lo guardò.
    Beh, il commento prometteva bene. Si sciolse in un sorriso (di sollievo? Chissà), annuendo con rinnovato ottimismo. - Non è un alieno, no - rimarcò con più dolcezza, meno ironia. Poi divenne un tantino più seria, senza comunque perdere il sorriso. - Era circondata da belle persone - concordò, probabilmente conscia a sua volta del fatto che una convinzione del genere avrebbe potuto far bene al tedesco. Quanto sperava che i suoi tormenti pian piano svanissero… Era indecisa se aggiungere o no qualcosa. Da qualche giorno ormai utilizzava le parole con il contagocce. E forse proprio per questo si tenne per sé un commento su quello che le era parso di capire dalla breve ma intensa conversazione con Kieran, cioè che Miriam gli doveva quasi sicuramente aver parlato di Tobias. Tanto lo avrebbe scoperto in futuro, no? E poi intervenne la piccolina a farle chiudere definitivamente la bocca. Povera, era stata fin troppo brava a stare muta e ferma nella carrozzina per tutto quel tempo. In quel momento decise che semplicemente ne aveva avuto abbastanza, iniziando a piagnucolare. Così la prese in braccio e la cullò lievemente per farla tranquillizzare. - No, no, no. Basta così, basta così. Adesso vediamo tante belle cose colorate, sì? - interloquì ragionevolmente con la piccolina, ma alzando gli occhi su Tobias per vedere se gli andasse di muoversi un po’ in giro. Tanto poco bastava allo scricciolo, che con gli occhioni si era già fatta ipnotizzare dai colori delle giostre. Era proprio brava. Più o meno.

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    Kieran osservava, scrutava bene il cugino, senza dare troppo nell'occhio. Era lì che lo osservava, cercava di capire qualcosa, se magari avesse qualcosa da chiedere. Sicuramente l'aveva, ma non sembrava molto intenzionato a fare la prima mossa. Al ragazzo, venne da sorridere, ma si trattenne, solo una piccola ombra di sorriso si vedeva. Leggero, a ripensare a tutti i discorsi che Miriam aveva fatto, a quanto aveva parlato del fratello. E, adesso, Kieran ce l'aveva davanti in carne ed ossa. La ragazza gliel'aveva descritto in un modo piuttosto specifico, dettagliato. Quadrava tutto. Aveva visto pure le foto, alcune fotografie che la giovane si era portata dietro. In quelle immagini, Tobias era diverso, non solo perché più piccolo, ma era diverso. Non sorrideva sempre, ma quando lo faceva, anche se aveva un occhio nero oppure un polso fasciato, o comunque non era nelle migliori condizioni, sorrideva davvero. Kieran non provava compassione, pietà, o altri sentimenti che potevano essere letti come compatimento per un ragazzo cui la vita aveva fatto un torto dopo l'altro. No, Kieran per Tobias provava più ammirazione, oltre che sincero affetto. Sì, ok, non lo conosceva neanche per sbaglio, ma dai racconti di Miriam aveva provato a conoscerlo, per quanto gli riusciva. E, ora che ce l'aveva davanti e aveva l'opportunità di conoscerlo davvero, non voleva perdere neanche un momento. Molly, la ragazza di Tobias, si congratulò con lui per la notizia della gravidanza. Ecco, forse quello non se l'aspettava lui, come Tobias non s'aspettava l'abbraccio. Sorrise, quasi imbarazzato. - Eh sì, alla fine è successo ed è stata la cosa più bella che potesse capitarci, adesso. Grazie mille, comunque. - rispose, tra l'imbarazzato e il gongolante andante. Ci avevano provato un po' di volte senza successo. Poi, quando sembravano voler gettar la spugna, era accaduto. Erano stati fortunati, sotto ogni punto di vista.
    Avrebbe tanto voluto continuare a parlare, magari anche non subito di Miriam, se non fosse stato per il suo lavoro. Manco fosse un dottore, però anche gli infermieri venivano richiamati spesso, soprattutto in casi di emergenze – come in quel caso. Sorrise ai tre che aveva di fronte. Sorrise con sincera gratitudine, oltre che visibile felicità. Conosceva sua nonna e sapeva come riusciva a comportarsi con gli estranei. Ma, quando si trattava di Miriam, cambiava completamente e loro l'avevano conosciuta nel suo periodo migliore. Ne era felice, davvero. Quella ragazza, quella cugina, anche se era rimasta davvero poco con loro, aveva completamente cambiato le vite di tutti in quella casetta a Stoccarda. E Kieran ne era veramente felice. Era contento di aver avuto l'opportunità di conoscere sua cugina e, ora, era felice di poter conoscere il cugino, quello che lui reputava un fratello da anni, anche se non l'aveva mai davvero conosciuto. Li salutò, tutti e tre, piuttosto contento nel sapere che entrambi sembravano intenzionati a rivederlo. Era una bellissima cosa, per lui, davvero. Poi dovette proprio scappare, ma con l'intenzione di rivederli presto.
    Tobias ne aveva di domande ma aveva anche quel senso di freno che lo bloccava, senza un reale motivo – credeva. Non sapeva cosa fosse a frenarlo davvero. La paura di scoprire cose nuove? La consapevolezza di non conoscere davvero la sorella dell'ultimo periodo? Era mera paura, quella che lo bloccava da porre domande sensate – ma anche insensate, poteva porre tutte le domande che voleva, ma doveva porle! – al cugino. Ma ci pensò bene Molly a parlare e sviare l'attenzione da lui. Ascoltò quelle che i due si dicevano. Ah, che fortunato lui... ma lo sarebbe stato anche lui, no? Anche lui, un giorno, avrebbe avuto un figlio tutto suo, veramente suo? Non che ora non lo fosse, anzi, era, per conto suo, il ragazzo più fortunato della Terra ad avere Lyn. Ma, avrebbero anche allargato la famiglia e dato un fratellino, o sorellina o quello che veniva, alla piccola Lyn che riusciva a far gongolare sempre e comunque i genitori dato che attirava coccole anche dal cugino appena conosciuto. Ma, gongolamenti a parte, Tobias era stato davvero contento di poter conoscere, anche se in toccata e fuga, il cugino. Non era un alieno e sembrava davvero una persona meravigliosa, come Irina del resto. E poi... aveva passato gli ultimi mesi con Miriam. Fu solo quello – il costante pensiero di sua sorella – ad offuscargli il sorriso che aveva fino a poco prima. Ma, anche lì, intervenne la sua 'anziana saggia'. Com'era che si erano scambiati nuovamente i ruoli? Non era lui, prima che arrivasse Lyn, ad avere sempre qualche consiglio saggio da dare? Dov'era finita la sua 'saggezza'? Al momento era dispersa chissà dove nel tedesco. - Sì, lo era... almeno per un po' è stata felice. - rispose con quel sorriso tra il malinconico, l'infelice, il troppo pensoso e chissà che altro. Chissà, davvero, cosa stava macchinando il suo cervello in quel momento. Forse al fatto che lo fosse stata – circondata da belle persone – senza di lui, probabilmente, forse perché lui non lo era – una bella persona. Per fortuna, ma veramente tanta, che la piccola li distolse tutti da qualsiasi altro pensiero di qualsiasi genere.
