Way up in the air, you're finally free and you can stay up there right next to me

- Tobias e Molly -

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    Tobias Neumann
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    La primavera era giunta piuttosto in ritardo. Il caldo tempo primaverile non era arrivato come tutti speravano, ci aveva messo un po' per farsi vedere. Ma non era per forza un male. Il venticello fresco andava più che bene, soprattutto quando il sole era alto in cielo e non c'era l'ombra di una nuvola.
    Con l'arrivo della primavera, era giunta finalmente anche la tanto attesa promozione che Tobias cercava di avere da un po'. Si era impegnato tanto, ci aveva messo tutto se stesso e, anche se al primo – secondo e terzo – tentativo non era andata in porto, al quarto era finalmente passato. Aveva superato l'esame. Detective, aveva superato un altro scalino. Si poteva dire che il sogno di una vita era stato realizzato. Era davvero quello che voleva? Sì, era esattamente quello che voleva. Sapeva, però, che le cose non sarebbero state semplicissime. Insomma, non era più un poliziotto normale, ora era un detective. Era uno scalino più in alto e doveva ancora rendersi realmente conto di essere arrivato finalmente dove voleva arrivare. Detective, ancora non ci credeva.
    Però, assieme alla promozione, era giunto anche un trasferimento. Il suo. Lo avevano spostato in un altro distretto. Perché? Perché dall'altra parte c'era carenza di personale e quindi si era dovuto fare un piccolo spostamento. Questa cosa, però, non se l'aspettava. Nel distretto attuale conosceva tutti, sapeva come funzionavano le cose. Aveva Markus lì. Che avrebbe fatto da solo nell'altro distretto? Ce l'avrebbe fatta davvero a fare un buon lavoro anche nel nuovo posto di lavoro? Sì, certo. O almeno era quello che continuava a ripetersi. Un po' di ottimismo lo doveva pur avere anche lui, no? Dopotutto, ora come ora, la sua vita faceva tutt'altro che schifo. L'unico suo vero problema era che doveva ricominciare tutto da capo. Doveva realmente imparare ad essere più socievole. E dire che lui pensava di esserlo diventato davvero ma, non appena messo piede nel nuovo posto di lavoro, aveva amaramente scoperto di essere scarso in una maniera allucinante. Neanche fosse alle prime armi. Anche se, pensandoci bene, era praticamente così.
    Così come aveva fatto con Molly, con i genitori di lei, con Markus, persino con suo cugino e la sua ragazza, poteva farcela pure con i nuovi colleghi. Doveva solo impegnarsi un po' di più o, molto semplicemente, essere se stesso. Più facile a dirsi che a farsi, ma l'importante era non abbattersi e andare avanti. Prima o poi, i risultati li avrebbe visti.
    Primavera, domenica. Giorno libero, bel tempo. Quale buon modo per passare una bella domenica, se non passarla con la sua piccola e nuova famiglia? Certo, Molly era a casa di domenica, Lyn era ancora troppo piccola per andare in asilo – e di domenica non si andava in asilo – e pure lui era a casa. Ma dovevano proprio restare a casa? No, per quel motivo aveva proposto di fare una cosa, che sperava potesse piacere anche alle sue bellissime donne. E infatti, sembravano più che apprezzare la proposta. Un bel picnic domenicale lungo al fiume – sperando di non esser attaccati da cigni volanti.
    Il suo tempismo non era il massimo, dato che aveva proposto il picnic la domenica mattina stessa, ma non c'erano veri e propri problemi, non era difficile preparare il tutto. Non serviva poi molto. Si erano svegliati piuttosto presto perché la piccola Lyn era ormai la loro sveglia giornaliera che sembrava impostata sullo svegliarsi verso l'alba. Così, mentre una si occupava della figlioletta, l'altro si occupava di tutto l'occorrente del picnic – poi con qualche aiuto della ragazza, perché lei sapeva sempre dove trovar tutto, mentre lui si perdeva anche nella sua stessa cucina-dispensa.
