If I could turn back time then I would re-write those lines

Ospedale - Kieran e Kristin -

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    Kieran Murphy
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    Non erano cominciate mica bene, le ferie invernali. Anche se di ferie non si poteva parlare, dato che lavorava ugualmente. Aveva solo qualche week-end libero. Niente di più. Anche per questo Alicia aveva deciso di tornare a Berlino dai suoi. Avevano pure litigate e, ond'evitarle altro stress, le aveva consigliato lui stesso di cambiare aria. Al momento non era facile lì, tra stress da lavoro più cugino appena ritrovato e quasi perso in pochi giorni, non era facile niente. Ma, il cugino stava bene tranne che per un braccio. Lui stava meglio e la ragazza aveva bisogno di calma e tranquillità non di stress e nervosismo. Sperava solo che non ci fosse altro in mezzo. Da parte sua non c'era altro, da parte di lei... Beh, lì non sapeva. Sperava non ci fosse altro.
    Comunque, per quel week-end doveva lavorare, solo che doveva farlo nel reparto psichiatrico. A lui personalmente non dispiaceva fare i turni lì,non c'erano solo matti da legare come tutti dicevano. C'erano anche persona meno problematiche di altre, ma che avevano ugualmente bisogno di stare lì. Ci stava bene in loro compagnia, con loro era facile parlare, rispetto che alle altre persone. Andava a lavorare pure felice quel giorno, anche se la ragazza e il suo frugoletto erano a molti chilometri di distanza. Si sentivano per telefono, quindi doveva essere tutto a posto, no? Inutile che cominciasse a farsi pare, non era di certo suo cugino. Meglio concentrarsi sul lavoro, che era decisamente preferibile.
    Era pomeriggio inoltrato quando arrivò in ospedale e si preparò per il suo turno. Prese le cartelle dei suoi pazienti, quelli che doveva controllare e a cui doveva dare le medicine. Aveva anche due fratelli, credeva, dato che avevano lo stesso cognome... Anche se, la più piccola aveva anche un altro cognome. Chissà qual era la sua storia. Prima di andare dalla piccola paziente, passò dal ragazzo, che sembrava essere messo peggio di uno straccio. Non riusciva a dormire e non credeva che i sonniferi potessero davvero aiutarlo. Kieran cercò di tranquillizzarlo in qualche modo, ma non sapeva quanto potessero servire le sue parole. In ogni caso, gli diede i sonniferi e gli disse che, se fosse servito, lui era lì. Uscì dalla stanza per avviarsi vero quella di Kristin. Una bambina era, rispetto a Daniel. Chissà che aveva passato per finire lì.
    L'infermiere bussò alla porta della camera, notando che era aperta. L'aprì ma restò sulla soglia - Ciao Kristin, io sono Kieran, l'infermiere di turno stanotte. Ti ho portato i sonniferi per dormire, posso entrare? - chiese con gentilezza. Non sapeva se poteva entrare o meno. Una volta gli era capitato un paziente piuttosto violento ed era stato aggredito non appena aveva messo piede nella camera senza avergli chiesto il permesso. Prevenire era meglio che curare, la precauzione non era mai troppa.

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    Kristin Bergström
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    In quel periodo le persone andavano in vacanza, ma noi non eravamo persone normali. Tecnicamente nemmeno ricordavo cosa significasse quella parola.. "vacanze". Fatto sta che era un giorno come un altro, avevo salutato Dan anche perchè non stava molto bene e così ero tornata nella mia stanza e.. rimasi senza fare nulla per un po', poi presi il mio blocco e cominciai a scrivere. Non saprei dire neppure io cosa di preciso. A volte scrivevo canzoni, altre racconti e a volte semplici parole a caso, che comunque la mia mente collegava. Quella sera pareva essere la sera dei collegamenti in realtà, solo tramite citazioni e frasi varie sentite.
    Quando sentii bussare alla porta, mi presi quasi un colpo, talmente ero concentrata. Mi fermai dallo scrivere e sollevai lo sguardo. Avevo lasciato la porta aperta, ma in realtà non era strano. La notte spesso mi svegliavo di colpo e, se era chiusa, rischiavo di avere una sorta di crisi. Non ne avevo ancora parlato con nessuno, anche perchè poteva benissimo trattarsi di un principio di clautrofobia o qualcosa del genere no? Ma torniamo a noi. Vidi sulla soglia qualcuno che non conoscevo, anche se ci mise poco a presentarsi. Oh, salve esclamai quindi, chiudendo il blocco e mettendolo da parte Certo, entri pure aggiunsi quindi, portando le gambe oltr il bordo del letto, visto che fino a quel momento ero stata a gambe incrociate e.. erano leggermente addormentate a dire il vero Non la ho mai vista.. almeno al turno di notte.. osservai quindi, tenendo gli occhi sulla sua figura, leggermente incuriosita forse. Parlavo poco, ma dipendeva anche da chi e da come si poneva a dirla tutta..
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    Osservò con un leggero sorriso la ragazza praticamente saltare sul posto quando bussò e aprì la porta. Povera, non la voleva di certo spaventare, non credeva fosse così concentrata da dimenticarsi di essere lì. Già gli piaceva quella piccolina. Lui le aveva dato istintivamente del tu, mentre lei gli dava del lei. Certo che lei era molto più brava di lui in quanto parlare con la gente, ma lei era una bambina, mica poteva darle del lei, no? Entrò nella stanza ampliando di poco il sorriso. - Non faccio spesso il turno di notte qui. Ma dato che molti infermieri sono andati in vacanza, mi hanno chiesto di prendere il posto del solito. Spero che la cosa non ti dispiaccia. - disse il giovane infermiere avvicinandosi al letto della ragazzina, che sembrava osservarlo, posando sul tavolino vicino al letto i sonniferi per quella notte. - Stavi disegnando qualcosa? La dottoressa mi ha detto che ti piace disegnare, hai fatto una scuola? - chiese non sapendo davvero nulla di quella ragazzina. Sapeva solo che era la figlia della dottoressa Bergström... e doveva per forza essere la sorella di Daniel, perché altrimenti non si spiegava come potesse essere figlia della dottoressa come lo era il ragazzo. Un bell'applauso alla sua momentanea lentezza mentale. L'aveva capito in quel momento che i due erano davvero fratelli. Bene, molto bravo. - Hai anche tu incubi come tuo fratello? - certo che più schietto e scemo di così non poteva essere. - Scusa, non volevo farmi gli affari tuoi. Mi dispiace. - si scusò chiudendo la cartellina con un sorriso leggermente imbarazzato. Con tutto che non faceva l'infermiere da così poco, parlare con certi pazienti gli risultava sempre difficile. Capitava spesso con i bambini. Invidiava molto suo cugino a cui riusciva fin troppo bene relazionarsi con i più piccoli, come se avesse un dono di natura. Lui, invece, arrancava con loro. Ma ciò non significava che lasciava perdere. Ci metteva semplicemente di più. - ... Ovviamente non sei tenuta a rispondere se non ti va. - aggiunse dopo un breve silenzio.
