I'm searching a nice policeman with a cat

Appartamento Markus - Rosaleen & Markus -

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    Era arrivato l'inverno, finalmente, e si avevo cominciato a parlare tedesco, imparandolo anche piuttosto velocemente a mio avviso. Ero soddisfatta dei numerosi progressi che ero riuscita a fare, ora riuscivo a tenere una conversazione sensata, anche nel campo di veterinaria. Comunque, in quel periodo alla fine, non avevo visto spesso Markus, così avevo deciso innanzitutto di informarmi su dove abitasse e, per farlo, mi era stato sufficiente chiedere a Tobias, il suo collega, quello che lo aveva pure coperto quando ci eravamo incontrati. Questo era accaduto quella mattina, poi però ero dovuta andare a preparmi per andare poi alle prove dello spettacolo teatrale. Il mio personaggio era divertente da fare, anche perchè si era una mezza commedia.
    Fatto sta che mi recai verso la casa del poliziotto, con gli abiti di scena, compreso trucco e pettinatura, la quale era semplicemente una coda laterale, e avendo i capelli mossi di base faceva un bell'effetto a mio avviso. Quelli che avevo indosso erano abiti che mettevo anche fuori via di tanto in tanto logicamente, però mai abbinati a quel modo. Forse avrei pure cominciato visto che non mi dispiacevano. Arrivai a destinazione, quindi entrai nell'edificio, salii le scale e non mi rimase che suonare alla porta. Speravo che fosse in casa, in fondo anche se magari non lavorava quel giorno, sarebbe potuto essere ovunque, anche in passeggiata o con la sua ragazza o da qualunque altra parte in realtà. Non mi rimaneva però che aspettare anche perchè chiedergli se era in casa via messaggio, sarebbe stato come rovinare la sorpresa e non volevo..
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    Vacanze, vacanze. Finalmente erano arrivate anche per lui. Dopo l'incidente di Tobias aveva dovuto sbrigare un paio scartoffie oltre che qualche straordinario. Un sacco di colleghi erano andati in vacanza o si erano trasferiti o erano in malattia, come Tobias. Lui, invece, non era ancora andato ufficialmente in vacanza. Ma, quel giorno si sarebbe svegliato diversamente. Infatti quello era il suo primo giorno di ferie e già si annoiava a morte. Aveva sistemato la casa, l'aveva fatta arieggiare, aveva ripulito la lettiera del gatto. Insomma, aveva fatto tutte le varie faccende domestiche e si annoiava a morte. Non sapeva mai che fare, anche se forse qualcosa la poteva sapere.
    Si piazzò sul divano, la sua postazione preferita quando non aveva un tubo da fare, prese il pc ed iniziò a sistemare un po' le cose lì dentro. Dai social, alle foto, alla posta elettronica all'agenda. Insomma, doveva assolutamente trovare qualcosa da fare prima di morire di noia istantanea. Si alzò, si stiracchiò, posò il portatile sul tavolino davanti il divano ed iniziò ad inseguire Matisse che non faceva altro che rompergli le scatole. Non ci fosse stato quel micetto, probabilmente si sarebbe messo a dormire. Dopo averlo rincorso come un demente e averlo coccolato finché gli era consentito, prese un libro dalla libreria, indossò gli occhiali che nessuno sapeva possedesse e si ributtò sul divano. Gli ci volle veramente poco, però, per addormentarsi come un pero sul divano. Il libro era interessante, ma era lui stanco. Era davvero tanto stanco, doveva recuperare una marea e mezza di ore di sonno. E il libro gli aveva semplicemente conciliato tale sonno.
    Non credeva di dover aver ospiti eppure il campanello suonò. Mormorò qualcosa, girandosi dall'altra parte. - Matisse, vai ad aprire tu. - disse con fare assonnato. Ma sapeva perfettamente che il gatto non poteva aprire la porta. Così, sospirando pesantemente si alzò. Chi mai poteva essere, Tobias con Molly e prole al seguito? Kieran? No, di solito avvertivano tutti. Suo zio? Impossibile, quel giorno era stato chiamato per un'emergenza. E allora chi era? Non gli veniva in mente proprio nessuno. La bella irlandese non l'aveva ancora invitata, anche perché si erano visti veramente poco. Con il lavoro di lui e tutti gli impegni di lei, era difficile vedersi. Ma almeno si sentivano spesso, quello era importante. Indossava una comoda tutta, pantaloni neri, maglietta bianca e felpa nera con zip e cappuccio, aperta. Era il suo cosiddetto outfit da casa. Chi mai poteva cercarlo?
    Dopo un'attesa che parve una mezza eternità, aprì la porta e quello che si trovò di fronte non era sicuramente quello che si aspettava. Rosaleen. La bella irlandese di quel giorno d'estate era lì, davanti a lui, sulla sua porta. Ed era davvero bella... mentre lui sembrava un senza tetto con quella tuta quegli occhiali. L'espressione confusa e stupita fece presto spazio ad una decisamente più consona. - Non mi aspettavo nessuna visita, ma la tua è sicuramente sempre gradita. - disse come un totale deficiente. Certo che la vicinanza con Tobias era davvero fin troppo pericolosa. Si fece da parte e la fece entrare, non appena fu dentro con lei, si chiuse la porta alle spalle. - Qual buon vento ti porta qui? - chiese sempre avendo quel sorrisetto particolarmente idiota stampato in faccia. Non se l'aspettava per niente quella visita. L'avesse saputo, si sarebbe fatto trovare con vestiti decenti. Eppure, non gli importava poi così tanto. Lei era lì ormai... e Matisse era già partito all'attacco. Quel mostriciattolo nero con quel musetto bianco che era più curioso del suo padrone. - Lui è Matisse. Matisse, lei è Rosaleen. - presentò gatto e ragazza come la cosa più naturale del mondo. Per lui era così e, se ricordava bene, alla ragazza interessava conoscere il gatto, no? Eccola accontenta. Quanto si stava instupidendo, nemmeno lui lo sapeva. - Ti posso offrire qualcosa? - chiese avvicinandosi alla bella irlandese che sembrava vestita per uccidere, anche col cappotto addosso. Che a proposito, faceva caldo nel suo appartamento, meglio se glielo appendeva. Ha! Si stava scoprendo troppo l'idiota. Ma, ehi, erano le buone maniere, no? E che ne sapeva lui, mica andava a scuola di bon-ton. Le appese il cappotto e la fece accomodare in soggiorno. Che fosse leggermente agitato era normale, sì, ma che non riuscisse a spicciare bene le parole, no. Troppo Tobias, questa era l'unica spiegazione plausibile. Sì,doveva essere proprio quella la spiegazione. Tossicchiò, guardandosi attorno - Non è un gran che, ma per me e il gatto è l'ideale. - ora era davvero chiaro il fatto che fosse stupido.