    Grazie al piagnucolio e, poi, le parole di Molly, Tobias si ridestò da quel suo stato mezzo ameba. Dovevano fare qualcosa, no? Avevano un intero pomeriggio davanti, almeno finché la luce del sole li accompagnava. - Certo, abbiamo tante cose da poter vedere. La ruota, gli stand vari, con un sacco di pupazzi da vincere, dolci, colori, suoni. Di tutto. - cercò, in ogni modo, di tornare ad essere lo stesso di prima, senza ansie pensieri e chissà che altre brutte cose in mezzo. E ci riuscì, almeno parzialmente. Il sorriso che sfoggiava al momento, era davvero sinceramente felice di essere lì, anche dopo aver conosciuto il cugino. E niente, ora dovevano solo divertirsi e far svagare lo scricciolo piagnucoloso. - Però, essendo in maggioranza, dovete decidere voi da dove cominciare. - disse scherzando, ma anche seriamente. Insomma, lui non sapeva proprio da dove cominciare e, allora, l'aveva buttata lì, giusto per comodità. Lui era in minoranza, poteva tranquillamente seguire le sue donzelle senza il minimo problema.

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    Per una che era rimasta quasi quindici anni in silenzio stampa, saper gestire così tranquillamente una conversazione del genere dava da pensare. Ma la realtà nuda e cruda era che Molly era rimasta in disparte a osservare, a comprendere - prima di utilizzare a sua volta - quelle pratiche convenzionali che le persone usano tra loro per gestire le relazioni. Insomma, poteva essere rimasta fuori allenamento per un po’ – e i primi turbolenti approcci che aveva avuto con Tobias rappresentavano una prova schiacciante – ma non aveva mai perso di vista le relazioni interpersonali, almeno non quelle che le scivolavano accanto, sfiorandola di tanto in tanto. In altre parole: era una persona di buon senso – quando non andava personalmente in crisi – e come tale voleva aiutare la conversazione a non scappare mai dai cardini. Con niente di esagerato, solo piccoli accorgimenti, che poi tra l’altro erano tutte cose che voleva effettivamente dire, prima o poi, a Kieran. Ci teneva a spendere qualche bella parola su sua nonna, in più era sinceramente curiosa di informarsi sulla compagna. Era anche normale, visto che lei aveva da pochissimo dato alla luce una bellissima, stupenda, deliziosa bambina. Giusto per rimanere imparziali. Sorrise accomodante – senza derisione alcuna – di fronte all’imbarazzo di Kieran. Era comprensibilissima quella reazione, e lei non fece niente per aumentare quel breve attimo di difficoltà. Se tutto andava bene, avrebbe parlato direttamente con la ragazza di ‘cose da donne’. Ma apprezzò mutamente la soddisfazione che trapelava dal ragazzo. Ah, dopotutto non era una cosa bellissima, provare ad avere un figlio? La sua adorata Lyn era giunta un po’ (molto) a sorpresa, ma già pregustava il momento in cui lei e Tobias avrebbero deciso di darle un fratellino o una sorellina, e tutte le aspettative, e tutti i tentativi. Ma non era quello il momento di sognare e fare le fusa a occhi aperti. Anche se comunque ci fu opportunità di aggiungere ben poco, alla conversazione. Kieran fu costretto a salutarli prima del solito, causa lavoro, ma con la speranza reciproca di un futuro secondo incontro.
    Beh, era andata bene. Avevano avuto un piccolo assaggio, avrebbero continuato per gradi. Era la cosa migliore, visto ciò che Kieran rappresentava per Tobias. Dopo aver appurato che il cugino sembrava tenerlo in grande stima, era praticamente ovvio – almeno per lei – che Miriam avesse ampiamente parlato a Kieran del fratello. E questo avrebbe fornito al tedesco un po’ di aneddoti belli su di lei, un po’ di prove ulteriori al fatto che no, Miriam non l’aveva mai, mai dimenticato, ma forse anche un po’ di momenti tristi. E lì subentrava lei. Lo avrebbe tenuto d’occhio e non gli avrebbe permesso di fare cazzate, questa volta. Nel frattempo, poteva anche sorridere con tranquillità. Le venne spontaneo sottolineare quello che significava ciò che avevano appena scoperto. Ossia che Miriam si era rifugiata tra persone di fiducia e anche molto belle. Le avevano sicuramente dato il senso di pace che le sarebbe servito per trascorrere i suoi ultimi giorni. Il commento di Tobias le fece girare lo sguardo verso di lui. - È stata in pace - mormorò con dolcezza, guardandolo negli occhi. Non specificò se la sua fosse una semplice aggiunta, o una piccola correzione a quello che aveva detto il tedesco. Quella da cui Miriam prima e Tobias poi erano scappati non era la vita che volevano o desideravano, ma lei pensava che i due fratelli avessero comunque costruito dei brevi istanti di felicità, insieme. Insomma, il tedesco non doveva dimenticarselo, o pensare che Miriam fosse stata felice solo lontano da lui, ma lei non fece niente di più esplicito per ricordarglielo. Il suo nuovo ruolo era diventato quello: gli ronzava intorno come sempre, ma senza mai invadere i suoi spazi. Si sperava che le cose così potessero funzionare meglio.
    Poi la piccola Lyn iniziò a piangere e spazzò via tutto. Poverina, ora era il suo turno di ricevere un po’ di attenzioni. E non ci volle molto per ottenere il consenso di Tobias a muoversi un po’. Anzi, quell’elenco sproporzionato di cose da fare le ricordò i ‘vecchi tempi spensierati’. Il solito Tobias. Poteva piangere per l’emozione. Ma no. Si limitò a liberare una lieve risata nel momento in cui il tedesco riconobbe la maggioranza delle donne. Così, scambiò un’occhiata adorabilmente diabolica con la sua figlioletta, facendola saltare sul posto per scatenarla un po’. Com’era carina con gli occhioni acquosi di lacrime. E Lyn non rispose con un’occhiata altrettanto diabolica – poveretta, era ancora piccina e innocente – ma iniziò a lanciare manate a destra e a manca. Era un segno, no? - Senti senti. E allora direi proprio che dovrai darci dimostrazione di essere ancora in grado di vincere un pupazzetto. Anche Lyn ne merita uno. E poi dobbiamo capire se si trattava solo della fortuna del principiante - lo carezzò con la sua voce amabilmente sarcastica ma dolce al tempo stesso. La più pericolosa. Il sorriso, però, era tranquillo e ottimista. Ah, una boccata d’aria e di normalità. Ci voleva.