    Con calma ce la poteva anche fare, doveva solo che avere pazienza e fiducia nelle proprie capacità e anche nei piccoli pazienti.

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    Kristin Bergström
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    Dovevo concentrarmi meno quando facevo quelle cose, o prima o poi un infarto non me lo avrebbe tolto nessuno. Nonostante il salto, feci finta di nulla accogliendo l'infermiere, mentre cambiavo posizione a causa delle gambe addormentate. Osservai che non lo avevo mai visto e, alla sua spiegazione, sorrisi leggermente E lei non va in ferie? domandai, anche se un infermiere o due forse era meglio ci fossero sempre. Avevo notato che per lo più erano ragazzoni quelli della notte, e me ne chiedevo la ragione, che alcuni pazienti fossero pericolosi e servisse la forza bruta per tenerli buoni? Non avrei saputo dirlo Comunque no, anzi l'altro vien dentro posa le pastiglie e se ne va di solito osservai, non amava parlare oppure io ero l'ultima ed arrivava esaurito, di solito i più problematici li facevano prima da quel che sapevo.
    Lo osservai quindi, mentre si avvicinava e posava i sonniferi sul comodino. Non amavo quelle cose, infatti non sempre le prendevo. A volte dormivo tranquillamente, ma capitava che non ce la facessi e allora le prendevo durante la notte. Se poi al mattino erano ancora tutte lì, però, ero più contenta. Sentendo la sua domanda sorrisi leggermente No, stavo scrivendo stavolta anche se.. dissi e controllai il blocco, con le parole ero finita col fare il disegno di un albero Ok.. credo entrambe le cose. Comunque si mi piace molto e no.. nessuna scuola risposi tranquillamente, anche se era abbastanza complicato, più di così a dire il vero, ma evitavo di entrare nei dettagli, anche con Dan e la mamma, avevo una sorta di blocco ad essere sinceri, anche se fingevo di star superando tutto.
    Poco dopo mi pose una domanda nuova e lo osservai Tranquillo, vuoi solo conoscere i pazienti.. osservai quindi Comunque si, ma.. meno frequenti di quelli di Dan e credo anche meno.. pesanti affermai. Lo osservai chiudere la cartellina. Fosse stato quando ero appena arrivata non gli avrei neppure detto ciao, ma ehi, da quel lato stavo recuperando, stavo capendo che non era sbagliato parlare, anche se in alcuni casi era come se lo pensassi ancora. Kieran, so che non dovrei chiederlo, ma.. non è che potrei fare quattro passi fuori? Lei potrebbe accompagnarmi, se non ha da fare.. chiesi e si, c'era una ragione. A volte non riuscivo a stare dentro, e quella era una di quelle sere, basti pensare che avevo lasciato la porta della stanza leggermente aperta. .
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    Kieran Murphy
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    Non avrebbe dovuto stupirsi della domanda, eppure si stupì. Ridacchiò molto, ma molto leggermente, poi la osservò per qualche secondo prima di sorridere come prima - Non ancora, vorrei cercare di prendere le ferie quando la mia ragazza partorirà, così potrò stare accanto a lei e al piccolo. - ammise con estrema semplicità e facilità. La cosa lo rendeva fiero, felice oltre ogni immaginazione. E mancava poco, a dire il vero. Non mancava così tanto alla scadenza, quindi doveva semplicemente lavorare e cercare di prendere meno permessi possibili. E non era nemmeno così difficile, perché non gli dispiaceva affatto lavorare, soprattutto in reparti come quello di quella notte. Sorrise ancora una volta, all'ultima affermazione di Kristin - Io, invece, preferisco interagire con gli ospiti. - lo disse ridendo, ma espressa la più semplice verità, la sua.
    Non era da lui, comunque, immischiarsi in quella maniera negli affari degli altri, ma voleva semplicemente far vedere alla piccolina che non era un brutto e cattivo infermiere, ma che era uno alla mano, tranquillo. Osservò la ragazzina prendere il blocco e vide di sfuggita alcuna disegni. Interessante. - Anche senza scuola, mi sembri piuttosto brava a disegnare. - si soffermò per qualche secondo ad osservare quel blocco e poi la ragazzina, con sguardo quasi concentrato, ma pur sempre con quell'ombra di sorriso. Di certo non voleva spaventarla. - Scrivi racconti di fantasia? Da piccolo ci ho provato anch'io, ma mia nonna non credeva fossi molto portato anche se continuava e continua tutt'ora a supportarmi. - ecco, di questo, per esempio, nemmeno la sua ragazza sapeva. Ma era piacevole parlarne con qualcuno, soprattutto con chi poteva capire. Sperava. E poi l'infermiere fece qualche domanda un po' troppo personale, o semplicemente scomoda. Ma la piccola non sembrava essersi offesa, anzi. Gli rispose anche. Stava lui facendo progressi con i giovani pazienti, oppure era semplicemente Kristin che preferiva parlare? Ascoltò con particolare interesse la risposta della ragazzina. Si soffermò a pensare su due paroline che erano state dette, poi sbuffò un sorriso. Leggero, molto leggero. Non voleva che lei pensasse che la stesse prendendo in giro. - Potrebbero anche essere meno pesanti rispetto a quelli di Daniel, come dici tu. Ma tu li potresti ugualmente sentire pesanti. - disse facendosi leggermente più serio, per poi diventare leggermente più sovrappensiero, nel rispondere alla prima parte. - Daniel mi ricorda tanto mio cugino. Anche lui soffriva, e soffre, di incubi pesanti, ma con il tempo sta riuscendo a superarli. Poco alla volta, li supererete anche tu e tuo fratello. - commentò, ricordandosi che forse non era il caso di paragonare Tobias con due ragazzini. Ma il tedesco era uno strumento di paragone perfetto.