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    Speravo davvero di non disturbarlo, nel caso fosse in casa. Mi ero anche dispiaciuto non poterlo incontrare in quei giorni, se non per pochi minuti. Di solito o lui od io avevamo impegni quando l'altro non ne aveva, destino crudele! Ma quel giorno avevo deciso di rompere la routine, anche se avrei tardato non importava, ero abbastanza avanti col programma scolastico da potermelo permettere. E così ero lì, col vestito di scena. Forse neppure sembravo io in effetti, di solito nemmeno mi truccavo se non per occasioni speciali, figurars indossare vestiti del genere, anche se pure lì per qualche occasione anche si.
    Dopo un po' che ebbi suonato, mi parve di sentire rumori dall'interno e così mi misi sull'attenti, cercando di capire se avevo avuto un'allucinazione o era davvero in casa. Mi sembrò di aspettare un secolo, prima di sentire il chiaro rumore della porta che veniva aperta e, quando fu aperta, sorrisi, quieta. Non badai molto all'abbigliamento di Mark, anche perchè indossava gli occhiali e stava pure bene, troppo bene forse. Lo vidi assumere un'espressione.. sorpresa forse? Confusa magari anche? Ciao dissi sorridendo, per poi sentire le sue parole ed anche lì sorrisi, ovviamente Davvero? Quindi non disturbo? domandai subito, per sicurezza personale. Quando si fece da parte per farmi entrare sorrisi Permesso.. dissi istintivamente entrando, e subito mi resi conto che lì dentro la temperatura era piuttosto elevata, così aprii il cappotto mentre mi veniva posta quella domanda Mi mancavano le nostre chiacchiere. E poi dovevo conoscere Matisse no? esclamai sorridendo, osservando il gatto che si era avvicinato. Mi piegai sulle ginocchia e allungai una mano, così da fargli annusare le dita Ciao Matisse, ma sei un gattino bellissimo esclamai. Si, facevo qualche vocina idiota con gli animali.
    Ehm, se hai dell'acqua, volentieri esclamai quindi, tornando diritta sulle gambe e, grazie ai tacchi, ero pure un poco più alta e potevo osservarlo meglio Ti donano gli occhiali, sai? dissi quindi, per poi affidargli il cappotto, lì dentro era da morire, anche se non ero sicura fosse tutta colpa del riscaldamento. Quindi mi guardai leggermente attorno sorridendo appena. Mi accomodai in soggiorno sentendo anche quanto disse Cos'ha di male? A me piace esclamai sicnera sorridendo per poi riflettere Ah.. ehm, scusa l'abbigliamento ma vengo dalle prove del teatro.. lo informai e si, la data si avvicinava quindi avevo pure il suo biglietto, ma questo per ora era un segreto Come stai? chiesi invece permettendomi di sedermi sul divano. .
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    Di certo quella visita a sorpresa non se l'aspettava. Ma era davvero tanto, ma proprio tanto gradita. Lo disse pure, a modo suo. - Assolutamente no, non disturbi affatto. - ripeté con un sorrisetto. Certo che lei non disturbava, quando mai disturbava. La fece entrare e subito il gattaccio le si avvicinò. Insomma, era tale e quale il padrone. No, non era vero. Lui non si era di certo avventato sulla ragazza come stava facendo quella palla di pelo nera. Strano, comunque, non era così tanto socievole quel felino. Evidentemente Rosaleen aveva una certa aura piacevole. E quella vocina, oddio, non lo poteva fare. Markus si appoggiò per qualche secondo sulla porta ad osservare la ragazza che interagiva con il gatto. Sì, era di certo una visita piacevole. Chissà come l'aveva avuto il suo indirizzo, lui non si ricordava di averglielo dato. In ogni caso, non importava. Era lì, quello contava. E aveva detto che le mancavano le loro chiacchiere. Ma lo poteva fare?? No che non poteva.
    Prese il cappotto e sorrise come un totale deficiente, mormorando un grazie. Nessuno sapeva che portava gli occhiali, neanche Tobias lo sapeva. Rosaleen era stata la prima e gli stava pure facendo i complimenti. Non era di certo una sfida alla pari. Le appese il cappotto mentre lei si accomodava in soggiorno. Andò in cucina a prendere dell'acqua e due bicchieri. Tornò dalla ragazza con una bottiglia di acqua naturale e una di frizzante. - Non sapevo quale volessi, così le ho prese entrambe. - posò il tutto sul tavolino davanti il divano, prendendo il portatile e libro – che era rimasto lì – e li posò sopra uno scaffale. Poi tornò ad occuparsi della sua ospite. Solo che non era l'unico, dato che Matisse sembrava particolarmente interessato all'irlandese. E non era l'unico. - Beh, non è che sia brutto eh, semplicemente non è molto grande. Ma per me va benissimo così, ci sto meno tempo a pulirlo. - scherzò, sedendosi vicino alla ragazza. Forse, ma molto forse, avrebbe dovuto calare il riscaldamento anche se non era così alto come sembrava. Faceva caldo o era lui? Forse era lei. Ma era un uomo o un ragazzino idiota? Entrambi. - Sono io che dovrei scusarmi, vengo da un pisolino sul divano, quindi - rise, cercando di mascherare la crescente stupidità che lo stava colpendo. Mica facile pensare bene in quel momento - Ti stanno molto bene questi vestiti, davvero. - aggiunse, sorridendo un po' di più. Eccome se le stavano bene, accidentaccio!
    Si sistemò sul divano, mentre il felino curioso saltellava a destra e a sinistra come se volesse attaccare qualcosa mentre cercava semplicemente di salire sul divano dove stavano i due. - Bene, io sto bene. Finalmente sono iniziate le mie vacanze. Tu come stai? Con il teatro come va? - certo, un po' di conversazione ci stava per cercare di sviare i pensieri che non era il caso di avere in quel preciso momento. E poi, era davvero curioso di sapere come andasse con il teatro. Non vedeva l'ora di poterla vedere davvero all'opera.

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    Avevo avuto un'idea più che ottima a chiedere a Tobias l'indirizzo di Markus ed andare a trovarlo. Se non avessi fatto così probabilmente non lo avrei neppure mai visto con gli occhiali, cosa che sarebbe stata ingiusta visto che stava benissimo. Comunque sia, appena mi aprì mi accertai subito di non aver disturbato e quindi sorrisi alle sue parole. Se avessi disturbato mi sarei sentita una pessima persona, ma era inutile pensarci visto che così non era. Una volta entrata fui subito raggiunta da Matisse, che coleva fare conoscenza. Era inutile. Con gli animali diventavo stupida, facevo le vocine che di norma una ragazza farebbe con i bambini io nossignore, con gli animali. Feci qualche coccola alla palletta di pelo più adorabile del pianeta, quindi mi raddrizzai, mentre Markus era rimasto tutto il tempo ad osservare, eh vabbè.