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    Tobias Neumann
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    Quella che, all'inizio, era sembrata come una burrasca in arrivo, non fu affatto tale. Fu veloce e tranquilla, farcita con un po' d'ansia quello sì, ma comunque facile. E chi se l'aspettava? Tobias no di certo, ma fu particolarmente contento dell'andare di quel breve, ma intenso, incontro. Insomma, aveva conosciuto il cugino, finalmente. Aveva scoperto, in velocità, che Miriam gli aveva parlato molto di lui. Che voleva di più? Magari sua sorella ma, dato che non poteva averla, si doveva accontentare per forza dei ricordi. E Kieran gliene avrebbe dati tanti, di certo. Che fossero belli o brutti, era suo diritto saperli, no? Ci sperava. Anche se sperava sempre che i belli prevalessero sui brutti, almeno per Miriam. Per quanto riguardava lui, se li creava da solo i 'brutti ricordi'. Ma, piano piano, li stava abbattendo tutti, pure quelli che si erano creati e abbattuti su di lui tutti in un colpo senza lasciargli scampo. I ricordi belli stavano aumentando e sarebbero aumentati sempre di più. Non era solo, non era disperso da qualche parte. Aveva una casa, una famiglia, alcuni amici, un lavoro che gli piaceva – dove stava anche per fare il passo in avanti – aveva una ragazza che più perfetta di così, non poteva chiedere, e poi aveva una figlia, praticamente piovuta dal cielo, che era la dolcezza unica. Cosa voleva, davvero, di più dalla vita? Ora finalmente la ruota stava girando dalla sua parte, non poteva continuare a mettersi i bastoni tra le ruote. No. E, dato che non era da solo, se lui se li metteva, c'era Molly che glieli distruggeva – sia bastoni che ruote/gambe.
    Dopo che Kieran se ne fu andato, ebbero un breve momento di riflessione, in cui commentarono molto distrattamente l'incontro. Sì, Miriam era stata in pace, almeno per un po'. Aveva Irina e Kieran vicino. Aveva avuto anche Bert, in quel suo sprazzo di fratello decente. Era stata fortunata, almeno per quell'ultimo periodo. Ed era giusto così, ed era giusto ricordarsela così. Ora, però, dovevano giustamente continuare a fare qualcosa che non fosse rimuginare sugli eventi del passato. E ci pensò Lyn a distrarli magnificamente. Poi ci si mise pure Molly e, così, Tobias si sciolse tornando – parzialmente – quello di un tempo, quello che ci provava in tutte le maniere a sorridere e non pensare troppo al resto. E ci riuscì, piuttosto bene anche.
    Si mise al servizio delle sue graziose donzelle e, se Molly aveva uno sguardo da Diavolo, Lyn sembrava un'acchiappamosche, con quelle manine che svolazzavano di qua e di là. Non poté far molto altro oltre che sorridere schifosamente alle parole della ragazza. Oh, lo stava per caso sfidando? Certo che era stata la fortuna del principiante, ma ora avrebbe vinto un pupazzo – due, tre, dieci, quanti servivano – a tutti i costi. Si sarebbe anche svuotato il conto in banca (non fino a quel punto) pur di vincere un pupazzo, degno di essere chiamato peluche, a sua figlia. Di conseguenza, ne doveva vincere uno anche per Molly. Perché se l'era imposto. Aveva tante di quelle cose da farsi perdonare... un pupazzo ovviamente non poteva aiutare molto ma, secondo lui, poteva essere un punto di partenza. Un altro. Sperava solo le potesse far piacere riceve un altro pupazzo... così, "a caso". - Bene, allora mi sa che sappiamo già da dove cominciare. - le informò con un sorrisetto, quasi impertinente. - Per di qua, ci sono le piramidi di barattoli da tirare giù con tre palline. - disse, distrattamente, mentre si avviava verso lo stand che aveva già adocchiato prima. Avrebbe vinto un pupazzo, ne avrebbe vinti due. Per quanto gli importava, poteva anche rendersi ridicolo davanti a tutti, ma un pupazzo per sua figlia – e per la sua ragazza –, l'avrebbe vinto. Cascasse il mondo.
    Arrivare davanti a quello specifico stand, gli faceva riaffiorare alla mente certi ricordi, che lo facevano sorridere come un ebete. Insomma, togliendo i messaggi minatori di sconosciuti – Bert, ma solo alla fine l'aveva scoperto – e brutte notizie da parte del meraviglioso fratello, quel pomeriggio era stato uno dei più bei pomeriggi che avesse mai passato, subito dopo aver conosciuto Molly. La sfida era stata bellissima e lui le aveva vinto – per puro miracolo divino – la carinissima scimmietta Tobi. Si ricordava ancora, come se fosse successo esattamente poco prima, come lei gli avesse preso la mano per portarla sul pancione per fargli sentire quanto la piccola peste fosse felice. Però, se continuava a ricordarsi tutte quelle bellissime cose, sarebbe morto per overdose di zuccheri e non avrebbe vinto proprio niente, tranne forse un biglietto omaggio per l'aldilà.
    Pagò il giro, prese le sue tre palline, si sistemò davanti la piramide, oltre il bancone e, dopo aver sorriso piuttosto da deficiente alle ragazze, lanciò la prima pallina. Riuscì a tirare giù pochi barattoli, ma era pur sempre il primo lancio. - Non me ne vado da qui senza un pupazzo. Quale vuoi? - quasi stupidamente, chiese direttamente alla bambina, come se potesse rispondergli. Ma non ci fece poi così tanto caso, era solo concentrato su quella piramide e sul suo secondo lancio che, per fortuna – o sfortuna – colpì solo un lato tirando giù un unico barattolo. Gli mancava ancora un lancio, non avrebbe mai vinto così. Pagò subito per un secondo giro, per la seconda piramide, anche se aveva ancora un pallina che, ovviamente, fallì nel colpire i barattoli. Poco male, aveva ancora tre nuovi tentativi.