    Fu la seconda volta nel giro di poco che quella piccoletta riuscì a stupirlo, non solo perché continuava a dargli del lei, ma anche per le cose che diceva. Si grattò distrattamente l'accenno di barbetta che aveva in faccia. Guardò un secondo l'ora sull'orologio, poi la ragazzina. - Senti, oggi sono di turno io, se non lo diciamo a nessuno, nessuno lo saprà. Sarà il nostro segreto. - logica elementare e ovvia. - Puoi darmi del tu, comunque, altrimenti mi sento più vecchio di quanto non sia. - scherzò spostandosi dal letto e attendendo Kristin alla porta. - Preferiresti andare sul tetto oppure all'ingresso. Io proporrei il tetto, così è più semplice non farci vedere. E poi, con questa serata, la città dovrebbe essere davvero stupenda. - lui propose, poi toccava alla giovane ribelle decidere.

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    Sembrava un bravo infermiere Kieran. Di giorno io ero una di quelle pazienti che non aveva grande bisogno di attenzioni, se mi lasciavano disegnare tranquilla spesso mi bastava, questo quando Dan non era abbastanza in forma da poter stare in mia compagnia, altrimenti passavo più tempo possibile con lui e la mamma. Fatto sta che ascoltai la risposta dell'infermiere riguardo alle ferie e, sentendo quelle parole, sorrisi. Ero stata prigioniera a lungo, ma avevo letto tanto e si, ero una persona probabilmente estremamente romantica, quindi sentire quelle cose mi intenerivano molto Oddio che bella cosa. E come si chiama la sua ragazza? E.. avete già deciso il nome per il piccolo? domandai, riflettendo un momento Scusi, non dovrei essere così invadente.. mi resi conto quasi subito.
    Lo informai anche che non mi dispiaceva ci fosse lui quella notte di turno, visto che l'altro era piuttosto freddo e, in serate come quella, mi faceva solo male avere quel genere di persone attorno, mi serviva qualcuno più.. amichevole, come Kieran ecco. Meno male allora dissi, anche perchè ero una bambina sinceramente, avevo bisogno di qualcuno che fosse quieto, tranquillo, che mi spiegasse le cose, non che mi lasciasse le medicine e chiudesse la porta a chiave. Controllai poco dopoo il blocco, perchè mi era venuto un dubbio, quindi sentendo le parole dell'nfermiere sorrisi Grazie e.. aspetti, gliene mostro uno.. dissi quindi, cercando indietro e porgendogli il blocco. C'era un disegno dell parco dove ero stata con Dan. Non lo avevo fatto sul momento, era su ricordo, ma mi piaceva particolarmente come era venuto Questo è il mio preferito spiegai quindi sorridendo.
    Subito dopo mi chiese dei racconti Scrivo quel che capita, ma di più testi di.. canzoni diciamo.. dissi non molto certa, in fondo non avevano certo una melodia ancora, visto che non sapevo suonare nulla, ma erano dettagli, no? Beh, se la spporta è una brava nonna, no? domandai sorridendo, anche se ci capivo poco di parentele e rapporti tra aprenti, diciamolo. Mi basavo su ciò che avevo letto in quegli anni. Successivamente mi fece altre domande, più personali, ma non c'era nulla di male, era anche il suo lavoro no? Quindi risposi piuttosto tranquillamente, per poi sentire anche ciò che disse riguardo gli incubi Giusto, ma.. non so, Dan ha più ricordi.. tristi e questo forse non aiuta.. dissi quindi, anche se era vero, i miei incubi per me erano pesanti, ma ripensando alle crisi che aveva mio fratello, mi ritenevo anche fortunata. Poco dopo sentii quanto disse e fui sorpresa Ne sono certa anch'io, tra qualche anno saranno solo un brutto ricordo affermai sorridendo lieve.
    Gli domandai poi se fosse possibile andare un po' all'esterno, a prendere aria, anche se sapevo che tecnicamente non avrei potuto, ma se lui aveva finito il giro cinque minuti potevamo no? Lo vidi osservare l'orologio, quindi sentendo quel che rispondeva sorrisi Grazie dissi abbracciandolo. Amavo gli abbracci, esprimevano bene sia affetto che gratitudine. Ovviamente non durò molto, quindi misi le scarpe e recuperai il cappotto, mentre ascoltavo anche le sue opzioni Allora che tetto sia affermai, anche perchè così avrei avuto qualche paesaggio da disegnare, no? Come hai deciso di fare questo lavoro? gli domandai quindi, mentre aspettavo di uscire dalla stanza, cosa che non impiegammo molto a fare..
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    Kieran Murphy
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    A lui faceva più che piacere parlare del suo futuro figlio, figlia quel che era. In quello, era molto simile al cugino. E notare come la ragazzina sembrasse interessata al discorso, lo fece sorridere ancora di più. Ah, la stupidità dei neo-papà. - Alicia e, a dire il vero, non sappiamo ancora se è maschio o femmina. Volevamo scoprirlo alla nascita. - spiegò, come meglio poteva - Non abbiamo ancora deciso bene i nomi, ma se è femmina, pensavamo a Katharina oppure Cassie, Cassandra. Se, invece, è maschio, Elias oppure Lukas. Che ne dici, sono nomi accettabili? - chiese poi, perché forse non era propriamente sicuro dei nomi e voleva solo che avere un altro parere. E a lui parve che Kristin fosse leggermente interessata a tale argomento, quindi perché non coinvolgere quello scriccioletto di paziente?
    Lui era un tipo piuttosto chiacchierone, se lo si riusciva a prendere bene. E la ragazzina l'aveva preso bene, quindi per lui parlare con gli ospiti del reparto era un piacere, davvero. E notare che lo stesso sembrava anche per loro, lo rallegrava. Le sorrise, era contento, che ci poteva fare? Lei era una bambina, aveva di certo bisogno che qualcuno le parlasse e la trattasse da bambina, non da paziente numero tot. Il discorso, poi, girò ed arrivarono a parlare di disegni e scritti. Lui le disse il suo parere, per quel poco che era riuscito a sbirciare e per quel poco che sapeva. Fu interessante, oltre che sensazionale come la ragazzina gli passò il blocco. Prese il blocco e osservò quel disegno, quel parco. E non poté far altro che sorridere. - Lo conosco questo parco, è l'Hofgarten, vero? Ci sei andata poco tempo fa? Te l'ho detto che sei brava, è davvero molto bello, complimenti! - disse, con tutta la sincerità di cui era capace. Era vero quello che diceva, quel disegno era davvero bellissimo e a lui piaceva molto. A lei, invece, doveva voler dire davvero tanto, perché si vedeva quanta cura ci aveva messo nel farlo. Le ripassò il blocco e le raccontò un po' la sua "esperienza" come scrittore bambino. Fu interessante scoprire che la ragazzina aveva immaginazione da vendere, tanto da scrivere pure testi di canzoni. Era una vera sorpresa questa bambina. E sorrise ancora di più sentendo quelle parole per sua nonna. - Sì, è la nonna migliore del mondo. - rispose piuttosto fiero. Dopotutto era stata lei a tirarlo su, mica sua madre.