    Gli porsi il cappotto, che gentilmente andò ad appendere, anche se prima gli feci i complimenti per via degli occhiali e sorrisi a quel suo grazie forse un pochino impacciato. Mentre mi accomodavo sul divano, lui recuperò dei bicchieri e dell'acqua. Prese sia quella frizzante che quella naturale Hai fatto bene, tendo a dimenticarmi di specificare dissi sospirando, prendendo poi la bottiglia d'acqua naturale e versandomene un po' Tu quale vuoi? domandai, mentre riponeva un libro ed il portatile più al sicuro. Aveva rischiato che mi ci sedessi sopra, ups. Quindi commentai il suo appartamento e sorrisi Ed è sempre bene, specie quando si ha poco tempo o ospiti all'improvviso esclamai divertita e riferendomi nello specifico a me stessa, in quel momento.
    Lo seguii con lo sguardo, quando si sedette accanto a me. Quindi, ascoltai le sue parole e sorrisi Oh beh, se ti consola quest'aria addormentata di dona esclamai, allungando una mano per spettinarlo benevolmente ovviamente. Poco dopo gli spiegai anche la ragione della mia mise e arrosii leggermente Grazie.. dissi quindi, bevendo quindi un sorso d'acqua. Davvero, o era un caldo estremo nell'appartamento o la ragione era lì affianco a me. Osservai un momento Matisse sorridendo Forza Matisse, puoi farcela dissi, visto che stava chiaramente provando a salire sul divano. Poco dopo ecco che chiesi a Markus come stesse e sorrisi sentendo che stava bene e in vacanza Oh bene, e quanti giorni hai di vacanza? domandai riflettendo, prima di sorridere ancora Sto bene, grazie e a teatro benissimo, facciamo più prove perchè manca poco.. dissi per poi alzarmi un momento, avvicinandomi al cappotto A tal proposito.. dissi dopo aver preso il biglietto, che nascosi dietro la schiena, quindi riavvicinandomi Ti ho portato questo dissi, porgendogli quel pezzo di carta con un sorriso. Speravo non avesse cambiato idea ed attesi che lo prendesse. Lo spettacolo si intitolava "Trip at the center of the dream" una cosa un po' strana insomma..
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    Era o non era dannatamente adorabile quella irlandese? Sì che lo era. Aveva un debole per le irlandesi. Ma va? Non si capiva. Osservarla mentre faceva le vocine con Matisse fu uno spettacolo impagabile. Doveva ringraziare ogni santo della terra e non, oltre che la complicità – ottenuta con la forza – di Tobias per aver deciso di aiutare quella povera pecorella smarrita in mezzo ad una piazza. Si sarebbe auto-pattato, se non fosse stato un segno di squilibrio mentale. Doveva stare attento a non far mosse false.
    Si spostarono in soggiorno e, dopo aver portato l'acqua e i bicchieri, spostò pc e libro. - Io preferisco le bollicine... Frizzante, per me frizzante. - certo che l'influenza di Tobias si stava sentendo fin troppo. Per fortuna che Rosaleen non lo conosceva. Sorrise, scacciando via quei pensieri inutili dalla sua mente. - Pensa un po', ho fatto le pulizie stamattina. - rise, come un deficiente. C'era qualche rotella che non funzionava più nel suo cervello.
    Si sedette accanto alla ragazza, morendo nel frattempo di caldo, cercando di non darlo a vedere. C'era qualcosa che proprio non andava nella temperatura dell'appartamento. Se poi ci si metteva lei, che gli scompigliava i capelli, lui ci restava secco. Quello non era lui, dov'era finito il ragazzo scemo che era e che non sembrava avere problemi con niente e con nessuno? Perché quell'irlandese lo uccideva in quella maniera? Come faceva? Perché aveva un influsso simile su di lui? Che diavolo stava succedendo, si era trasformato in Tobias? Dio ce ne scampi, non se lo poteva permettere. Impossibile che trovasse una Molly. Ma lui aveva trovato una Rosaleen. Oddio, lei stava arrossendo. Che situazione surreale era quella? Com'era che ci si comportava? Perché diavolo, poi, stava pensando così tanto? Ebbasta!
    Per fortuna che il gatto servì da salvagente ai due, perché lui stava morendo, non solo di caldo. Matisse salì sul divano e zompettò vicino a loro, prima di accovacciarsi sulle sue gambe. Gattaccio malefico che si metteva nei posti meno opportuni nei momenti più sbagliati! La bella irlandese intavolò un discorso tranquillo e lui rispose di conseguenza. Ah le vacanze! Le chiese del teatro e quella fu un'altra cosa che non si aspettava. Stava sognando o era sveglio? La seguì con lo sguardo mentre si avvicinava al cappotto. Doveva fare qualcosa, prima di restarci davvero. Anche Matisse si accorse quanto Mark non fosse effettivamente Mark. I gatti e i loro poteri extrasensoriali. Se ne andò, lasciando il poliziotto con la ragazza. Aiuto. La osservò avvicinarsi e la sua espressione divenne leggermente più confusa quando gli porse il pezzo di carta, un biglietto. IL biglietto! Lo sguardo saettò dalle sue mani al suo viso. Chissà che espressione da deficiente aveva, meglio se non ci pensava. - E' il biglietto del tuo spettacolo? - domanda idiota che non aveva effettivamente bisogno di una risposta. - Te ne sei ricordata, grazie! Non vedo l'ora di venire a vederlo! - disse alzandosi di scatto e abbracciandola. Ecco, quello era Markus.
    L'abbraccio fu breve, la lasciò e si risedette sul divano prendendo il suo bicchiere d'acqua, praticamente quasi strozzandosi bevendo. - Sì, insomma... di cosa parla? - sviare o non sviare il discorso? Al momento forse era meglio sviare. Quello non era lui, ma non era colpa sua. Il caldo eccessivo non era il riscaldamento dell'appartamento, ma lei. E continuava a tenere la felpa addosso, anche se aperta, aveva caldo.

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    Avevo proprio fatto bene a passare. Ero lì da nemmeno mezz'ora ed ero già contentissima, forse troppo a dire il vero. Non sapevo bene la ragione, ma mi trovavo sempre bene in sua compagnia, se ero triste mi bastava vederlo da lontano per tornare a sorridere. Se poi contiamo che con gli occhiali aveva un fascino tutto suo, beh.. ero davvero stata fortunata che mi fosse venuto in soccorso tempo prima. Dopo aver coccolato un po' Matisse ed aver affidato il cappotto a Markus, ci spostammo in salotto, dove ci accomodammo. Cosa stavi leggendo? domandai quindi, mentre posavo la bottiglia di acqua naturale e prendevo quella frizzante, versandogliene nel bicchiere.
    Poco dopo mi disse che la casa essendo piccola era più facile da pulire e gli risposi che era un bene in caso di visite improvvise come la mia. Vedi? Sono stata brava allora a passare proprio oggi risposi quindi ridendo a mia volta. Era divertente Mark, e non solo, anche perchè gli piacevano i musical, quindi era semplicemente perfetto. Lo osservai, mentre si accomodava accanto a me e cominciai a sentire più caldo, e forse era davvero colpa sua, ma fortuna voleva che non si notasse molto. Intanto parlammo ancora e gli scompigliai i capelli, mi venne naturale e sorrisi Come possono essere così morbidi? domandai quindi sorpresa, non me lo aspettavo, già. Fatto sta che mi ritrovai ad arrossire, forse perchè, anche se dovevo ancora capirlo appieno, lui mi piaceva e tanto.