    Preparato tutto, sia per il pranzo che per la piccola, ecco l'allegra famigliola pronta per il loro primo picnic di primavera. Non si capiva chi era il più contento tra i tre, ma forse si poteva intuire fosse il paparino ancora bambino dentro. Dettagli, erano solo dei piccoli dettagli.
    Per arrivare lungo il fiume decisero di andare a piedi. Era una bella giornata, il sole era alto anche se c'erano un po' di nuvole. Tirava un leggero venticello, si stava bene. Per quella giornata il tedesco aveva scelto di vestirsi in maniera piuttosto casuale, come al suo solito dopotutto. Jeans, maglietta semplice bianca a righe blu e sopra una giacca di jeans di tonalità poco più chiara rispetto ai pantaloni. Stavolta niente draghetti in vista da parte sua, anche perché per quello c'era Lyn con il pupazzeto.
    Tobias aveva proposto il picnic e, senza dar tempo a Molly di magari scegliere la destinazione, decise subito anche quella.Aveva già in mente dove andare, chissà se all'inglese avrebbe fatto piacere. Giunsero a destinazione in poco tempo e, da come potevano notare, non erano stato gli unici a decidere di fare un picnic lungo il fiume. Il posto era lo stesso che Molly aveva scelto per festeggiare il suo compleanno, dove si erano dati battaglia a suon di panna in faccia. Quella sì che era stata una giornata da ricordare, per diversi motivi che facevano sorridere il tedesco come un demente, molto più del solito.
    Presero posto nei pressi di un gruppetto di alberi, abbastanza vicino alla riva del fiume e accanto ad una panchina. Iniziarono a sistemare il telo, i bicchieri e via così, solo che lui si perse velocemente a spupazzare la figlioletta che era cresciuta tanto tanto. Era il suo demonietto e si vedeva quanto fosse simile alla mamma. In più quegli occhietti da diavoletto con l'aureola lo uccidevano sempre e comunque.
    Ora che avevano sistemato tutto e lui si era spupazzato a dovere la piccolina, potevano iniziare a godersi quella bella domenica – senza cigni all'orizzonte.

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    La cara Monaco non era poi così diversa da casa sua, dopotutto. Con il meteo si era integrata alla perfezione, perché c’erano molte similitudini tra la sua città natale e quella di adozione. In entrambe, per esempio, il bel tempo si faceva sempre attendere, come una gran signora, ma a lei importava poco. La fredda e glaciale fanciulla inglese non aveva mica bisogno del sole. Però la nuova mammina dolce e gentile sì. Chi l’avrebbe mai detto, ma anche Molly adesso sorrideva alle belle giornate, alle nuove occasioni, alla vita, a tutto. Veri e propri passi da gigante. Ora che aveva finalmente trovato la sua ragione di vivere, si interessava anche a tutte quelle cose che un tempo non considerava nemmeno. E la sua ragione di vivere si racchiudeva principalmente in due personcine: una era un tedesco squinternato e adorabile, l’altra la bambina più bella e pazza e dolce del mondo.
    Per quanto riguardava il tedesco, non poteva che reputarsi soddisfatta. La loro relazione non era mai stata facile, mai, nemmeno prima ancora che effettivamente cominciasse, ma da un po’ di tempo avevano ingranato e trovato una sintonia che aveva portato un po’ di sana pace nella loro famigliola da poco formata. E quindi, dopo essersi lasciati alle spalle ottantamila problemi, avevano avuto finalmente l’occasione di pensare al futuro. Così facendo Tobias era riuscito a ottenere la sua tanto agognata promozione, per la quale, dopo che il tedesco era stato costretto a sputare il rospo con lei, avevano lavorato insieme. Molly lo aveva sostenuto in tutti i modi, ma il tedesco andava benone. Invece di avvilirsi, com’era sua specialità, stava iniziando ad assaporare la persistenza e la positività. Cose sconcertanti, ma molto, molto gradite. Ed era convinta che i risultati sarebbero arrivati di conseguenza.