    Il discorso divenne leggermente più personale e impegnativo, ma non per questo Kristin si tirò indietro, anzi. Sapeva il fatto suo la ragazzina. Fu interessante, quasi istruttivo parlare con lei. Se continuava così, avrebbe fatto più spesso il turno di notte in quel reparto. Ascoltò ciò che la ragazzina aveva da dire e annuì. Con il tempo, di solito, si riusciva a superare il più delle cose. Magari sarebbe stato così anche per loro e, anche per Tobias.
    Quello non se lo poteva di certo aspettare, ma forse anche sì. Fu piacevole, oltre che veloce, quell'abbraccio. Quella piccolina era davvero una personcina strana. Ricambiò molto velocemente l'abbraccio, prima che lei si allontanasse. - Di niente. Anch'io volevo fare quattro passi, quindi non è di sicuro un problema. - disse avviandosi verso la porta. Dopo che la ragazzina si fu vestita, uscirono dalla porta e Kieran la chiuse. - Allora andiamo sul tetto, aspetta solo che prenda la giacca. - le disse portandosela dietro fino alla cabina degli infermieri. Indossò la giacca e posò le cartelle sul tavolo, poi fu nuovamente per la piccoletta. - Perché volevo essere d'aiuto per gli altri. C'è chi fa parte delle forze dell'ordine e chi, come me, decide di far parte dell'altra sezione aiuti. Insomma, l'ho scelto soprattutto per rendermi utile per gli altri. E poi, ha sempre un risvolto positivo, se mi è possibile incontrare persone interessanti come te. - spiegò con un sorrisetto crescente, mentre si avviavano verso il tetto.
    Presero l'ascensore per due piani e poi l'ultimo dovettero far le scale. Kieran prese le chiavi fuori dalla tasca e aprì la porta e l'aprì. L'aria era piuttosto gelida, ma era normale dato che erano d'inverno ed era sera ormai. Se doveva essere del tutto sincero, avrebbe tanto voluto fare delle domande alla piccoletta, ma non voleva rovinare il momento con domande troppo personali, tipo sul perché fosse lì. Così optò per una domanda meno invadente e destabilizzante. Sperava, almeno. - Sai già cosa fare non appena uscirai di qua? - chiese accompagnando la domanda con un leggero sorriso, mentre si avvicinava al parapetto per osservare veramente la città. Quella città che era stupenda sotto ogni aspetto, sotto ogni luce. Era sempre così dannatamente stupenda, soprattutto ora con i tetti e le montagne circostanti tutte innevate.


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    Kristin Bergström
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    Era sempre bello sentire di nuove nascite, no? Quindi mi risultò molto facile porgli quelle domande, anche se speravo di non essere troppo invadente. Per fortuna sembrava una di quelle persone orgogliose della vita e della famiglia che si stava creando, quindi sorrisi sentendo dapprima il nome della fidanzata Che bel nome.. esclamai subito, scoprendo poi che non sapevano ancora se sarebbe stato maschio o femmina, ma era una bella cosa a mio avviso. Quindi mi disse le alternative che avevano pensato Katharina mi piace molto ed anche Elias, ma penso siano tutti bei nomi affermai quindi sorridendo. Almeno erano nomi che si potevano definire tali, a volte se ne sentivano di quelli che ci si chiedeva cosa avesse fatto di male il bambino o la bambina che fosse, seriamente.
    Stavamo tenendo una bella conversazione, non c'era che dire, anche se logicamente erano cose base, niente di troppo.. invasivo se vogliamo. Ero contenta che ci fosse Kieran quella notte in turno, era una bella persona, da quel poco che avevo potuto notare. Inoltre sembrava piuttosto facile parlare con lui, il che era d'aiuto ovviamente. Alcuni avevano dovuto avere molta pazienza anche solo perchè li salutassi a voce e non con un cenno del capo. Parlando dei disegni e della scrittura, ma nello specifico dei primi, volli mostrargli il disegno a cui ero più affezionata, che ritraeva l'Hofgarten come lo avevo visto ed alle sue parole sorrisi ed annuii E' stato il primo giorno di uscita con Dan, avevamo due ore di tempo e siamo stati lì tutto il tempo spiegai quindi. Era un bel ricordo e quel disegno aiutava la memoria, un po' come farebbe una foto. Grazie, ci tenevo venisse bene spiegai quindi e l'impegno ora si notava.
    Ripresi poi il blocco, chiudendolo e mettendolo da parte. Quindi passai a spiegargli cosa scrivevo di solito, prima di commentare il comportamento di sua nonna. Alle sue parole sorrisi, chiedendomi come fossero i miei di nonni, non avevo mai chiesto alla mamma a ben pensarci, nè a Dan a dire il vero. Non passò molto da lì, che parlammo di incubi e la loro pesantezza, anche se volli essere positiva, saremmo stati tutti bene compreso suo cugino ovviamente.
    Quando mi disse che potevamo andare un poco fuori e che sarebbe stato un nostro segreto, lo ringraziai abbracciandolo. Abbraccio che benne ricambiato anche se fu veloce fu piacevole. Sentendo poi le sue parole sorrisi Allora fortuna che te lo ho chiesto.. dissi quieta, anche se vabbè ero una compagnia fin lì ovviamente. Recuperai quindi il necessario per andare all'aria aperta, quindi uscimmo dalla stanza Si dissi solamente, seguendolo verso la cabina degli infemieri dove Kieran recuperò la giacca. Quindi gli posi una domanda e ascoltai poi la sua risposta E' una bella cosa osservai quindi, era bello poter aiutare le persone anche prestando assistenza a qualcuno o, in quel caso, parlare con una piccola paziente in preda all'insonnia o quasi.Pensi che sia interessante? Davvero? domandai sopresa, io mi reputavo.. nella norma, già, ma non mi dispiacque sentire che non per tutti era così.