    Matisse, quindi, salì sul divano e sorrisi quando si accovacciò sulle gambe del padrone Ti vuole bene, eh? dissi quindi. Almeno, prima che mi chiedesse del teatro. Mi alzai, recuperando IL biglietto e tornai da Markus, porgendoglielo. Affermativo dissi semplicemente, per poi sorridendo. Ricambiai il suo abbraccio Ovvio che me lo sono ricordata, ti voglio nel pubblico dissi quindi, anche perchè era l'unica persona che conoscevo praticamente. Si risedette dopo, così posai il biglietto sul tavolo, distante dall'acqua Non te lo dico dissi semplicemente, tornando a sedermi Qualcosa puoi dedurre dal titolo aggiunsi quindi e si, lo stavo mettendo alla prova..
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    Eccome se la ragazza aveva fatto bene a venire proprio quel giorno. Ma perché non gli riusciva di essere tranquillo e normale come al solito? Che aveva di tanto speciale l'irlandese? Eh, lo sapeva bene che cosa poteva avere di tanto speciale. Si stava, purtroppo per lui, rivedendo in quelle mirabolanti quanto rocambolesche avventure di Tobias quando parlava dei suoi incontri con Molly. Non che si stesse rimbecillendo, dato che comunque non era sempre stato una cima nemmeno lui anche se si atteggiava diversamente. Sapeva di essere stupido in molti campi. Ma aveva sempre creduto di essere al di sopra dello stupido, riguardo certi tipi di argomenti e situazioni, tipo quella che stava avendo con Rosaleen. Evidentemente si sbagliava. Era evidente che era fin troppo simile a Tobias in questi casi. Ecco, allora era veramente la fine per lui e per tutto il genere umano. Lasciò perdere le sue meravigliose elucubrazioni mentali e si concentrò sulla bella irlandese che stava sul suo divano, nel suo soggiorno, a casa sua. Sì, era decisamente meglio pensare a Rosaleen che ai confronti con Tobias. - Una guida turistica... dell'Irlanda. - e lì la mossa falsa l'aveva condotto nel precipizio, non aveva più scampo. Il motivo per cui disse la verità? Perché non aveva voglia di mentire. Suo zio gli aveva dato quella guida perché lo voleva invitare ad andare in Irlanda per Natale, anche se lui non gli aveva ancora detto nulla tra conferme o no. Eh, oh. Se la ragazza avesse avuto domande, avrebbe provato a rispondere al meglio che poteva.
    Si sedette vicino alla giovane e si sentiva tutto un fuoco. Che se ci pensava, non era una cosa così brutta. Solo che non era decisamente il momento! Pure la palla di pelo spelacchiata se n'era accorta. Sorrise, come un deficiente. - Hai fatto benissimo, come se l'avessi saputo in anticipo. - scherzò, con naturalezza. Purtroppo però, quello che venne poi non lo poteva prevedere nemmeno con un cannocchiale o con la simpatica veggente di fianco. Cercò di non darlo troppo a vedere, occupandosi del gatto, bevendo. Insomma, in qualche modo doveva nascondere il fatto che fosse arrossito come un deficiente. Aveva venti e passa anni, non si poteva imbarazzare per un commentino così ingenuo, su. Non era mica come un tedesco di sua conoscenza capace di arrossire pure per un ciao, detto dalla persona giusta nel momento giusto. Tossicchiò leggermente, cercando di essere il tranquillo scemo del villaggio di sempre - Balsamo, mia cara. Balsamo. - disse passandosi distrattamente una mano nei capelli, in quei dannati riccioletti. - No, ok, siamo seri. Non lo so di preciso, prendo lo shampoo più economico della terra eppure.. Sarà un dono di natura. - spiegò con una leggera risatina di accompagnamento. Ah sì, eccolo l'idiota che era sempre.
    Il gatto gli salì sulle gambe, acciambellandosi nel posto meno opportuno al momento. Poi se ne andò. Deo gratias! Non era il caso che il gatto si mettesse proprio lì! - A quanto sembra. Mio zio dice che si è affezionato tanto perché l'ho salvato dalla strada, povera palla di pelo. Ma noto che pure tu gli ispiri simpatia - disse indicando Matisse che si avvicinava nuovamente all'irlandese, giusto per strusciarsi sulle sue gambe.
    E poi, il finimondo. Rosaleen gli porse un biglietto e di tutta risposta Mark l'abbracciò. Beh, non era cosa inusuale che il poliziotto abbracciasse gente, ma in quel momento non era proprio il caso. Insomma, poteva farsi sgamare in un modo assurdo. Fortuna che si sedette sul divano a strozzarsi con l'acqua. - Sono numerati per caso? Ho un posto assegnato o posso scegliere? Perché se posso scegliere, potresti trovarmi nelle prime file. - disse con un sorrisetto tra l'idiota e il divertito. Poi le chiese di cosa si trattasse lo spettacolo ma, com'era prevedibile, non glielo disse. Ah, gli piacevano le ragazze misteriose. Corrucciò le sopracciglia per qualche secondo, osservando il biglietto. - Dal titolo sembra interessante. In inglese o in tedesco? Che a proposito, sei migliorata tantissimo dall'ultima volta in cui ci siamo visti. - disse, notando praticamente solo ora che avevano parlato in tedesco tutto il tempo. - Ma l'accento irlandese c'è sempre ed è una buona cosa, mi piace molto il tuo accento. Non perderlo - commentò con un sorriso talmente stupido che poteva davvero farsi sgamare qualsiasi cosa. L'influenza del tedesco non l'aveva mai odiata fino a quel momento. Ma non era poi un male, se la vedeva da un'altra prospettiva, era anche un bene. No, era semplicemente già partito per la tangente. E chi lo fermava più ora.
    Forse solo il caldo asfissiante poteva. Si tolse la felpa - Qua fa troppo caldo. Non so te, ma io sto morendo. - disse, praticamente solo come scusa per alzarsi e andare a vedere di calare o spegnere il riscaldamento. Stare vicino a Rosaleen lo squilibrava pure mentalmente e quello non era un bene. Non al momento, almeno. - Sicura che non posso offrirti altro oltre che l'acqua? - chiese tornando indietro, ma restando in piedi, appoggiato allo schienale del divano.

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    Era stupendo. E si, intendo Markus. Insomma, aveva quell'aria fiera da poliziotto, ma al contempo da cucciolo che ti faceva quindi venir voglia di coccolarlo. Era una cosa stranissima in un ragazzo, ma era adorabile, a dir poco. Avevamo passato tanti piccoli momenti assieme in quel periodo. Per lo più ci beccavamo quando era in servizio, un paio di volte avevo finito di essermi persa solo per avere la scusa di chiamarlo in mio soccorso e poi, logicamente, qualche incontro per colazione o merenda, ma tutti momenti brevi di un'oretta al massimo. Ora, invece, potevamo passare più tempo assieme, in quella sua bella casetta, con Matisse chegironzolava.