    Certo, anche lei era rimasta un momento sconcertata per il trasferimento di Tobias, e solo un pochinino preoccupata. Ma era una donna di malafede, perché il tedesco sembrava cavarsela bene anche in questo caso. Senza Markus era la fine di un’epoca, lo sentiva anche lei, ma non c’era sfida più intrigante di affrontare una nuova fase della vita in un’atmosfera del tutto nuova. Lei ne sapeva qualcosa. E poi tanto Markus non se lo sarebbero mai scollato di dosso. Per fortuna. O sfortuna, a seconda dei casi.
    Anche lei, finita la maternità, aveva dovuto affrontare una grandissima sfida: tornare a lavoro e separarsi da Lyn. Nei giorni precedenti il suo ritorno era stata tentata almeno cento volte di chiamare il capo e licenziarsi. Ma non si poteva fare, quindi si era limitata a spupazzarsi Lyn a dosi raddoppiate. Il distacco era traumatico, purtroppo non poteva non esserlo. Ma almeno le cose si stavano sistemando anche per lei. Ora che aveva scoperto di essere umana come tutti gli altri, anche lei aveva aperto gli occhi e scoperto che i colleghi erano degli esseri umani come lei! Fenomenale. E ora che Tobias le aveva dato il buon esempio, aveva deciso di provare a sua volta a fare le cose diversamente. Aveva fatto qualche amicizia, più o meno, pressappoco, e grazie a una gentilissima collega aveva trovato la babysitter perfetta per Lyn, nelle poche ore in cui doveva lasciarla – orrore – da sola. Ma non c’era giorno in cui non si affrettasse a casa, portandosi miriadi di fogli e documenti dietro in modo da continuare il lavoro a casa. Per il suo capo non c’erano problemi, soprattutto ora che si era mostrata più amichevole con tutti e lo aveva conosciuto meglio. Si era persino paurosamente parlato di fantomatiche uscite a quattro con lui e la compagna, almeno finché la coppia non era andata in crisi e lei si era dovuta improvvisare psicanalista privata. Lei, proprio lei. In ogni modo, la depressione del boss non cambiava le cose, e Molly riusciva comunque a passare buona parte del suo tempo con Lyn e, quando tornava, il paparino.
    E proprio Lyn, il suo piccolo demonietto, l’aveva fatta rimbecillire ufficialmente del tutto. Stava diventando una bimbetta già troppo grande per i suoi gusti, con due espressivi occhioni verdi e una marea di capelli biondi. E pensare che all’inizio aveva solo due pelucchi. Deliziava le orecchie dei genitori con fantastici versi, che ogni tanto entrambi interpretavano come parole. C’era un bisticcio continuo su quale parola, se ‘mamma’ o ‘papà’, Lyn avesse detto per prima. Naturalmente ognuno protendeva per la sua versione dei fatti. E di lì a poco quel mostriciattolo avrebbe mosso i suoi primi passi! Troppe emozioni.
    I giorni preferiti di Molly erano, chiaramente, quelli in cui poteva stare insieme alla sua famigliola al completo. Quella domenica Tobias aveva azionato il suo cervello di bambino impenitente per organizzare al volo una gita sul fiume. E chi era lei per smontargli i sogni? Proprio nessuno. Anzi, ci aveva preso gusto. Grazie al lavoro di squadra – ossia, Lyn che molto gentilmente si offriva come sveglia personale, e Tobias che era sempre pronto a dare una mano – uscirono di casa abbastanza presto, nonostante l’uscita fosse un’improvvisata.