    Andammo nel mentre verso il tetto, per un tratto con l'ascensore e finendo con qualche gradino cosa che non faceva male ovviamente. Arrivati sul tetto non rimase che uscire all'aperto e fummo investiti dall'aria gelida, ma non importava, era piacevole in qualche modo. Feci un respiro profondo, quindi ecco che mi giunse una domanda, per la quale riflettei un momento Beh, andare a scuola.. dissi come se fosse scontato, ma non lo era, non per me Mamma mi sta facendo rimettere in pari con gli studi che dovrei fare intanto, quindi spero di poter andare a scuola, quando sarò fuori spiegai osservando un momento Kieran E dopo si vedrà, al momento vorrei fare troppe cose come lavoro.. esclamai ridacchiando leggermente . Intanto ci avvicinammo al parapetto e guardai verso l'orrizzonte, era davvero stupendo. Sembra un altro mondo, di notte, non trovi? chiesi, mentre osservavo le luci della città, che si avevo visto solamente di giorno, anche da quella distanza, ma mai di notte, quindi ero incantata da quella visione..
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    E lui sorrideva come un demente. Stava gongolando, internamente. Esternamente aveva solo la faccia da pesce lesso felice. Ah, Alicia... sperava tanto di rivederla tornare presto da Berlino perché le mancava. E come lei anche il suo bel pancione. Si rioccupò della piccolina e sorrise un po' di più sentendo le sue risposte. - Elias piace molto anche a me. Sotto sotto, speriamo sia maschio. Nulla da togliere alle femmine, sia chiaro. Ma è dall'inizio che speriamo in un bel maschietto. - spiegò con un sorrisetto idiota. Aaah già non vedeva l'ora di abbracciare il suo scricciolo personale. Ma non era quello il momento per perdersi nei suoi momenti tenerezza. Ora doveva occuparsi della sua piccola ospite lì.
    La loro conversazione continuò tranquilla, senza intoppi di sorta. Parlarono di scrittura e di disegni, soffermandosi di più sugli ultimi. Perché? Perché la ragazzina lì presente era una bravissima illustratrice e il disegno dell'Hofgarten che gli mostrò, ne era un esempio lampante! Si complimentò con la futura artista e ascoltò con interesse oltre che con un crescente sorriso le sue spiegazioni. Era così dolce quella bambina. - Scommetto saranno state le due ore più belle di quella giornata. - commentò con un sorrisetto piuttosto idiota, o forse complice o quel che era. Ne era certo, se ci aveva messo così tanto impegno in quel quel disegno, poteva solo dire che aveva passato davvero bene quell'uscita. Saltarono da disegni e scritti ad incubi. Era fenomenale come l'infermiere riuscisse a parlare con tanta tranquillità e semplicità con quella giovane paziente. Ma forse non così tanto straordinario. Dopotutto a lui piaceva parlare e Kristin sembrava una brava ascoltatrice, quindi.
    Arrivò poi, la proposta che non si sarebbe mai aspettato, ma che fu felice di ricevere. Sì, fare due passi fuori da quella stanza e da quel reparto cascavano proprio a pennello. Dopo un breve, ma apprezzato abbraccio da parte della piccola, uscirono dalla stanza e si avviarono verso il tetto. Kieran spiegò come mai avesse scelto quel mestiere e sorrise spontaneamente alla giovincella. - Certo che penso tu sia interessante. E non perché sei così giovane e ti trovi qui, per i tuoi motivi. - rispose sempre sorridendo, diventando via via più serio. Certo che la curiosità c'era, ma non poteva di certo farle il terzo grado, non era un medico. - Sei giovane, scrivi canzoni e disegni in una maniera a tuo modo perfetta, senza aver fatto nessuna scuola professionale. Sei una sorta di prodigio. E chissà quante altre cose hai ancora dentro di te da far vedere al mondo. - ora stava viaggiando un po' di fantasia, ma ci credeva davvero in tutto quello che aveva appena detto a Kristin. Non la stava prendendo in giro, non stava scherzando o chissà che altro. Era serio e pure convinto.
    Parlottando arrivarono sul tetto, dove la vista sulla città era davvero mozzafiato. Appoggiatosi al parapetto, osservando le montagne all'orizzonte, le fece una piccola domanda. Curiosità, lei poteva anche non rispondere. E invece. Si voltò verso di lei e l'ascoltò senza dire una parola. - Quindi non sei mai andata a scuola? - gli scappò di chiedere. Non era quella la domanda che avrebbe voluto farle. Cioè, sì, era quella, ma non in quel momento. - Scusa... non volevo. - mormorò, voltandosi nuovamente verso la città per osservarla dopo aver ascoltato la considerazione di lei. - Già, completamente differente a come la vediamo di giorno. - confermò accennando un sorriso, mentre faceva passare lo sguardo dalla torre dell'orologio del municipio ad altri tetti lì vicino. - Ti piace come città? Io sono relativamente nuovo qui, ma mi trovo a casa, come se fossi sempre stato qui. - disse distrattamente, mentre si sistemava la giacca dopo una breve, ma gelida, folata di vento.

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    Si vedeva che voleva davvero bene alla sua Alicia, oltre ovviamente che non vedeva l'ora nascesse la loro creaturina. Gli chiesi se avevano già scelto il nome e mi disse per quali optavano, così gli diedi anche il mio parere, visto anche che me lo chiese Allora spererò con voi affermai sorridendo Non è.. che mi diresti poi quando nasce? Ora sono curiosa chiesi, sperando che la richiesta non lo infastidisse ovviamente. L'unica era attendere la risposta ovviamente, anche se era una persona tanto gentile che, beh, dirmi se la speranza era stata ascoltata non era questo granchè, no?
    La conversazione quindi, procedette su altri fronti e gli mostrai anche il disegno dell'Hofgarten, spiegandogli come mai ci tenessi tanto. Alle sue parole sorrisi Si, decisamente affermai quindi, osservando un momento il disegno stesso. Quella era stata la prima uscita dopo che ero arrivata ed avevo finalmente visto qualcosa, e in compagnia di mio fratello, quindi cosa avrei potuto desiderare di più?
    Passammo poi a parlare di altro. Era il bello delle conversazioni, quello di avere la possibilità di cambiare argomento se uno si esauriva o se, per sfortuna, non si aveva nulla da dire a riguardo. Ma tornando a noi, mi disse che ero interessante, questo dopo che avemmo lasciato la stanza e ci fummo diretti verso il tetto. Al che domandai conferma, sentendo quindi anche le sue ragioni. Prestai molta attenzione alle sue parole Credo tu stia esagerando.. ho solo avuto tempo di.. coltivare quel che mi piace fare.. eccetto il canto era vero. Se facevo silenzio potevo fare tutto infatti cucinavo anche e mi divertivo a farlo, anche se era un po' ormai che non lo facevo. Quegli hobby erano sempre stati delle distrazioni, per fuggire alla realtà.