    Era testardo, dannatamente cocciuto. Voleva un pupazzo e l'avrebbe vinto lì. Nemmeno il secondo giro, però, gli fece avere un peluche. Poco importava, poteva provare una terza volta. Confidava nella fortuna, ma anche nelle sue capacità. Non poteva davvero essere così scarso, era un poliziotto! Il primo lancio fu un quasi fiasco; il secondo, invece, tirò giù mezza piramide. Sorrise, ma non troppo. Non poteva dar segni di debolezza, la piramide lo capiva e la pallina lo poteva tradire. Con un'espressione più concentrata possibile, lanciò la sua ultima pallina contro quei pochi barattoli ancora in piedi.
    Come quel pomeriggio in cui aveva vinto la scimmietta, anche lì qualche barattolo gli fece perdere qualche colpo. C'era una cosa che gli piaceva e una cosa che odiava di quei giochi, ed era la stessa cosa. L'ansia di vincere/perdere all'ultimo. Quei barattoli che giravano su se stessi e non volevano cadere, lo facevano agitare come non mai. Quando caddero – dopo una mezza eternità – esultò in maniera più compatta, non saltò come la volta prima, si girò semplicemente verso le sue ragazze sfoggiando un sorriso dal re dei beoti. - La fortuna del principiante colpisce ancora. - che fosse stupido, era appurato, ma almeno si divertiva. Cioè, non che fosse divertente constatare la sua immane stupidità, ma insomma, se si divertiva da solo prendendosi in giro, che problemi c'erano? L'importante era divertirsi e non smontarsi come faceva di solito. Era un leggero passo in avanti, almeno per quel pomeriggio. Nel frattempo, uno dei suoi obiettivi del pomeriggio, era stato raggiunto con successo.

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    Quanti progressi che facevano. Ora avevano aggiunto anche un cugino alla loro modestia cerchia di amicizie e affetti. Si stavano proprio sviluppando come famigliola, eh? Voleva essere ottimista, e pensare che sarebbe andato tutto bene. Le basi c’erano tutte. Così, poté dedicarsi ad altro. Intervenne molto delicatamente nella fase di riflessione che seguì il congedo di Kieran. Diede una sua piccola opinione a Tobias, per fargli capire alquanto velatamente che la novità a cui era andata incontro Miriam era la pace, più che la felicità, perché quella l’aveva già testata con il tedesco stesso. E il fatto che Tobias non negasse, replicasse o protestasse, forse la faceva ben sperare. Forse. Ma ovviamente non osò insistere. Una cosa del genere non era contemplabile.
    Così, finalmente tornarono al presente, a quel pomeriggio. E dovevano occuparlo in qualche modo, no? A quanto pareva, Tobias voleva vincere un pupazzetto allo scriccioletto, e lei lo provocò subito affinché facesse vedere loro quello di cui era – e non era – capace. Ah, ora si sarebbero divertiti (o forse solo lei, chissà). Seguì il tedesco con l’eco di un’innocente risata. Sicché, sarebbero stati ancora una volta i barattoli e le palline. Dopotutto era giusto, sennò come facevano a constatare i miglioramenti o i peggioramenti di Tobias, con un gioco diverso? Si tenne Lyn in braccio e lasciò momentaneamente vuota la carrozzina, così la piccolina poteva godere meglio dello spettacolo. Anche lei pensò inevitabilmente alla piccola scimmietta Tobi, a tutta la baraonda – bella prima, meno bella poi – di quel giorno, ma stoppò ogni pensiero prima che fosse troppo tardi. Ora doveva concentrarsi sullo spettacolo presente. Il primo colpo non fu eccellente, ma bisognava ricordare che, nella precedente occasione, Tobias aveva fallato del tutto il secondo tiro di pallina, e poi era riuscito comunque a recuperare. Poi il tedesco si mostrò decisamente agguerrito, strappandole un’altra risatina sotto i baffi. Si rivolse addirittura alla bambina, che da parte sua voleva soltanto afferrare la pallina che il padre teneva in mano. Peccato che, se gliel’avessero data, sarebbe colata a picco insieme alla sua zavorra, visto che non poteva sostenerne il peso. Piccolo adorabile scriccioletto ancora così piccolo. Lei se la tenne ben stretta, osservandola con un misto di divertimento e dolcezza mentre si protendeva verso il paparino e la sua palla. Niente, non c’era verso di farla rispondere alla domanda. Pazienza. Ma come aveva fatto a resistere all’adorabilità con cui Tobias si era rivolto a lei? Ah, secondo la madre quella domanda e quell’espressione valevano tutta l’attenzione – e l’adorazione del mondo. Ma, insomma, madre e figlia avevano momentaneamente interessi discostanti. In futuro, magari, ne avrebbero riparlato. - Su, guarda che prode cavaliere è il tuo paparino - la invitò a quel punto, facendola saltellare appena, e al secondo colpo il prode paparino fece un mezzo fiasco. Evitò di ridersela ancora, aspettando, per quello, di vedere come Tobias già pagasse per il giro successivo. Per la serie: se manco lui crede in se stesso, come poteva lei tifare per lui? E infatti, il primo tentativo fallì. Quando anche il secondo andò a vuoto, non riuscì più a trattenersi. - Vedi, Lyn, è così che si riduce un uomo a causa delle donne. Guarda e apprendi, ricorda tutto, piccola mia, e non farti mai abbindolare da un comportamento simile - redarguì amabilmente la figlia. - … come invece ha fatto tua madre - dovette aggiungere poi, in tutta onestà. Lei, che si era fatta miseramente conquistare dalla scimmietta Tobi. Ma sua figlia invece doveva essere intelligente. Pff. E poi tanto mica Tobias perdeva per colpa dei suoi commenti diabolici? Nooo, vero? Si stavano solo divertendo. E lei aveva tanto amore per lui. E infatti, alla fine arrivò la tanto agognata vittoria. La piccola Lyn adesso era tutta presa da quei barattoli che erano caduti a terra. Insomma, smaniava dalla voglia di maneggiare un oggetto. Quindi perché non un più morbidoso peluche? Sorrise per il commento di Tobias, ma non andò più a prenderlo in giro. Decise di lasciargli un po’ di tempo come prode cavaliere. - Avanti, scegli un pupazzetto che sia degno per nostra figlia - lo invitò a quel punto, curiosa di vedere la sua scelta. Probabilmente per divertirsi ancora un altro po’. Giusto un po’. E poi si guardò intorno, esalando un lieve sospiro soddisfatto. - Bene, ora direi che possiamo far vedere la ruota girare a Lyn, sono sicura che le piacerà. Magari la ipnotizziamo e staserà dormirà di filato fino a domani - considerò con fare vivace e molto – troppo – ottimista. Ma tentar non nuoce, no? Così, attese un riscontro di Tobias per avviarsi, beatamente ignara che il tedesco potesse avere altre idee per la testa.