    Molly aveva indossato la sua prima gonna dell’anno, smettendo per un po’ i suoi abiti austeri da madre in carriera, o semplicemente i suoi lugubri pantaloni neri per tutte le occasioni. E stavolta poteva anche concedersi qualcosa che non fosse premaman, anche se allattava ancora il demonietto. La piccola evidentemente non si accontentava delle miriadi di pappette che le preparavano. In ogni modo, era una bellissima giornata.
    Si fece guidare da Tobias verso il posto designato, sorridendo silenziosamente dinanzi alla scelta evidentemente mirata da parte del tedesco. Ah, quella era una bella zona in cui fare un picnic. Decisamente bella. Ispirava cose belle, ma anche un po’ folli. Chissà perché. Non disse niente, perché la sua espressione parlava per lei. Era chiaro che riconoscesse il posto, così come era chiaro che Tobias lo sapesse. Era tutto così chiaro che si perse piuttosto in mille pensieri silenziosi, probabilmente rivivendo i momenti clou di quella bellissima giornata di quasi un anno prima. Wow, era davvero passato quasi un anno? E pensare che in quel giorno ormai lontano la piccola riposava tranquilla nel suo pancione, mentre adesso era lì con loro. Quante cose erano cambiate. Naturalmente per il meglio. Quando ebbero finito di preparare tutto, concluse i suoi ragionamenti mentali con un sospiro pacifico e si avvicinò a padre e figlia per farsi spupazzare un po’ a sua volta, poggiando la testa sulla spalla di Tobias. Fu solo un attimo di malinconia, niente di grave, perché presto si riprese e tornò serena e normalissima. - Allora, qualche novità da parte di Markus su come vanno le cose senza di te, in centrale? - domandò con un’occhiata al tedesco, pensando prima di tutto a sfamare quell’adorabile demonio che avevano come figlia.


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    Era una domenica perfetta da passare lungo il fiume a rilassarsi e spupazzare l'adorata figlioletta. E magari anche la mamma dell'adorata figlioletta, se restava tempo. Ma per spupazzare le attuali donne della sua vita, c'era sempre tempo.
    Dopo essersi coccolato la figlioletta, ecco arrivare Molly. Che si sentisse lasciata indietro? Poteva anche essere dato che quando Tobias si perdeva a giocare con la figlia, lo si perdeva completamente. Soprattutto dopo che il suo povero braccio era tornato operativo al 100%. Tornò presto alla realtà, non per l'arrivo della ragazza nel quadretto, ma per l'amata sberla in faccia che ricevette dalla bambina quando questa si accorse della madre.
    Ah, povera faccia del tedesco sempre presa di mira dalle manine di Lyn. Ascoltò la domanda della ragazza, avendo ancora in braccio la piccola, perdendosi per qualche secondo ad osservare il fiume. La piccola passò alla madre e lui sbuffò leggermente, prima di girarsi verso di loro con un sorrisetto. - Sue testuali parole "manca avere il pinguino di turno in centrale". - disse ridendo. Markus era sempre Markus, in ogni occasione.
    Si sistemò all'indietro, posando il peso sui gomiti. C'era parecchia gente al fiume, eppure loro erano riusciti a trovare quel posticino tranquillo. Si voltò nuovamente verso Molly e, dopo un qualche momento di silenzio, riprese a parlare. - Bene, da quello che mi ha detto, le cose vanno tranquille. Però, a quanto pare, alcuni colleghi si chiedono ancora come mai solo io sia stato trasferito. - scrollò lievemente le spalle in contemporanea all'ultima parte della frase. Se lo chiedeva pure lui, ma era andata così, l'aveva accettato e ora doveva andare avanti. - Gli manca, più che altro, il fatto di potersi vantare delle visite della sua "nipotina". - aggiunse ridendo leggermente più di prima. Ah beh, anche a lui mancavano le visite a sorpresa di Molly e Lyn sul lavoro ma, dato che anche la ragazza aveva ripreso il suo, non potevano averne altre. Non così spesso almeno.