    Nel frattempo raggiungemmo anche il tetto e, nonostante l'aria fredda, si stava bene. Era bello lassù di giorno, ma di notte era anche meglio, con quella vista specie. Continuammo a parlare e risposi alla sua domanda molto semplicemente Già esclamai sentendo le sue scuse No, tranquillo.. è che.. quando avevo cinque anni fui rapita.. spiegai. Quella parte riuscivo a raccontarla in qualche modo Sono riuscita a.. scappare il giorno che poi sono arrivata qui terminai quindi. Forse ora erano più chiare diverse cose anche per lui. Poco dopo commentai il paesaggio e, alle sue parole, sorrisi Ed è comunque magica commentai, prima di sentire la sua domanda e lo osservai Non lo so, quel poco che ho visto mi piace dissi quindi Sei qui da poco.. come mai? Ti sei trasferito? Da dove? domandai e si, ero curiosa non potevo farci nulla..
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    Quando pensava al suo futuro scriccioletto, il cervello gli andava in pappa poverino. Non gli dispiacque affatto parlarne con la piccola ospite del reparto. E la ragazzina, era o non era tanto tenera? Sì che lo era. - Ma certo che lo farò. Ora che te ne ho parlato, sarebbe una cattiveria non farti sapere nulla. - rispose accentuando il sorriso. L'avrebbe messa al corrente di sicuro, ormai la riteneva una sua piccola amica.
    Piccola amica con cui intavolò davvero una bella conversazione. Ed era strano e al tempo stesso meraviglioso dato che lui con i bambini non è che ci sapesse fare così tanto. Ma con Kristin gli pareva tutto più semplice. Forse era lei. No, sicuramente era lei. Vide e si complimentò del disegno dell'Hofgarten. Fu felice di sentire come quell'uscita con il fratello fosse stata davvero bella e proficua, dato il disegno. Infine la bambina gli chiese se potesse fare quattro passi. Kieran non ci pensò due volte prima di accettare. Tanto lei era l'ultima paziente che doveva vedere, quindi che avevano da perdere entrambi? Beh, lui forse il lavoro, ma non gli importava al momento. Voleva solo rendere felice la piccoletta.
    Fuori dalla stanza della giovane ospite continuarono a parlare. L'infermiere trovava la bambina davvero fenomenale, lei forse un po' meno. Spostò lo sguardo su di lei, un sopracciglio un po' alzato, mezzo corrucciato. Indefinibile espressione. - Non sto esagerando affatto, credimi. Io alla tua età non sapevo ancora fare niente di speciale. Anzi, forse ero addirittura un pigro marmocchio. - ribadì il suo pensiero. Poi lei poteva pensarla come voleva, ma lui la credeva interessante, davvero. Perché mentirle?
    L'ultimo tratto lo fecero in silenzio, poi arrivarono sul tetto e la vista che ebbero fu davvero mozzafiato. E lì, l'infermiere scemo, fece una domanda scomoda che però ricevette ugualmente risposta. E tale risposta fu come ricevere una pallonata di cemento nello stomaco. Si girò verso la piccola, in silenzio. Lo sguardo perso su di lei, mentre il cervello stava maledicendo la sua stupidità. - Mi dispiace, mi dispiace molto averti fatto una domanda che ti ha fatto ripensare a quello. - mormorò, anche se avrebbe tanto voluto dire qualcos'altro. Ma non sapeva proprio cosa. Povera piccola, povera. Ora forse poteva capire il perché dei sonniferi, degli incubi... Povera piccola. E di conseguenza, i suoi pensieri andarono verso il fratello, Daniel. Era per quel motivo che ogni volta stava così male? - Ma adesso sei qui, hai tuo fratello e la tua mamma ti sta facendo recuperare tutte le cose che hai perso, compresa la scuola. - era un modo per cambiare l'atmosfera che Kieran sentiva leggermente più pesante di prima.
    Si voltò nuovamente verso la città, osservando tutte quelle luci e quel bianco che rendeva il tutto più magico. Fu quasi contento di sentirsi fare quella domanda. - Mi sono trasferito qui per lavoro, prima stavo a Berlino dove ho studiato e conosciuto Alicia. Ma sono di Stoccarda, dove sono cresciuto con mia nonna. - spiegò mentre il sorriso si espandeva e diventava leggermente più malinconico. Doveva ammettere che gli mancava sia la sua città natale che quella che l'aveva ospitato per l'università. Ma la cosa che gli mancava di più era proprio sua nonna. Grande donna! Lui la riteneva più una madre, che una nonna. - E tu, invece, da dove vieni? - sapeva da dove veniva, circa, era scritto sulla cartella. Sapeva anche che forse non era proprio la domanda ideale, ma provò ugualmente a porgliela. Sperava solo non scatenasse nella piccolina una sorta di crisi di qualche tipo. Non voleva di certo causarle dolore e sofferenza.

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    Era stupendo vedere quell'espressione sul viso di Kieran. Inizialmente sembrava quasi severo, in qualche modo, ma già da come si era posto e da quelle reazioni, si capiva che era una persona tenerissima e ciò mi fece sorridere. Gli chiesi un piccolo favore, parlando del bambino che sarebbe nato e, alla sua risposta, sorrisi Grazie dissi quindi ancora una volta, per poi continuare la nostra bellissma conversazione, la quale andò a toccare diversi argomenti il che era bello. Era un po' strano parlare con qualcuno che non era mamma o Dan, ma al contempo non mi dispiaceva, anzi.
    Mi fece i complimenti per il disegno dell'Hofgarten, quindi gli raccontai velocemente anche di quelle due ore passate in quel luogo con Dan, sorridendo ripensandoci. Poco dopo accettò di fare un'uscita all'aria aperta ed optammo per il tetto. Mentre ci andavamo parlammo ancora un poco e, a quelle parole, sorrisi leggermente immaginandolo. Lasciai cadere così il discorso, anche perchè davvero avevo solo avuto tanto tempo in cui dovevo fare qualcosa e starmene buona.