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    Passato Kieran, ora dovevano occuparsi il pomeriggio. Quindi, quale buon modo di occupare un pomeriggio se non quello di svuotarsi il portafoglio per vincere dei pupazzi? Certo che il tedesco aveva proprio idee strane e confuse, per quanto riguardava spendere saggiamente i propri soldi. Ma voleva vincere dei pupazzi, voleva farlo per Lyn, e per Molly. Così, accettò la sfida che la ragazza gli aveva lanciato e si portarono presto presso lo stand giusto, lo stesso di qualche mese prima. Ah, i ricordi, quanti ricordi. Belli o brutti che fossero, ora doveva solo che pensare al presente e al suo obiettivo: il peluche.
    Tobias era piuttosto convinto, concentrato, agguerrito pure, per prendere quel peluche. Sbagliò tiri, le palline non colpirono tutti i barattoli, ma non importava, si stava ugualmente divertendo. E Molly pure, date le punzecchiature che gli faceva. Ma erano davvero punzecchiature? Erano, finalmente, tornati a quel punto? Sì, a quanto pareva sì e la cosa faceva sorridere il tedesco in maniera indecente. Ovviamente cercò di non darlo troppo a vedere, quindi si concentrò sulle palline e la piramide, anche se non poté far molto dal sembrare meno idiota di quanto non fosse. Chiese alla bambina, quello scricciolo di circa quattro mesi, che pupazzo volesse. Come se lei potesse davvero rispondergli. Ma non ci pensò molto, lui continuava a pensare più alle palline e al futuro premio. Molly, invece, si stava divertendo parecchio, a prenderlo in giro. - Senti, guarda che io ero così anche prima. E poi, di che comportamento parli, io voglio solo vincere un peluche a nostra figlia. - disse, con fare quasi offeso ma sempre con un sorrisetto idiota stampato in faccia. Niente, non ci poteva fare niente. Poi Molly, con quelle parole successive, l'aveva steso. Ah la dolcezza lo avrebbe fatto secco, sicuro. - E non ti ho abbindolata in nessun modo, cara, semplicemente il fascino del vincitore di peluche era troppo forte. Non potevi resistere. - era ovvio, palese, concreto il fatto che fosse un idiota patentato. Ma si stava divertendo come non mai. E poi, se faceva ridere la ragazza, era ancora meglio.
    Dopo una tortura di attesa, per far cadere tutti i barattoli, ecco che la vittoria arrivò. La tanto agognata vittoria, dolce e fresca vittoria. E aveva pure il compito di scegliere il pupazzo. Ah, ma poteva essere più felice di così? Forse, ma al momento quello gli bastava e avanzava. Sorrise come fosse un marmocchio all'inglese e si mise ad osservare, uno per uno, i peluche a disposizione. C'erano pinguini, scimmie, panda, orsetti, tigrotti, volatili. Nemmeno un draghetto, che non serviva neanche, dato che ce l'aveva già Lyn. Li osservò ancora, intensamente, poi si voltò verso lo scriccioletto che aveva smesso di pensare ai barattoli e seguiva lui. Oddio, quegli occhietti verdi fissi su di lui, poteva schiattare dalla gioia. Ma no, doveva vivere e scegliere il peluche giusto. Ma quale? Prese due pupazzi – un panda e un pinguino –, li osservò, li tastò con cura – come aveva fatto con il draghetto che Molly gli aveva regalato per il compleanno –, poi mise via il panda e rimase con il pinguino. Il pupazzo era più grande di quello che aveva vinto a Molly, ma non troppo. Era adatto per una bimba come Lyn. Era compatto, ma morbidoso. Il becco era morbido e nemmeno sporgente, quindi non poteva essere pericoloso in nessun modo per la piccola. Le ali si alzavano ed erano morbide anche quelle. Era un cucciolo di pinguino imperatore cicciottoso. Era adorabile, proprio come la sa bellissima bambina, alla quale passò il peluche non appena l'ebbe scelto. - Credo di aver scelto quello giusto. - commentò con un sorriso iper addolcito nel vedere come lo scriccioletto 'schiaffeggiava' il suo nuovo pupazzo. Aaah se era bellissima. L'avrebbe stritolata in un abbraccio, ma era meglio evitare. Le punzecchiò leggermente la guanciotta, prima di occuparsi di Molly e di quello che aveva appena detto. - Eh, la... ruota? Che ruota? Ah sì, quella ruota. - disse, come se fosse appena tornato con i piedi per terra – che, di fatto, era così.
    Lui aveva altri programmi in mente ma, dato che era in minoranza e aveva dato via libera alle donzelle, doveva seguire i loro piani. Il suo, quello di vincere un peluche anche a Molly, avrebbe aspettato. Prese la carrozzina e assieme alle sue adorate donne, si avviò verso la ruota panoramica. Inutile dire che era bellissima ma, purtroppo, non bellissima tanto da fargli scordare quanto successo lì qualche tempo prima. Ah, che bello quando la sua mente non lo lasciava in pace neanche un momento. Neanche a dirlo, però, era pieno di gente quindi non riuscirono neanche ad andarci sulla ruota. Poco male, almeno avrebbe evitato di rivivere quei momenti che, in un certo senso, non lo rendevano molto fiero. Si voltò verso Molly con quel sorriso accennato – fin troppo facile da interpretare come 'falso tranquillo' – e, con nonchalance, si prese lo scricciolo in braccio. - Hai visto quanto bella e colorata è la ruota, eh? Ti piace, vero? Sì che ti piace. - disse indicando la ruota che girava, con fare altamente stupido – cosa che gli veniva immensamente bene e pure senza il minimo sforzo –, facendo saltare leggermente il suo scriccioletto che osservava tutto con occhi enormi. C'era poco da fare, era completamente innamorato di quel fagottino di felicità e dolcezza – come lo era della ragazza. - Dove andiamo adesso, Lyn? Andiamo a prendere un altro pupazzo per dare compagnia al pinguino? Oppure andiamo a prendere qualcosa da mangiare, giusto per assaggiare un po' di dolci? Eh, cosa facciamo, cosa facciamo? - chiese, nuovamente alla piccola sempre con quel fare da stupido tonto – il suo 'io' naturale –, girandosi poi verso Molly con l'ultima domandina. Tanto, comunque andasse, lui avrebbe vinto un altro pupazzo, anche due tre. Insomma, ora poteva dare sfogo al suo "Tobias bambino" che sembrava premere per uscire, proprio nel luna park, proprio come l'ultima volta.