    Non mi ero mai innamorata di nessuno. Davvero, avevo conosciuto molti ragazzi in Irlanda ma anche lì, all'università, eppure con Markus era scattato subito un non so che, qualcosa di estrem amente bello, speciale ed unico. Avevo dovuto parlarne con le mie coinquiline per capirci qualcosa e si, ero quasi sicura di essermi presa una cotta, o ero direttamente già innamorata, non sapevo con certezza, ma sapevo che avevo bisogno di stare più tempo con lui, mi mancava moltissimo non vederlo e poi ad ogni messaggio mi illuminavo, così mi avevano detto. Ma tornando a noi, vedendogli spostare un libro gli domandai cosa fosse e sorrisi Oh, ma hai una guida proprio qui li feci osservare, sorridendo Scherzi a parte, andrai in Irlanda? domandai curiosa e si, ero tentata di offrirmi per accompagnarlo, ma intanto dovevo indagare.
    Nel mentre ci eravamo accomodati sul divano e lo osservai quindi, anche se sembrava far sempre più caldo in quella stanza. Continuammo a parlare e commentai il fatto che fossi passata quel giorno, in cui la mattina aveva pulito casa Non volevo dirtelo così, ma in realtà sono una veggente esclamai, stavo recitando ovviamente, ma mi impegnavo anche per quei piccoli scherzetti, in fondo amavo recitare, ma non su cose importanti ovviamente.
    Bevvi un sorso di acqua, quindi ecco che gli scompigliai i capelli e beh, erano morbidissimi! Era un peccato togliere la mano, anche se lo feci per educazione. Oh esclamai sorridendi, prima di sentire quanto aggiunse Beh, ragazzo fortunato affermai, io dovevo applicare una maschera ai miei, non spesso una volta ogni due settimane, ma per una questione di.. secchezza con cambio d'aria e simili insomma, oltre che lo stress che in teoria avevo con scuola e teatro, cosa non vera, ma mai dire mai. Tornando a noi, Matisse nel frattempo si accoccolò in grempo a Markus ed era una scena tenerissima, davvero. Sentendo quanto disse il poliziotto sul gatto, sorrisi Ci credo, sei stato bravo affermai quindi, sorridendo Ma probabilmente sente che voglio bene agli animali e che un giorno li aiuterò esclamai sorridendo, coccolando il m icio, prim a di affrontare l'argomento teatro.
    Recuperai il biglietto che gli msotrai e sorrisi, ricambiando l'abbraccio inaspettato ma ben accetto, da parte di Markus. Quindi tornammo a sederci e mi chiese dei posti Sono liberi, ma tu sei in prima fila, essendo invitato da uno degli attori gli spiegai sorridendo. Cercò anche di strapaprmi di cosa parlava, ma non glielo dissi, era una sorpresa In tedesco, principalmente, ma il mio personaggio ha frasia sia in inglese che irlandese che francese risposi quindi. Si, avevo dovuto imparare giusto qualcosina di francese, nulla di che. Oh grazie, tra una cosa e l'altra pare che lo stia assorbendo abbastanza bene affermai, anche se sapevo che l'accento rimaneva. Alle sue parole arrossii leggermente Non ho intenzione di perderlo, tranquillo lo rassicurai quindi sorridendogli.
    Ed ecco che venne il suo turno di alzarsi, sebbene solo dopo aver levato la felpa Stavo notando la stessa cosa.. gli risposi, m entre andava ad abbassare l a temperatura credo. Alla sua domanda riflettei Non saprei, cosa mi offri? domandai quindi, in fon do se aveva qualcosa di specifico avrei anche potuto accettare. Intanto decisi di prendere in braccio Matisse ed alzarmi, giusto perchè così, eventualmente, avrei seguito Markus in cucina Ma com'è pesante Matisse dissi ridacchiando Però sei in forma eh piccino? Il papà è bravo, si.. affermai e si, era una sorta di deformazione professionale, ma mi ero accorta subito che era in salute perfetta..
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    Markus Mills-Brecht
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    Ah l'amour, cosa combinava al cervello delle persone era ancora un mistero per molti. Per esempio, nemmeno il più grande scienziato del Cosmo poteva capire cosa passasse per la testa di Tobias, ma nemmeno Markus scherzava. Ah no, era a pari livello del suo collega. Era potenzialmente una vittima della più pesante cotta che avesse mai preso. Ed era un adulto, poteva davvero ancora prendersi cotte come le ragazzine? Oh sì, eccome se poteva. Era successo. Così, con un irlandese giunta da poco in città. Era successo e non sapeva spiegarselo. Era successo ed era sempre su di giri quando ci pensava. Ed ora, che lei era lì a casa sua, il fatto che fosse su di giri lo doveva nascondere, almeno un minimo. Ah l'amour, cosa combinava ai cervelli della gente. Il suo, sembrava essersi dissolto. Le aveva detto di star leggendo una guida dell'Irlanda. La sua genialità... faceva cilecca. Le risposte della ragazza lo distrussero, nel senso che lo fecero sciogliere come un budino. Addio Markus, riposa in pace. - Lo so, ma sai, non volevo disturbarti chiedendoti della tua Terra. Magari poi ti rattristavi perché ti manca. - era scemo, lo sapeva. Ne era pienamente cosciente. E aveva avuto il coraggio di prendere per i fondelli Tobias, quando lui stava facendo la stessa identica figura di fesso. Doveva delle scuse al tedesco. - Mio zio mi ha proposto di andarci, ma non sono ancora molto sicuro di poterlo fare. Mi piacerebbe molto, davvero. Magari potrebbe capitare quando torni a casa e ci troviamo lì. - eccolo, eccolo mr simpatica che scherzava ma non scherzava. Che fosse una sorta di indiretto invito di andare in viaggio insieme? Stava correndo troppo, ma davvero troppo. Doveva zittire il cervello, ora.
    Conversazione divertente e un po' fuori dal comune. No, per loro no. Passarono da confessioni strane, dove Rosaleen doveva risultare una veggente fino ad arrivare ad accarezzamenti strategici di capelli. Lei che toccava i capelli di lui e si meravigliava della loro morbidezza. Un punto per Mark e per i suoi capelli. Cinquanta per Rosaleen e il suo essere così dannatamente dolce e affascinante. Qualcuno lo doveva salvare, a quel povero poliziotto. Ma non c'era nessuno che lo potesse fare. Il suo mayday era andato disperso chissà dove. Il gatto, la stupenda palla di pelo, fece da sviante naturale. Passati i discorsi capelli morbidi arrivarono a 'si vede che il gatto stravede per te'. Lui, comunque, le fece notare che Matisse sembrava essersi già affezionato a lei. Ed era strano per un gatto, di solito ci mette un po' più di tempo ad accettare la presenza di qualcun altro. Invece, quella palla di pelo aveva preso in simpatia Rosaleen praticamente subito. Bravo gatto, bravissimo. Markus approvava, sia il 'pensiero' del gatto, sia le parole dell'irlandese.