    Quando raggiungemmo il tetto, la conversazione riprese e, beh accadde che gli spiegai perchè non ero mai andata a scuola, anche se immaginavo ci fosse rimasto. Sentendo le sue parole mi voltai a guardarlo Tranquillo.. dissi solamente. Non poteva saperlo o immaginarlo, come io non potevo sapere quali incubi affollassero la mente di Dan. Sentendo quanto aggiunse sorrisi Infatti esclamai semplicemente. Ero contenta di quella svolta. ci voleva. Guardammo un momento l'orrizzonte e visto che mi disse che era a Monaco da poco, volli indagare benevolmente ovviamente. Wow.. ne hai fatta di strada esclamai sorridendo, ma era una bella cosa Come hai conosciuto Alicia? domandai, poco prima che mi chiedesse di dove ero Allora dopo aver chiesto.. vengo da Tromsø, in Norvegia dissi e si, chi lo sapeva altrimenti? Ricordo solo pezzi di lì.. ma con Dan ci tornerò.. ce lo siamo promesso spiegai sorridendo quieto ed allontanandomi un poco dal parapetto, giusto per sentire meno aria Sei mai stato fuori dalla Germania? chiesi quindi curiosa, ancora una volta..
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    E lui che credeva di non riuscire a parlare anche ai piccoli pazienti. Bastava tirare le corde giuste ed ecco lì che parlava senza sosta con immensa tranquillità la piccola Kristin. Si spostarono dalla sua camera per andare sul tetto, nel frattempo parlarono un po' di tutto. Certo che la ragazzina era interessante, chissà quante cose aveva ancora da dire. Lei, invece, non lo credeva. Lui di certo non poteva farle cambiare idea, ma le spiegò un po' come la pensasse lui in proposito. Lui aveva avuto tanto tempo per fare cose, ma non l'aveva mai fatto. Era pigro, lo era di natura. Poi, quando successe quel che successe, decise di muoversi per migliorare. E l'aveva fatto e adesso era lì, in attesa del primo figlio.
    Arrivati sul tetto, ammirarono la città notturna, con le luci che danzavano sulla coltre bianca sui tetti delle case. Il vento non era così forte, ma essendo all'aperto e in alto, si sentiva di più. Lì Kieran fece una domanda di troppo e ricevette una risposta che non si aspettava minimamente. Ora capiva, forse, il motivo per il quale la piccola si trovasse lì. Che infanzia a dir poco tremenda. Lui della sua non si poteva lamentare, togliendo il fatto che la madre l'avesse abbandonato alla nonna, non aveva passato un brutto periodo. Era stato a dir poco fortunato, lui. Rispetto a lei o a suo cugino, la sua infanzia era stata meravigliosa. Si scusò e in tutta risposta ricevette un 'tranquillo'. Vide quelle ultime parole, come la fine del discorso. Se mai fosse tornato fuori, sapeva quali tasti toccare e quali no. Credeva.
    La piccola, comunque, sembrava più interessata alla vita dell'infermiere che osservare la città. E poteva Kieran esimersi dal raccontarle un po' di storia della sua vita, costellata da fortune pazzesche? No, magari l'avrebbe pure divertita. - Sì, ne ho fatta parecchia. - ridacchiò stupidamente. Ne aveva fatta davvero e ne andava piuttosto fiero. - Facevamo l'università a Berlino, lei farmacia io infermieristica. Ci scontravamo nei corridori e avevamo qualche professore in comune. Un giorno, presi coraggio e le chiesi di prendere un caffè. Lei accettò, ma non si presentò subito. Aspettai qualche ora, prima che arrivasse tutta trafelata e mortificata per il ritardo. Si era scordata di avere un esame. - spiegò con calma, con un sorriso che esprimeva tutta la felicità dei momenti. A quei tempi, qualche anno prima, era tutto più semplice. Poi proseguì - Ci siamo ufficialmente messi assieme il giorno della sua laurea. Sono più piccolo di lei di qualche anno, ma questo non sembra pregiudicare la nostra relazione. In fondo, è stato un incontro molto normale. Ai suoi non andavo molto a genio, all'inizio. Poi mi hanno conosciuto meglio e adesso posso dire di essere il cocco dei suoceri. - scherzò, anche se era tutto vero. Aveva penato per la ragazza come per l'approvazione dei genitori di lei. Ma ne era valsa la pena, davvero.
    Le fece la domanda da un milione, da dove provenisse e la risposta arrivò, anche in modo piuttosto tranquillo. Sembrava. - Wow, Norvegia. Piuttosto lontano da questa città. - disse distrattamente, ascoltando poi quella promessa che aveva fatto con Daniel. Quella bambina era così carina, così dolce ed innocente. Sperava che quel futuro viaggio con il fratello potesse regalare un po' di pace ad entrambi. Poi seguì il suo esempio e si spostò dal parapetto. Il vento sembrava essere aumentato e gli sferzava la faccia con quasi cattiveria. Scosse il capo - No, sempre e solo Germania. Però mi sarebbe sempre piaciuto andare a trovare i nonni in Inghilterra. Sai, mio padre era inglese, ma non ricordo molto di lui né se ho mai conosciuto i suoi genitori. - e lì, un velo di tristezza gli rabbuiò il sorriso. Ma niente di cui preoccuparsi. Si rialzava in fretta. - Ma mi piacerebbe molto visitare altri paesi, oltre questo. - tornò frizzante come prima. Avrebbe tanto voluto chiedere lo stesso anche alla ragazzina, ma aveva timore di fare la domanda sbagliata. - A te piacerebbe viaggiare e visitare altri Paesi? - ne trovò una di riserva. Almeno questa doveva essere tranquilla, no?

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    Forse avevo bisogno di qualcuno esterno con cui parlare. Me ne stavo convincendo visto che mi stava riuscendo abbastanza facile parlare con Kieran. Non mi dispiaceva come cosa ovviamente, anche se non si poteva mai dire. Insomma le cose potevano sempre cambiare, giusto? Stavamo parlando di diverse cose, anche se ad un certo punto disse che ero interessante, vista la molteplicità di cose che riuscivo a fare, ma secondo me esagerava. Nonostante ciò, sentendo quel che disse, non mi dispiacque, anzi, era bello sentirsi.. apprezzati. Probabilmente nemmeno poteva immaginare quanto significasse per me sentire quelle parole, specie dette da un mezzo sconosciuto, ma ormai mi ero affezionata, quindi diciamo che era già mio amico, anche se lui probabilmente, non lo poteva immaginare.