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    La figlia e il paparino che giocavano insieme erano indubbiamente il suo spettacolo preferito di sempre. Adorava il modo in cui Lyn diventa ancora più irrequieta quando c’era Tobias di mezzo, e adorava il modo in cui il tedesco si perdeva per ore nel loro piccolo mondo. Questo ovviamente non le vietava di reclamare la sua parte, quando necessario. Come in quel momento, in cui si avvicinò al duo e mandò in fibrillazione la piccolina, che per somma gioia di tutti piazzò una delle sue proverbiali manate in faccia al tedesco. Non che Tobias se ne lamentasse, chiaramente.
    Mentre parlavano di Markus, sempre nei loro pensieri, Molly prese in braccio Lyn e ne approfittò per farle mangiare un bel frullatone di verdure, così poi sarebbe toccato a loro riempirsi la pancia. Non poté non sorridere sentendo le testuali parole di Mark, non aspettandosi niente di diverso. - Come se non lo sapessimo che si è chiuso in bagno a piangere, come minimo - commentò con una vaga risata, cercando di imboccare la temibile Lyn evitando i mulinelli che aveva per braccia. E aprendo anche la bocca in modo imbecille nella speranza che la figlia seguisse il buon esempio – magari non proprio uguale uguale, ecco.
    Si girò poi verso Tobias per ascoltarlo, e un po’ anche per guardarlo e basta, insomma. Quella posizione ispirava panna in faccia. Cercò di riflettere a sua volta, comunque, sul quesito che si erano posti un po’ tutti in centrale, e non. - Forse proprio perché eri nuovo al lavoro, e non ti eri ancora costruito una base, hanno deciso di spostarti direttamente. Chissà - chiosò, non affaticandosi a formulare altre ipotesi. Ormai era andata, no? In fondo non l’avevano mica mandato in galera. Tobias aveva ottenuto il lavoro dei suoi sogni, su. - Non penso che, comunque, l’altra centrale fosse così vuota. Forse non serviva tanta gente - aggiunse, ora spostando anche lei gli occhi sul fiume, mentre Lyn giocava a centrare il cucchiaino con una manata. Chissà se era proprio il fiume o la discussione specifica, ma anche lei si fece trasportare da qualche pensiero silenzioso. Solo che si scrollò tutto di dosso e riprese ad ascoltare il tedesco, sorridendo di nuovo. - Ah, per questo non deve preoccuparsi. Prima o poi io e lo scricciolo gli faremo una sorpresina, così non potrà lamentarsi - affermò, naturalmente senza dare indicazioni di tempo. Sperava di avere l’occasione, e chissà che non sarebbe arrivata presto. Magari un giorno si sarebbe portata così avanti sul lavoro da avere effettivamente una mezza giornata completamente libera. Anche se in realtà le cose erano un po’ confuse, ultimamente, dove lavorava lei. Ma insomma.
    - E qualche novità dai nuovi colleghi? L’hai già trovato il Mark--- piantagrane della situazione? - domandò sempre col sorriso, parlando alla leggera di un argomento solo un pochinino delicato. Ma era così che dovevano prenderla. E poi la giornata era così bella. Al punto che Lyn quasi centrò il cucchiaino in un momento di sua distrazione. Ma non avrebbe più avuto la possibilità di provarci, il demonietto.


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    Chissà perché, alla fine, si finiva sempre a parlare di Mark. Poveraccio, probabilmente viveva con un singhiozzo perenne. Ma, in fondo, era anche piacevole parlare di Markus. Forse.
    Rise immaginandosi la scena. Sublime, da ricordare, se mai fosse successa davvero. Non sapeva bene come l'avesse presa davvero l'amico, ma sicuramente non così teatralmente. Anche se... stavano parlando di Markus dopotutto, poteva succedere veramente di tutto. Voleva rispondere in qualche modo, ma fu impossibile dato che si imbambolò ad osservarle mentre Molly tentava di dare da mangiare al piccolo diavoletto. Quant'erano belle quelle scene.