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    Era una sensazione un po’ strana, ritrovarsi di nuovo accanto allo stand dei barattoli dopo quel discreto intervallo di tempo in cui era successo veramente di tutto. Per esempio, adesso avevano una figlia, e quella figlia era lì con loro, stavolta. Non erano più solo loro due, a tentare di costruire chissà quale strambo legame che nemmeno loro stessi sapevano definire. Ma in realtà non lo erano mai stati, solo loro due. Il destino aveva accelerato le cose fin dall’inizio, in meno di un anno completo era successo veramente ma veramente di tutto, tanto da bastare per una vita intera. Ma non a loro, loro sapevano di essere solo all’inizio. Lei in particolare sapeva che c’era ancora del lavoro da fare, forse ce ne sarebbe stato per sempre. Ma non valeva forse la pena di lavorare per piccoli, straordinari momenti del genere? Davanti a quello stand sembravano tornati davvero alle belle punzecchiature di un tempo, solo che ora erano una famiglia, che aveva fatto importantissimi passi avanti. Andando a convivere per davvero, tipo. Certo, avevano fatto anche minacciosi passi indietro, ma lei non avrebbe permesso ritirate di sorta. Fino a poco tempo prima non avrebbe mai pensato di poter essere così forte o, meglio, resistente, ma confidava di non cedere. Per il bene della famiglia.
    E quell’adorata combriccola stava dando spettacolo di fronte allo stand. Con Tobias che lanciava palline a più non posso e le donzelle che ‘commentavano’, ognuna a modo loro. Lyn principalmente voleva rubare le palline, la madre invece si stava divertendo un mondo a ‘provocare’ il paparino. Voleva forse prendersi il merito di aver fatto sbagliare almeno un tiro a Tobias, però poi non infieriva sul mancato bersaglio… beh, non proprio, almeno. La risposta del tedesco a quello che aveva mormorato a Lyn le strappò molto spontaneamente una risata, di gusto pure, che non riuscì a trattenere. Ah, era perfettamente, indiscutibilmente vero che Tobias era sempre stato così, anche prima. Non poteva negarlo… ma davvero non poteva? Al di sopra del sorriso, che divenne più contenuto, inarcò nonchalantemente le sopracciglia. - Ah, dici? Non ricordavo… Una volta sembravi così promettente… - mormorò con una scrollata di spalle, ma era perfettamente consapevole che la sua precedente risata mostrava che invece la pensava esattamente come il tedesco. Solo che era troppo divertente punzecchiarlo. Davvero, perché avevano smesso? Non potevano smettere, no. Poi dovette ‘arrendersi’ all’evidenza appena decantata da Tobias, con un sorriso vergognosamente innamorato. - È vero. Praticamente non avevo vie di scampo - ammise, rimanendo nello scherzo, ma il tono era più zuccheroso che ironico stavolta.
    Alla fine, la vittoria del pupazzetto arrivò. Diede a Tobias l’incarico di sceglierne uno, mentre lei ammirava l’impresa in religioso silenzio, seguendo le reazioni dello scriccioletto a quel nuovo approccio da parte di un pinguino selvatico. E Lyn non aspettava altro che avere qualcosa sottomano, quindi accolse il pupazzetto con la giusta foga distruttiva. Ma nessun pericolo, era troppo piccola e innocua per distruggere un peluche. Ridacchiò tra sé, osservando il suo adorato scricciolo che schiaffeggiava tanto dolcemente (?) il pinguino, quindi alzò lo sguardo su Tobias e annuì, in risposta alla sua considerazione. - È bello quasi quanto Tobi - gli concesse con un sorrisetto ambiguo, poi cercò di capire cosa fare dopo quella emozionante esperienza di vincita. Quando il tedesco tornò a collegarsi con lei, decisero di spostarsi verso la ruota. Carino era quando si perdeva ad ammirare la sua figlioletta.
    Comunque, arrivarono fino alla ruota per deliziare Lyn con un po’ di movimento e colori vari. Era un bello spettacolo, e tra quello e il pinguino lo scricciolo era bello che sistemato. Ma la madre stava scrutando principalmente il padre, di sottecchi, mentre rimanevano in zona per far svagare la figlia. Non si avvicinarono nemmeno perché c’era già un sacco di gente per salirci sopra, così rimasero in disparte. E, sì, il sorriso e l’espressione che ricevette da Tobias erano davvero come un libro aperto. O forse lei era ben allenata, chissà. Però, prima che potesse fare o dire qualcosa, fu il tedesco a muoversi, prendendosi lo scricciolo in braccio. Lei rimase a guardarli con un sorriso mesto e dolce, probabilmente felice di vedere quella specie di reazione ai ‘ricordi’. Perché era inevitabile che non spuntassero fuori. Ma era quello il senso di tornare in zona, no? Era stato Tobias a proporre il luogo, e lei pensava che fosse per cancellare i ricordi brutti – o meglio, assimilarli e renderli innocui al pensiero – e tenersi solo quelli belli. E sperava che ce l’avrebbe fatta, dopotutto. Soffocò a metà la risatina che aveva esalato mentre osservava padre e figlia ‘discutere’, e si avvicinò a loro. - Mmmmh, sì, sediamoci un po’ e uccidiamoci di dolci, così do anche da mangiare a Lyn - decise, in modo da cambiare aria e dare il biberon allo scricciolo – denudarsi all’aperto in inverno con pubblico no grazie. Con un leggero sorriso posò entrambe le mani sulle braccia di Tobias, accarezzandolo un po’. Era sicuramente poetico – per metterla così – questo nuovo modo di stargli vicino senza però parlare apertamente di quello che sapevano perfettamente stava passando per le loro teste. Chissà se avrebbe funzionato, però. Nel frattempo, stavano avendo un pomeriggio abbastanza pacifico. - Stavo pensando che dobbiamo farci qualche bella foto insieme a Lyn - propose, assolutamente random, con un sorriso angelico e desideroso. - Così ampliamo la nostra collezione - spiegò semplicemente, chinandosi per dare un bacino a Lyn mentre lo scricciolo era tornato a martoriare amabilmente il suo nuovo pinguino. Si sarebbe abbarbicata a Tobias per tutto il pomeriggio, ne era capace, ma non le pareva il caso. Così, prese la carrozzina e il controllo. - Bene, andiamo a mangiare allora - affermò, avviandosi verso le panchine e i dolcetti gnam.