    Non passò molto che mi chiese della scuola, e risposi piuttosto tranquillamente, anche se forse sembrava strano. Eppure non era la cosa più difficile da affrontare, ce ne erano di peggiori di quel periodo. Ciò avenne mentre eravamo sul tetto, ad ammirare il panorama. Lo tranquillizzai o, perlomeno, ci provai, visto che non poteva sapere cosa fosse accaduto. Fatto sta che decisi di chiedergli di come avesse incontrato Alicia. Essendo una ragazzina ero parecchio romantica, già amavo le storie di principi e principesse, ma anche quelle normali come quella di Kieran, che comunque aveva la sua fiaba. Per fortuna volle rispondere e così ascoltai molto attentamente. Sentendo il suo racconto avevo praticamente gli occhi a cuore, se solo fosse stato possibile Aww esclamai quidi, prima di ascoltare anche quanto aggiunse e sorrisi Volevano essere sicuri che tenessi a loro figlia, probabilmente osservai, parando dei suoi suoceri. E' una bellissima storia comunque aggiunsi quindi sorridendo.
    Poco dopo mi chiese di dove fossi e così risposi tranquillamente Già.. esclamai quando fece quell'esclamazione. Avevo controllato sulla cartina e si, era parecchio distante da Monaco. Poco dopo gli raccontai anche della promessa che ci eravamo fatti Dan ed io e sorrisi al solo pensiero.
    Quindi mi spostai, visto che il vento si era alzato e non era esattamente caldo. Quindi gli chiesi se fosse mai andato fuori dalla Germania e ascoltai quindi quanto disse Oh, ho letto cose sull'Inghilterra, sembra un bel luogo commentai sorridendo Spero che riuscirai ad andarci affermai quindi, specie vista la ragione, sarebbe stata davvero una bella cosa a mio avviso, anche se purtroppo non ricordava molto il padre e lì ci somigliavamo tutto sommato. Sorrisi, prima di sentire la sua domanda Oh si, vorrei andare.. ovunque. Però la.. seconda tappa sarebbe l'Italia affermai, dopo averci pensato un momento. La prima era la Norvegia ovviamente Kieran, pensi che riusciremo a visitare i luoghi che vogliamo? domandai quindi, osservandolo un momento. Nel frattempo avevo anche pensato ad una seconda cosa, solo che dovevo capire come fare e se si poteva fare, ma non era una cosa per la quale dovevo sentire Kieran Credi sia meglio rientrare? domandai quindi, più perchè cominciavo ad avere freddo, quella giacca non bastava purtroppo..
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    Sul tetto l'aria tirava parecchio, si era alzata rispetto a prima. Dopotutto era sera, la temperatura scendeva e sembrava essere sul punto di nevicare. Il vento, però, non sembrava molto favorevole all'idea. Preferiva spazzare i tetti e, di conseguenza, congelare i due individui sconsiderati che avevano deciso di andare a fare una passeggiata proprio lì. Ma quella passeggiata sembrava essere servita ad entrambi. A Kieran, perché così era riuscito a creare una sorta di legame con una piccola paziente. A Kristin, perché sembrava contenta. Chissà, magari la presenza e la conversazione strana con l'infermiere l'avevano resa felice.
    Comunque, parlarono di tutto, non si fermarono a nulla. Le domande trovarono risposte e portarono ad altre domande. Il raccontare come avesse conosciuto la sua Alicia lo faceva sempre ridere. Quella ragazza era da sempre un fenomeno, ma l'amava anche per quello. La parte dei suoceri, invece, lo faceva sorridere un po' di meno. L'inizio non era stato di certo uno dei migliori, ma poi la relazione si era evoluta e, di conseguenza, anche il rapporto con loro era cambiato. - Sì, credo anch'io sia così. Lei è figlia unica, volevano sapere di potersi davvero fidare di me. - ammise con un sorrisetto tranquillo. Non vedeva l'ora di rivederla, la sua Alicia.
    Il discorso poi si spostò sui viaggi, i paesi di origine e via così. Lui, da parte sua, non ricordava se avesse mai conosciuto i suoi nonni paterni, non aveva nemmeno chiesto a sua nonna materna qualcosa. Come se temesse di farle del male. Ma aveva da sempre, o perlomeno da quando era un adolescente, che voleva visitare il paese d'origine del padre. Quel padre che lui non ricordava molto, ma che avrebbe voluto tanto conoscere di più. Ascoltò poi la piccoletta e fu interessante anche quella risposta. - Italia, eh? Non mi dispiacerebbe andarci. Come mai proprio l'Italia? - commentò quasi pensieroso, come se ci stesse davvero facendo un pensierino. E se lo stava facendo davvero. Un giorno, non molto lontano sperava, avrebbe portato Alicia e il loro piccolino ovunque, magari anche in Italia. Venne colto alla sprovvista con quell'ultima domanda. Si voltò verso Kristin con fare sorpreso. - Si dice che 'volere è potere' quindi... Secondo me sì, ce la faremo entrambi ad andare dove vorremmo tanto andare e tu riuscirai sicuramente a tornare a casa con tuo fratello. - disse ampliando il sorriso. Non ne era sicuro, non era possibile essere veramente sicuri su argomenti del genere. Ma lui ci credeva davvero, sia per lui sia per Kristin. Lui ci credeva e basta. Era disposto a muovere mari e monti per poter fare quello che più desiderava fare e, credeva, che anche la ragazzina fosse dello stesso parere. Ci sperava, almeno.
    Alla successiva domanda della piccola ospite, andò a guardare l'ora. Effettivamente, si stava facendo relativamente tardi. - Forse è meglio, non vorrei che prendessi freddo a causa mia. - disse sorridendo mentre la 'scortava' verso la porta. Cominciava davvero a fare freddino e non voleva ammalarsi nemmeno lui. Scesero le scale arrivando con molta calma al loro piano. - Riuscirai a dormire? Non sei costretta a prendere i sonniferi che ti ho portato prima. Se non riesci a dormire e hai voglia di parlare con qualcuno, puoi sempre venirmi a cercare. - disse, mentre con aria quasi sospetta si osservava in giro. Nei corridoi non c'era nessuno, nemmeno nel posto degli infermieri. Bene, era un bene. Nessuno forse si era accorto della loro breve assenza. O almeno era quello che sperava. Non voleva di certo trovarsi faccia a faccia con la dottoressa Bergström e beccarsi una ramanzina davanti Kristin. Che figura si faceva altrimenti? Comunque, no panico, tanto non c'era nessuno nelle vicinanze. Tranne forse uno zombie che camminava che, a giudicare da come camminava, era semplicemente Daniel che faceva il giro del reparto.

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