    Si riprese entro poco, magari riuscendo persino a non farsi vedere con la faccia da pesce lesso dall'inglese. Il discorso andava tranquillo, c'erano ancora qualche domande in sospeso che aveva lui, ma per i suoi "capi", ma non erano poi così importanti. Almeno aveva un lavoro – quello che voleva da anni – e, anche se era stato trasferito in un altro distretto, restava ugualmente in città. - Può darsi. - disse annuendo, quasi distrattamente.
    La parte principale delle 'lamentele' di Mark riguardavano una cosa in particolare: le visite della nipotina. Ah, come amava il poliziotto quelle visite nessuno. Togliendo il papà che, ovviamente, adorava quelle capatine a sorpresa. Tobias rise mentre si rimetteva a sedere lentamente. Si girò verso la ragazza e accennò un sorriso leggermente idiota - Per me può anche lamentarsi, tanto ha la sua irlandese che sicuramente gli farà qualche sorpresina di tanto in tanto. - disse, prima di mettere quel tipico broncio da bambino di sei anni. Ed ecco che la sua trasformazione assolutamente non necessaria ebbe termine. - Anch'io vorrei qualche sorpresina a lavoro, da intendersi come visitina. - Era un adulto, certo, come no. Dovette specificare che sorpresa voleva perché con Molly non si sapeva mai.
    La scenetta finì in pochi secondi, dato che la ragazza gli fece quella domanda. Si mise a pensare, sul serio. - Ma sai che no? Strano ma vero, lì sono tutti tranquilli... tanto da esser persino noiosetti. Però sono tutti uomini, quindi niente ochette strane che potresti uccidere. - spiegò sempre con quel fare pensoso. Poteva essere un bene come un male, sapeva solo una cosa al momento - Devo dire che mi manca avere Markus che mi tartassa l'anima ad ogni turno. - affermò ad alta voce, credendo di averlo solo pensato. Sì, era davvero un genio... della deficienza.
    Lyn stava mangiando. O meglio, stava tentando di rovesciare il suo pasto addosso alla madre e a tutto il mondo attorno. Ora che ci faceva caso, un leggero languorino ce l'aveva pure lui. Mica poteva mangiare solo la figlia. Eh no. - Allora, che ne dici. Iniziamo con il cibo da picnic o preferiresti partire con un po' di panna? - scherzava, tirava la corda, era scemo fino alla fine? Tutti e tre andavano bene per descrivere Tobias e il suo modo di fare del momento. Non avevano la panna, ma tirarla in ballo non poteva di certo fare danni. O forse sì?

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    Era veramente un toccasana concedersi un giorno di pace una settimana sì, e l’altra pure. Ne avevano bisogno, e insieme erano proprio un bel quadretto. La bimbetta iperattiva, la madre deficiente che la imboccava e il padre imbecille che le guardava. Insomma, scene di ordinaria amministrazione viste dall’esterno, quindi non avevano motivo di preoccuparsi.
    Nel frattempo, parlarono un po’ del sempre presente – anche quando fisicamente non c’era – Mark e delle novità di Tobias sul lavoro. Non potevano sapere con certezza il motivo per cui era stato scelto proprio il tedesco per il trasferimento. Ma la cosa era ormai fatta, aveva molto senso struggersi per trovare una risposta? Secondo lei no, e probabilmente anche secondo Tobias, perché entrambi si limitarono a qualche vaga ipotesi.