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    Quello non era uno stand qualunque, era lo stand delle punzecchiature. Ah, le tanto adorate punzecchiature che, ora che erano tornate, si vedeva che erano mancate a tutti. La risata, quella risata poteva anche essere letale. Tobias si fermò dal lanciare le palline per voltarsi verso la ragazza solamente per potersi godere quello spettacolo divino. Molly che rideva era davvero una benedizione. Poi, ovviamente, non era Molly se non cercava di essere Molly, quindi ripartì con le punzecchiature. Dolci frecciatine. - Forse promettente è dire troppo. - sorrise, tranquillo, poi tornò alle palline che doveva lanciare. Dire promettente era troppo, secondo lui. Ma chi era lui per dire qualcosa? Dopotutto, non poteva mica sapere cos'avesse pensato davvero Molly le prime volte. O cosa pensasse davvero tutt'ora. Il fatto era che lui era sempre stato così... idiota. Ma erano dettagli che al momento non avevano tutta quella importanza come lui sembrava pensare. Ora doveva vincere il pupazzo, ancora. Doveva tornare "l'affascinante vincitore di pupazzi". No, non era un bambino di cinque anni, assolutamente no.
    Vinse e scelse il pupazzo per la bambina: un bellissimo cucciolo di pinguino imperatore passato sotto ai raggi x. Lyn sembrava entusiasta del pupazzo e lui sorrise all'affermazione della ragazza, riguardo Tobi. Il primo pupazzo, il primo regalo che aveva fatto all'inglese. Era sempre bello ritornare indietro nel tempo e ripensarci. Fino ad un certo punto. Poi, dopo essersi ricollegato con la Terra, decisero di andare verso la ruota panoramica, che ovviamente stava in un bellissimo luogo più affollato dei musei più importanti del mondo. Erano tutti lì e, anche con tutta quella gente, lui veniva catapultato a quel pomeriggio in cui si era ritrovato Bert davanti. Non doveva pensarci, doveva superarlo. Prese la piccola in braccio e si dedicò tutto a lei. Ah sì, dolci! Era tempo di dolci, pure Molly aveva dato il consenso.
    Quando rimise la piccola nel passeggino, mentre schiaffeggiava quel povero peluche, Molly tirò la bomba. Insomma, non poteva fare così, non era leale, non era giusto! Non riuscì a rispondere subito, riattivò il cervello solo quando Molly e la carrozzina erano già partiti. - Foto? Tipo... che tipo di foto? Io, tu e Lyn? Noi tre? Da poter magari appendere da qualche parte? - no, non aveva riattivato un bel niente, era semplicemente partito. Sorrise, un sorriso che andava seriamente da un orecchio all'altro. Inquietante. No, non era Joker, quindi non era così spaventoso. Tobias era semplicemente, irrimediabilmente, schifosamente felice che Molly avesse pensato a quello, alle foto. Chissà perché lui, invece, non ci aveva proprio pensato. - Sì, sì, sì. La cosa mi piace, dobbiamo farci delle belle foto con Lyn, sì. - ormai parlava già immaginandosi le tremila foto che avrebbero fatto.
    Si avviarono verso le panchine e lui decise di occuparsi del dolcetti. Insomma, non che lo decise chiedendo il parere alla ragazza. Non appena arrivarono alle panchine, lui si era già volatilizzato a cercare il dolci. E lui doveva avere venticinque anni. Ed era pure padre, ora. Non aveva l'aria di un venticinquenne, men che meno di padre. Ma, a chi importava? A lui no, non al momento almeno.
    Fece il giro di tutti i possibili stand di dolcetti, prendendo cose un po' di qua, un po' di là. Aveva un sacchettino pieno, tra caramelline, noccioline, mini frittelle e chissà quanti altri dolci. Se non li avessero mangiati tutti lì – cosa probabilissima – li avrebbero portati a casa, per più avanti. Ovviamente, però, non cercò solo i dolcetti, cercò anche una di quelle cabine per le foto istantanee oppure stand dove facevano foto divertenti. Con fare stupido, poco da cittadino di quella città e più da turista, chiese persino ai venditori se c'erano cabine o stand per fare foto. E c'erano. Aah, poteva essere più felice di così? Poteva, ma al momento era felice quanto bastava.
    Ritornò alla base e si sedette accanto a Molly. Lui stava già mangiando, era una causa persa. - Sai, ho visto che ci sono le cabine per far le foto e pure degli stand. Se vuoi fare una foto ricordo qui al luna park, possiamo farla. - si limitò, si contenne davvero tanto. Cercò di fare l'adulto, anche se gli veniva piuttosto male. Ma, almeno, non era esploso subito sparando tutto a raffica senza farsi capire da nessuno. Cercò di limitare persino la sua tremenda voglia di farsi qualche foto con lo scriccioletto e la ragazza. Era stato bravino.

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    Era sicuramente la presenza di quei bellissimi momenti di pace che permetteva loro di andare avanti, di lottare – ciascuno a modo suo – per difendere strenuamente quel legame e tutto ciò che ne conseguiva. O, almeno, Molly continuava a ripetersi questo. E quel pomeriggio era tranquilla – e molto divertita. Tobias stava offrendo a lei e alla figlioletta un degno spettacolo, tra palline lanciate a raffica e commenti tipici della sua indole sincera e beotamente adorabile. E lei, figuriamoci, non se lo fece ripetere due volte prima di lanciare qualche frecciatina ben smussata qui e lì. Si contenne però… più o meno. Ad un certo punto concluse il lancio di punzecchiature e attese che Tobias vincesse prodemente un pupazzetto per la mostriciattola. Fu un bel momento, tanto dolce e adorabile. Lyn se la spassava, di conseguenza Molly era spiritualmente appagata. Così, si spostarono tranquillamente verso la ruota panoramica, dove lei si dedicò piuttosto al paparino e ai suoi problemi intimi e reconditi. In realtà non fece nulla di visibile, lasciando che Tobias combattesse da solo i ricordi che quel luogo ispirava. Poi decisero di andare a mangiar dolci – c’era altro che sapessero fare meglio? Forse sì, ma non erano cose da fare al luna park. E comunque, Molly pensò bene di rendere il tedesco partecipe di quello che le passava per la testa. Era sicura che Tobias avrebbe apprezzato. Tempo addietro gli aveva trovato la fissazione delle fotografie, no? E si era riscoperta a sua volta una stalker molto abile, che aveva fotografato il tedesco in tutte le salse senza che lui nemmeno se ne accorgesse. Ma ora dovevano fare le cose per bene, perché bisognava rigorosamente immortalare Lyn e il suo faccino adorabile. Era un pensiero nato molto spontaneamente, semplicemente guardando lo scriccioletto all’opera. Era così adorabile che voleva preservarne il ricordo in ogni modo. Dopotutto i figli crescono sempre troppo in fretta, no? Dovevano approfittarne prima che fosse troppo tardi. Tobias le regalò un’altra reazione impagabile. Sforzandosi di non ridergli in faccia, nel tentativo corrucciò le sopracciglia in una finta espressione perplessa. - Mmmh, non so. Tu quanti tipi di foto conosci? Io andrei sul classico - lo punzecchiò con velata dolcezza mista a ironia abbondante, perché lei era cattivella ma non malvagia, su. Ma poi tutte quelle domande, l’ultima in particolare, furono troppo. Sorrise con affetto più palese, annuendo piano. - Sì, voglio una bella foto sul comodino - confermò, esprimendo la sua preferenza sul dove mettere tali fantomatiche foto. Ma non avrebbe certo opposto resistenza ad appenderle per tutta casa, tipo. Le andava più che bene. Su questo potevano tranquillamente unire la loro psicopatia con tanto amore. Si beò silenziosamente del momento in cui Tobias finalmente mostrò la sua soddisfazione per la proposta, sciogliendosi interiormente con molta dignità, e in risposta lo gratificò di un sorriso dolce e contento, semplice ma diretto. Bene, avrebbero fatto belle foto. Nell’immediato presente avrebbero mangiato buoni dolci. Andava tutto perfettamente.