    Arrivò il biglietto che lei gli aveva già detto che avrebbe avuto, se voleva, al loro primissimo incontro. Certo che lo voleva, lo voleva eccome e fu meraviglioso sapere di essere in prima fila proprio perché invitato da uno degli attori. Ah, si sentiva fin troppo importante al momento e il suo sorriso tradiva fin troppo. Accidenti a lui. Chiese in che lingua fosse lo spettacolo e ne approfittò per complimentarsi con lei per gli enormi progressi che aveva fatto con il tedesco. Ah, aah no! Non lo poteva fare ancora! La ragazza arrossì nuovamente, lo vide, anche se di sfuggita. Lo vide e stava per restarci. Dio se era bella. Ma era meglio non scaldarsi troppo in quel momento. No, meglio alzarsi e calare quel dannato riscaldamento che lo faceva sentire sciolto peggio del ghiaccio dell'artico. Anche se sapeva perfettamente che non era solo il riscaldamento dell'appartamento il problema.
    Il fatto che le avesse chiesto se poteva offrirle qualcos'altro era anche per sapere cosa volesse. Ma la risposta di lei fu praticamente come non riceverla. Cosa poteva offrirle? Bella, bellissima domanda. Si guardò un po' attorno, verso la cucina. Dove l'aveva messa, era sicuro di averla portata in cucina. Forse era in frigo. - Ehm, oh sì. Mio zio mi ha portato una torta... hai voglia di una fetta accompagnata da un tè? - la buttò lì, anche perché non sapeva che altro offrire dato che aveva il frigo completamente vuoto, come anche la dispensa. Ecco cos'aveva scordato di fare, la spesa. Osservò l'irlandese mentre si prendeva in braccio il gattaccio e lo coccolava. - E' un ciccione, mangia come dieci cinghiali ed è comunque un fuscello di gatto. - commentò ridendo dando una veloce occhiata a quella palla nera. Mangiava tanto, ma restava comunque un gatto in forma. Matisse sapeva bene come tenersi in forma.

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    Mi stavo chiedendo: è davvero possibile innamorarsi di una persona che non si conosce moltissimo, nè da molto tempo anzi.. e in più la si vede solo per poco tempo? Probabilmente si. Insomma, spesso mi ritrovavo a pensare a cosa stesse facendo Markus mentre io ero a lezione o a teatro o anche semplicemente in salotto con le mie coinquiline. Ed era da ciò che avevo cominciato a farmi domande e poi farle a loro, perchè davvero, non sapendo cosa volesse dire, non capivo il perchè finissi col pensare a lui. Mi era perfino capitato di passare davanti ad una pasticceria e pensare seriamente di prendere qualcosa e portargliela, anche se sostanzialmente non conoscevo i suoi gusti e volevo conoscerli.
    Forse anche per questo alla fine, quel giorno, mi ero presentata lì. Per fortuna che Tobias mi aveva dato il suo indirizzo tra l'altro. Ma tornando a noi, forse speravo di capire cosa pensasse lui, forse era solo perchè volevo vederlo e parlargli per più di cinque minuti, ma la motivazione non era realmente importante ad essere onesti. Alla fine ero lì e tanto bastava. Vedendo che spostava un libro, gli chiesi cosa fosse e, sentendo che era una guida per l'Irlanda, sorrisi spontaneamente. Gli feci notare che aveva una guida vivente e, alle sue parole, lo osservai un momento Non avresti diturbato. Amo la mia terra e certo, mi manca, ma ci tornerò. dissi quindi no, non mi sarei certo rattristita anche perchè finito l'anno lì dovevo tornare per forza in Irlanda e laurearmi, si volevo laurearmi nella mia terra, dopodichè si sarebbe visto cosa avrei fatto ancora non lo sapevo.
    Gli chiesi se sarebbe andato in Irlanda, appunto, e alla sua risposta, lo ascoltai con attenzione. Sorrisi a quelle parole Oppure possiamo semplicemente fare in modo che casualmente coincida col mio rientro estivo così da trovarci casualmente sullo stesso volo.. dissi. Ok, ero messa davvero male se arrivavo a proporre quelle cose, ma non ci riuscivo a non farlo, specie perchè l'idea di volare assieme verso l'Irlanda mi piaceva troppo.
    Non molto dopo mi ritrovai a scompigliargli i capelli e scoprire che erano davvero morbidi, e beh era un peccato non accarezzarli diciamolo, ma mi costrinsi, giusto per non fare figuracce, almeno non con lui. Ed ecco che quell'adorabile felino andò a richiedere coccole e osservai che era in salute, si vedeva che veniva tirato su bene ed amato. Ricordandomi del biglietto, quindi, glielo porsi, dandogli giusto poche informazioni e rispondendo alle sue domande. Al suo complimento per il mio tedesco arrossii leggermente, ringraziandolo, quindi lo vidi alzarsi ed avvicinarsi al termostato, forse non ero l'unica ad avere caldo, ma lui poteva mettersi in maglietta io no, però potevo levare il coprispalle volendo, ma decisi di apsettare un po'. Mi alzai a mia volta, mentre lui mi chiese se volessi qualcosa e, sentendo la sua risposta sorrisi Assolutamente si esclamai quindi sorridendo e prendendo Matisse in braccio, commentando il suo peso. Sentendo quindi ciò che disse Markus ridacchiai Matisse non ascoltarlo, è solo invidioso gli dissi, facendogli i grattini sotto al musetto Comunque credimi, non è ciccione.. magari diminuire eventuali fuori pasto affermai, avvicinandomi così da non dover urlare o simili Che poi ti somiglia secondo me aggiunsi, senza dire in cosa, volevo vedere o, meglio, sentire, la sua interpretazione..
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    Markus Mills-Brecht
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    Stava diventando Tobias 2.0, si stava instupidendo in una maniera tale che non si riconosceva neanche. Ma, anche se la cosa poteva sembrare strana ai più, non gli dispiaceva. Dopo la brusca rottura con la ragazza precedente, si era sempre comportato da idiota, non teneva conto di nulla e dava peso a poco. Stando così tanto a contatto con Tobias, invece, aveva iniziato a notare certi cambiamenti nei suoi stessi comportamenti. Cose da poco, aveva pensato all'inizio. Ora, invece, le cose sembravano ben diverse. Ora, con Rosaleen in casa sua, davanti a lui, sbucata dal nulla, stava comprendendo davvero cosa fosse cambiato in lui. E non erano cose da nulla.