    Poi tornarono puntualmente su Markus. Stavolta però presero in giro la sua continua richiesta di attenzioni, che lo spingeva tra le tante cose a reclamare lo scricciolo come sua nipote – e nessuno glielo impediva, d’altronde. Molly annuì e sorrise in risposta al commento del tedesco. Ah, sì, era grazie all’irlandese che Mark li lasciava in pace più spesso del solito – beh, più o meno. Insomma, anche lui ora aveva le sue legittime distrazioni, e a loro faceva piacere. Cioè, non solo perché così non dovevano più crescerlo come secondo figlio. Anche perché lo volevano felice, naturalmente. - Infatti non può proprio lamentarsi - commentò con la sua tipica aria maliziosa. E trattenne a stento una risata quando Tobias si ricordò di mostrarsi offeso per il fatto che lei voleva fare una sorpresa a Markus in centrale, e non a lui. Cioè, alla fine la risata non la trattenne più, soprattutto quando il tedesco specificò il tipo di sorpresa. Era deliziata dal fatto di avere la fama di fanciulla ambigua e pericolosa, sì sì. Molto generosamente decise di non sottolineare la cosa, però. Non era brava? - Ma, tesoro mio, è ovvio che tu sei il primo a cui faremo visita. Era sottinteso - gli spiegò gentilmente, un largo sorriso in volto. Ma niente più risate, perché, dicevamo, era brava.
    Mentre Lyn mangiava da brava bambina loro ripresero a parlare della nuova sede di lavoro di Tobias. Lei ascoltò con interesse scoccando occhiate tra un cucchiaino volante e l’altro. Si fermò solo nel momento in cui furono tirate in ballo le sue ochette preferite. Fece un sorriso che non sapeva affatto di sorriso, visto che faceva vagamente paura – tutto dedicato alle anatre starnazzanti, chiaramente. - Ah, che peccato. Anche loro, nonostante tutto, mi mancheranno. Mi divertiva pestargli le zampe - considerò con aria meditabonda, ma risolse tutto con un’alzata di spalle. Poco male, poteva vivere benissimo senza le cornacchie. Era solo un po’ dispiaciuta per la noia che doveva affrontare Tobias – ma era anche normale che dopo la squadra creata con Mark qualsiasi cosa sembrasse ora noiosissima. - Sì, lo immagino - mormorò con un sorriso condiscendente, visto che probabilmente il tedesco avrebbe negato di averlo mai detto, e molto presto. - Ma almeno così puoi concentrarti sul nuovo lavoro. Mark non ti avrebbe dato un attimo di tempo. E comunque le sue scocciature ti aspetteranno quando lo invitiamo a cena - considerò tranquillamente, un lieve sorriso, cercando di trovare del buono nella situazione.
    Poi il papino decise che era arrivato il suo turno di essere saziato. E lei non voleva di certo opporsi. Sorrise con aria minacciosa in risposta alla… provocazione? Richiesta di morte? Irresponsabilità totale? - Il dolce viene sempre alla fine. Ma non ti ho insegnato proprio niente? - lo ‘rimproverò’ con uno sguardo abbastanza pericoloso. Ma no, niente panna per loro. Ora erano genitori responsabili… sì, insomma, genitori. Così, quando la piccola Lyn fu soddisfatta, Molly prese tutte le cose – non spalmabili – che avevano preparato velocemente quella mattina. Prese anche un sacchetto, che per il momento lasciò da parte. - Questi ce li ha lasciati Tanja, li ha fatti lei. Ci sarà una cosa che non sa fare? - si domandò con espressione ammirata e spaesata allo stesso tempo, chiaramente in modo retorico. Era sempre così quando doveva ammettere l’esistenza di una babysitter. Era felice da un lato, ma si sentiva sempre colpevole dall’altro. Non poteva che ripetersi che si trattava di poche ore al giorno. - Siamo stati proprio fortunati - considerò scuotendo leggermente la testa, quasi non ci credesse ancora. E pensare che le era bastato comportarsi come un essere umano e ‘fare amicizia’ con qualche collega a lavoro. In ogni modo, erano biscotti secchi con glassa al rum, quindi niente che potesse essere usato per spalmamenti vari. Forse erano fuori pericolo.

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