    Prese posto sulla panchina e osservò il tedesco che si allontanava con un sorriso rimbecillito, poi si occupò del suo adorato scricciolo, dandole il biberon. La piccolina si lamentò giusto un po’, evidentemente più abituata alla ‘cucina classica’, ma poi pappò tutto il suo latte in religioso silenzio. E silenziosamente Molly rifletteva sul futuro, tra un sorriso distratto e un incresparsi di sopracciglia fugace. Qualsiasi nuvola ancora un po’ grigia, l’avrebbero soffiata via. Voleva essere ottimista. E, a proposito di ottimismo spropositato, Tobias tornò con una scorta invernale di dolciumi e una proposta istantanea. Le fu impossibile trattenere lo sbuffo di risposta che le era salito in gola. Dopo la risatina inarcò un sopracciglio, evitando persino di fare commenti sui dolci – in fondo non le dispiaceva mica assaggiare un po’ di tutto. - Ma non ti si può dire proprio niente? - gli domandò con un sorrisetto ironico. In casi come questi Tobias sembrava proprio un bambino troppo cresciuto. Ma era infinitamente meglio questo Tobias che quello che non le parlava né faceva niente di niente. - La foto ricordo sarà la prossima tappa - si addolcì ufficialmente infine, stendendo il sorriso in uno più innocente e sinceramente affettuoso. Era ovvio fin dall’inizio che gliel’avrebbe data vinta. Sarebbe stato bello avere un ricordo di quella giornata, di quel ritorno al luna park meno traumatico – a meno che un evaso Bert non fosse comparso improvvisamente davanti a loro, ma si confidava vivamente di no. Magari un ricordo di quell’ennesimo nuovo inizio, dopo un periodo di sobbalzi. - Però devi condividere qualcosa di buono - tornò a parlare vivacemente, cercando di sbirciare tra i dolciumi selezionati da Tobias. Alla linea ci avrebbe pensato poi, su.

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    Vinto il pupazzo e vista la ruota panoramica da lontano, quello che avevano deciso di fare dopo era mangiare un po' di dolci e stare comodamente seduti su una panchina. Non era male come programma. Magari poi avrebbero (avrebbe) vinto altri pupazzi o semplicemente fatto altre figure da ritardato. In ogni caso, come pomeriggio, sembrava procedere splendidamente. Se poi ci si metteva pure Molly a fare proposte indecenti – non che lo fossero davvero, dai – sul fare foto con e alla piccola scricciola. Beh, Tobias poteva morire felice. E, ovviamente, lui doveva fare la figura del beota puro, capendo dopo il significato di quella proposta e facendo, poi, mille mila domande. Alla presa in giro palese della ragazza, lui fece semplicemente una smorfia, per poi sorridere come un cretino patentato. Cretino, ma felice. - Sul comodino, appese alle pareti, dove vuoi. Me ne attacco anche una in fronte. - disse ridendo già immaginandosi cose, le quali non erano un bene. No, non doveva immaginare troppo altrimenti avrebbe ricoperto le pareti di foto. E poi nessuno gli risparmiava una bella stanza in isolamento all'ospedale psichiatrico.
    In questo breve lasso in cui poteva già immaginarsi un futuro da fotografo improvvisato con soggetti le sue donzelle preferite, se ne andò in cerca di dolci – e di qualche info utile su macchinette e stand fotografici. Non perse tempo, in nessun modo. Aveva un sacchetto belli pieno di dolci anche per il letargo (che nessuno dei tre avrebbe mai fatto) e con tante belle idee per il prossimo futuro. Insomma, in quei pochi minuti in cui Molly dava da mangiare allo scriccioletto bello, la sua mente aveva già partorito troppo per i suoi gusti.
    Tornò trionfante dalle sue ragazze con la proposta e non poté che osservare stupidamente innamorato quella bionda ridere delle sue parole. Quella risata a dir poco killer. - No, dovresti saperlo ormai. - commentò con un leggero sorriso che doveva sembrare da furbo, ma il risultato fu semplicemente una sorta di sorriso beota. Il suo vero 'io', quello beota, idiota allo stato puro. E quando l'inglese gli diede persino l'approvazione, intensificò il sorriso come neanche un marmocchio poteva fare. Già non vedeva l'ora di farsi qualche foto ricordo così, random. Ah, com'era bella la vita, vero? La sua, al momento, lo era davvero, doveva semplicemente non darsi la zappa sui piedi. Quando la ragazza cercò di vedere cos'avesse portato loro, le avvicinò il sacchetto tirando fuori un dolcetto - Guarda, ho anche trovato le mini frittelle, nello stesso posto in cui le avevamo prese la volta scorsa. - disse, passandole sotto al naso il dolcetto, per poi addentarlo senza pietà. Insomma, ormai Molly doveva aver capito perfettamente di avere a che fare con un completo deficiente che rischiava di regredire troppo mentalmente in posti simili – e o in determinate circostanze che non prevedevano luna park o simili.

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