    L'Irlanda, ci aveva sognato spesso di andarci. Doveva andarci con i suoi genitori, per un loro concerto, qualche settimana dopo quel volo. Non ebbe mai tale opportunità dato che quell'aereo si era inabissato nell'Atlantico. E lui era finito in famiglie affidatarie in Inghilterra. E poi era arrivato suo zio che gli aveva proposto tale viaggio, anche più avanti se voleva. E lui non aveva saputo rispondere subito, ma tanto sapeva anche da solo che con suo zio non ci avrebbe messo piede sull'isola, altrimenti sarebbero rimasti bloccati al Temple Bar a far baldoria, già sapeva. Le parole della ragazza colpirono, in un certo senso. Si voltò verso di lei, osservandola per qualche secondo di troppo. Non se ne accorse nemmeno del tempo che aveva passato ad osservarla. - Lo so che ci tornerai. - disse con un sorrisetto, tranquillo a tratti. Quello, però, lui non l'aveva ancora messo in conto. Lei non era di Monaco, era lì solo per un anno. Poi se ne sarebbe tornata a casa e lui... ma perché doveva pensare così a lungo termine ora che non erano nemmeno all'inizio di qualcosa? Era stupido, davvero tanto stupido. E poi arrivò la stangata. Ma quant'era tenera l'irlandese. Le avrebbe anche dato un.. No, doveva liberare la mente da tali pensieri e concentrarsi sul discorso che stavano avendo. Su, Markus, ce la puoi fare. Ma era inutile, anche se cercava di prestare attenzione alla conversazione, ogni tanto la sua mente viaggiava. - Quel casualmente mi piace forse troppo, sai? Potrebbe capitare, chissà. - certo, "casualmente", ovviamente. Sarebbe successo in ogni caso. E lì, lo avrebbero arrestato per stalking. Ma quello, era un altro discorso. E meno male che riuscirono a cambiarlo anche facilmente. Infatti parlarono veramente di tante di quelle cose, che ormai non ricordava più da cos'erano partiti. Ed era quello il bello di stare in compagnia della sua piccola irlandese. 'Sua', insomma, non che fosse di sua proprietà, ma gli piaceva definirla così... soprattutto quando parlava con Tobias. Sì, era appurata la sua veloce degenerazione mentale. Si stava trasformando nel tedesco ad una velocità preoccupante. Forse l'avrebbe anche superato. E tutto per colpa di quella ragazza, quella a dir poco splendida irlandese.
    Irlandese che, quando arrossiva, faceva andare il giovane poliziotto all'altro mondo. Eh no, ma così non poteva farlo. Dov'era il macho-man che si divertiva tanto a decantare? Era morto, probabilmente. Toltosi la felpa e calato il riscaldamento – ora sì che si respirava, un po' – trovò cosa poter offrire a Rosaleen. - Perfetto. - disse semplicemente, con l'aggiunta di un sorrisetto, mentre metteva l'acqua a scaldare e tirava fuori due tazze, aggiungendoci i filtri del tè per poi tirare fuori la torta e servire due fette. Perfetto uomo di casa, circa.
    Osservò Rosaleen, perché non si stancava mai di osservare la ragazza, mentre si coccolava il gatto e rise alla sua risposta. - Cercherò di evitargli i fuori pasto, anche se non ne fa molti. - commentò ridendo, mentre versava l'acqua nelle tazze. Aspettò qualche minuto i filtri in infusione, sempre ascoltando la ragazza e poi, quando buttò i filtri e posò i tè sul tavolo, si fermò ad osservarla, quasi di sottecchi, ma sempre con un sorriso in agguato. - Cosa intendi con 'ti somiglia'? Sono un gatto e non me n'ero accorto? - chiese, facendo uscire quel sorriso più divertito che altro. No, niente. A stare serio proprio non ci riusciva. Si sedette di fronte alla ragazza dopo aver portato lo zucchero, il latte e due cucchiaini. - La torta è una normale torta cosiddetta margherita, con la crema dentro. Semplice e anche leggera, spero ti piaccia. Il tè, invece, è un Irish Breakfast, giusto perché volevo fare colpo sulla veggente che non sapevo sarebbe comparsa alla mia porta. - spiegò, scherzò, nemmeno lui sapeva che diavolo aveva per la testa in quel momento. Sapeva solo di aver parlato forse un po' – tanto – troppo e lo si era capito anche dal suo comportamento, da quel vago imbarazzo e quel suo impuntarsi sulla forchetta e la fetta di torta. Ma ormai il dado era stato lanciato, non poteva più nascondere la mano. E non lo voleva neanche fare. Se non si buttava ora, quando mai avrebbe potuto farlo?

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    Era bello quel lato di Mark, lo rendeva in qualche modo più.. vero. Insomma, spesso i ragazzi tendevano a dimostrarsi duri sempre e comunque, come se nulla li potesse sfiorare, cosa alquanto idiota diciamocelo. Ma tornando a noi, non sapevo a cosa pensasse ad essere sincera, e si mi sarebbe piaciuto saperlo, ma al contempo ero troppo contenta di aver preso la palla al balzo ed essermi presentata lì a casa sua. Dovevo essere uscita di senno, mai e poi mai avrei fatto una cosa simile, non senza un invito per giorno x alle ore y. Eppure si dice che l’amore fa fare cose che normalmente non si farebbero ed a quanto sembrava, era proprio così.
    Nonostante la mia improvvisata, sembrava tutto fuorché dispiaciuto e la cosa mi tranquillizzò. Tra una cosa e l’altra, arrivammo a parlare dell’Irlanda e del fatto che suo zio lo aveva invitato ad andarci assieme. E poi cominciai a pensare e gli feci notare che prima o poi, avrei fatto ritorno alla mia terra. Mi osservò a lungo, prima di commentare molto semplicemente. Eppure personalmente, mi chiedevo come avrei fatto. In fondo quando si fa un viaggio studio, non si mette certo in conto di potercisi innamorare no? Comunque sia, me ne uscii con una proposta. Non sapevo neppure come mi fosse venuto in mente, di certo avrebbe pensato chissà che cosa di me, eppure non mi importava, non del tutto. Ci volle un po’, ma cominciò a rispondere e sorrisi E che male c’è? domandai quindi. Nessuno poteva sapere che era calcolato, specie perché io, facendo teatro, ero abbastanza brava a fingermi sorpresa. E poi nella mia testolina senza speranze, c’era già tutta la scena od una bozza di essa.
    Non mi diede una risposta assoluta, e cambiammo discorso. E così arrivammo al punto che scoprii aveva della torta, inutile dire che accettai. Aveva pure abbassato il riscaldamento e si stava meglio tutto sommato. Tra una cosa e l’altra ecco che mi fece pure arrossire, in qualche modo. In realtà era colpa sua, che era così.. perfetto sotto il mio punto di vista. Intanto lo osservai mettere l’acqua sul fuoco e preparare due fette di torta Vivi da solo da molto? domandai, che si, magari stavo anche indagando in qualche modo.
    Questo prima di fare qualche osservazione sul micio, mentre lo coccolavo Oh bene affermai sorridendo quindi, specie quando feci quel commento. La sua risposta fu fantastica Esatto! affermai ridendo No, scherzi a parte. Siete entrambi teneri, lui è coccolone e credo che anche tu lo sia. Inoltre siete semplicemente adorabili gli spiegai, anche se si, lo avevo immaginato vestito da gatto. Ma sssh. Lo seguii quindi con lo sguardo, mentre si sedeva e così presi due cucchiaini di zucchero, che aggiunsi al thè, assieme ad un goccino di latte. Mentre mi spiegava che torta avevo dinnanzi Sicuramente mi piacerà affermai, sentendo poi che thè aveva preparato Beh, potresti esserci riuscito lo misi in “guardia” anche se di certo non per il thè, era un “di più”. Presi quindi un pezzetto di torta, che mangiai subito. Ero tentata di chiedergli se gli andasse di uscire, ma al contempo volevo tanto che me lo chiedesse lui, avrebbe avuto un significato totalmente diverso. Markus..? cominciai, sperando ardentemente che mi ponesse quella domanda prima che lo facessi io...
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    L'improvvisata dell'irlandese a casa sua stava per tramutarsi in definitiva morte dell'anglo-tedesco. Di gioia, probabilmente. Quella ragazza era davvero troppo. Aveva avuto davvero un'immensa fortuna averla trovata sperduta per la città. E lui era stato davvero un lupo ad accorrere in aiuto della pecorella smarrita. Ah, era fritto sotto ogni punto di vista. E se n'era reso davvero conto in quell'esatto momento, nel momento in cui se l'era trovata magnificamente davanti.
    Parlottarono un bel po', finendo a parlare di eventuali viaggi e di ritorni in patria e di casuali incontri che non erano poi così casuali. - Niente, appunto. - rispose ridendo leggermente alle parole di Rosaleen. Quella ragazza era comunque una bella volpe eh. E magari era anche quello uno degli aspetti che sembrava attirare l'attenzione del poliziotto.
    Cambiarono argomento, il riscaldamento fu abbassato e trovarono persino un momento per fare "merenda" con té e torta. Per quel giorno poteva fare anche uno strappo alla sua normale routine di té e biscotti con una buona fetta di torta. Mentre si prodigava di fare il té, la conversazione andava avanti tra domande e risposte. Andavano avanti un po' a caso ma non sembravano annoiarsi minimamente. - Non da molto, prima vivevo con mio zio. - rispose con tranquillità dopo aver finito di fare quello che stava facendo.
    Il soggetto principale degli ultimi discorsi, comunque, era il gatto. La sua adorabile palla di pelo che, a detta dell'irlandese, somigliava a lui. La riposta della ragazza lo fece ridere, veramente. L'adorava! Poi però arrivò quella spiegazione che lo bloccò per qualche secondo. Il sorriso divertito di prima divenne piano piano più dolce. Come doveva fare con lei? Come poteva fare con lei se parlava così. - Tu sei adorabile. - mormorò, fiondandosi sulla sua fetta di torta, cercando di appianare quell'imbarazzo che sentiva. Ah, era fregato.
    Certo che sembrava proprio intenzionato a tirarsi la zappa sui piedi. Eppure, non sembrava dispiacergli più di tanto questo suo modo diretto/indiretto di fare le cose. Rialzò lo sguardo sulla giovane a quella risposta. Che intendeva con "potresti esserci riuscito"? Che stava succedendo davvero in quell'appartamento? Perché continuava ad avere caldo con tutto che il riscaldamento era basso, molto basso? Perché si stava agitando?
    Aveva bisogno di aria, aveva bisogno di... - Ti va di uscire? - disse d'un tratto, praticamente in contemporanea a Rosaleen. Oddio, e questo com'era successo? Incrociò lo sguardo dell'irlandese e come poteva essere. Era davvero successo? Era davvero... bastava fare due più due, per quanto riguardava lui. Era completamente andato per l'irlandese, poteva anche essere palese a quel punto.
    Dopo un breve momento, rifece la domanda - Ti va di uscire con me, adesso? - come se ci fosse davvero stato bisogno di specificare. Ma aveva veramente ventisette anni o ne aveva dodici? No perché non si spiegava. Si era rimbecillito davvero così tanto? No, semplicemente voleva andare sul sicuro e voleva essere chiaro. Voleva uscire con Rosaleen e sperava davvero lei accettasse.

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    Ti chiedo ancora scusa per l'enorme assenza e conseguente ritardo...
    Devo ammettere che mi era mancato tantissimo ruolare con Mark e aiut sono bellissimi troppo *w*
     
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    Rosaleen Doherty
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    Non era da me fare quel genere di cose. Normalmente avrei telefonato per sapere se era in casa e.. mi sarei cambiata prima, ma avevo fatto quella pazzia, per qualche ragione. Non me ne pentivo, sia chiaro, solo che ero a disagio se vogliamo visto che non volevo che pensasse che fossi chissà che genere di persona. Volevo vederlo, tutto qui, ed ero contenta di aver fatto quella pazzia, altrimenti non lo avrei neppure visto con gli occhiali probabilmente.
    Parlammo molto, finalmente, e proposi anche un incontro non tanto casuale all'aeroporto direzione Irlanda. Alla sua risposta sorrisi Allora direi che possiamo avere un piano constatai. Certo ci sarebbe voluto ancora qualche tempo ma sarebbe stata fantastica una vacanza nella mia terra con Mark.
    Gli argomenti si susseguirono ed abbassò anche il riscaldamento, sebbene continuasse a sentire caldo. Beato lui che si era potuto liberare della maglia.. io dovevo rimanere così sostanzialmente.
    Avremmo fatto merenda con tea e torta, mentre lui preparava il tea io presi il gatto per fargli qualche coccola e continuammo a parlare di.. qualunque cosa ci venisse in mente a dire il vero. E.. preferivi abitare con lui o stai bene qui? chiesi. Tutto questo prima di decretare che il suo gatto gli somigliava. Lo sentii ridere e sorrisi, era stupendo e basta. Ero stracotta ormai ma non mi importava. Gli spiegai la ragione e vidi quel sorriso cambiare divenendo dolce, prima di consentirgli pronunciare quelle parole che mi fecero diventare un pomodoro.
    Mangiai un pezzetto di torta, dopo aver parlato ancora, e bevvi anche un sorso di tea, prima di provare a fargli capire che avrei voluto uscire con lui, ma senza doverglielo chiedere io, ecco. D'improvviso ecco che fece quella domanda e lo guardai. Avevamo parlato assieme ed era già bellissimo di suo, ma non ero certa di aver compreso. Per fortuna che ripetè.Mi farebbe molto piacere esclamai quindi sorridendo, ignorando il calore sul viso, ma mi aveva letto nella mente era la sola spiegazione Potremmo..fare un giro al parco? proposi avevo voglia di stare all'aria aperta anche perché sennò avrei avuto caldo peggio di quel momento probabilmente.
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